L’identità di Antonio D’Alfonso *

Egidio Marchese

 

emarchese@primus.ca

 

L’identità è al centro di tutte le opere di Antonio D’Alfonso – poesie, romanzi, saggi, film – e della sua stessa vita d’immigrante. Una identità diversificata: dal soggettivismo più personale ed intimo (sessuale), ad una dimensione più generale dell’io, in rapporto agli altri, la famiglia, il proprio gruppo etnico e la società multiculturale.

 

Il soggettivismo è una caratteristica della narrativa moderna e di D’Alfonso, dove la voce narrante è un io che si descrive, si confessa, si analizza e si cerca... Basta aprire per esempio Un vendredi du mois d’Août e si nota subito una costante ripetizione di “Je” (Je descends... J’embrasse Ada... Je lui dis: Je t’aime... Je me penche... Je fais semblant... Je lui chuchotte... Je préférais... Je recherche...) (47). Ma contrariamente al decadentismo di tanta narrativa soggettiva moderna (si veda per esempio Elisabetta Liguori, I nuovi decadenti), in D’Alfonso c’è una rigorosa integrità e una sconfessione (o revisione) dell’egotismo: “Can I write I and not be criticized for being an egotist?” / “Posso scrivere Io e non essere criticato di essere egotista?” (Where do I begin? in The Other Shore, 58).

 

Al soggettivismo di D’Alfonso si accompagna una continua ragionata analisi interiore, e insieme la difesa ostinata della propria identità. La quale, tuttavia, si trasforma ed evolve continuamente, specie in una società multi-etnica, in una maniera e forma che l’autore definisce “barocca”. Questo mondo ”psicologico e barocco” è pure quello di Robertson Davies, che definisce la sua poetica appunto di realismo psicologico e manierismo barocco (Novelist 139, World Conf. 282-84 e E. Marchese, La magia di Robertson Davies). L’identità è pure il fine dell’analisi psicologica di Davies: il protagonista di Fifth Business, per esempio, cede a una seduzione sessuale grottesca, per conoscere meglio sé stesso (secondo la psicoanalisi di C. G. Junge che ispira l’autore); mentre il protagonista di World of Wonders è cresciuto senza identità, prima dentro una statua di legno per spettacoli di magia e poi a teatro come “doppio” di un altro personaggio. L’identità di una persona è definita da D’Alfonso – come in Davies - una presa di coscienza di sé (Fabrizio Notte va pure dallo psichiatra), precisamente: “the conscious expression of his or her unconscious” / “l’espressione conscia del suo inconscio”. (In Italics, 12-13).

 

Questa mappa soggettiva dell’anima moderna frantumata e barocca, l’io in fieri che si trasforma perdendo e ritrovando il proprio centro, si trova  nelle varie parti di The Other Shore: L’uomo solo. Beyond my limits. Guglionesi [paese d’origine]. Romamor [amore di Roma]. To criticize oneself. Six. Il Nuovo Barocco. La ricerca d’identità (“explain where I come from, where I wish to go, who I am.” / “spiegare da dove vengo, dove voglio andare, chi sono”, La passione 188) è enunciata con una certa ossessione nei martellanti interrogativi della prosa poetica Where do I begin? citata sopra. Seguono nello stesso volume i temi del ritorno alle radici, il retaggio, l’emigrazione, il linguaggio propri dell’identità (To maintain Your Identity, The Loss of a Culture, The Family ecc.), inclusa la poesia Babel  di un confuso e ibrido arricchimento culturale barocco:

 

Nativo di Montréal / élevé comme Québécois / forced to learn the tongue of power / viví en Mexico como alternativa / figlio del sole e della campagna / par les franc-parleurs aimé / finding thousands like me suffering / me casé y devorcé en tierra fria / nipote di Guglionesi / parlant politique malgré moi / steeled in the school of Old Aquinas / queriendo luchar con mis amigos latinos / Dio where shall I be demain / (trop vif) qué puedo saber yo / spero che la terra be mine. (57)

 

Una caratteristica moderna delle opere letterarie di D’Alfonso è l’ibrido tra poesia, narrativa e saggio. Già Milan Kundera mescola sé stesso coi suoi personaggi, mescola ragionamenti filosofici con la storia del romanzo, e discute anche ne L’art du roman di scrittori che tendono a “mobiliser sur le base du récit [corsivo mio] tout le moyens, rationnels et irrationnels, et meditatifs, susceptibles d’éclairer l’être de l’homme; de faire du roman la suprême synthèse intellectuelle.” (27). Anche il protagonista di Fabrizio’s Passion aspira a realizzare un’opera che abbia la stessa dignità artistica di un “récit barocco” e precisa il significato del genere récit, come qualcosa che “sta a metà” tra novel (romanzo, roman) e short story (novella, nouvelle), concludendo: “my récit will take on the form of a novel, or a film” / “il mio récit assumerà le spoglie di una novella o di un film” (Fabrizio’s, 188): precisamente un “récit barocco”.

 

La tradizionale narrativa in D’Alfonso è frantumata in storie di poca continuità temporale o spaziale, stati d’animo, situazioni, immagini mescolate a ragionamenti, riflessioni o visioni oniriche, e spesso il récit diventa una prosa poetica. Fabrizio Notte predilige un récit autobiographique o una lettura di ricerche e di saggi. Lo vediamo leggere anche le teorie biologiche di Sperm Wars (Un vendredi, 48), per cui all’ibrido di prosa, poesia e saggio del récit si aggiunge anche la scienza.

 

Il pensiero e l’immaginazione sono le caratteristiche distinte della filosofia e della poesia, tuttavia Jorge Luis Borges descrive la sua poesia come una “poesia intellettuale” e precisa: “L’espressione è quasi un ossimoro; l’intelletto (la veglia) pensa mediante astrazioni, la poesia (il sogno) mediante immagini, miti o favole. La poesia intellettuale deve intrecciare gradevolmente (debe entretejer gratamente) questi due processi.” (La cifra, 13). Robertson Davies vede tre livelli in un romanzo: la storia raccontata, le verità della parabola del racconto, le rivelazioni ultime più profonde (World, Conf., 281). Nel récit di D’Alfonso si riduce il livello della storia, e si arriva direttamente all’essenza del discorso, ch’è la parabola del suo essere “pilgrim” alla ricerca di sé, la “rivelazione” della sua identità. Egli usa insieme varie forme letterarie e linguistiche (“la suprême synthèse intellectuel” di Kundera e lo entretejer gratamente di Borges) ibridamente in maniera barocca.

 

Il “nuovo barocco” di D’Alfonso (diffuso in Canada dal 1975 in poi, dopo quello storico dal 1580 al 1759) è trattato nell’ultima parte di The Other Shore, e si rifà alla definizione di Marshall McLuhan: “Baroque art and poetry sought to unify disparate facets and experiences by directing attention to the moment of change” / “L’arte e la poesia del Barocco miravano a unificare disparati aspetti ed esperienze col dirigere l’attenzione al momento di trasformazione.” (McLuhan, Through the Vanishing Point). (150). Il Barocco ha tante forme in cui si manifesta, con connotazioni negative e positive: esuberanza, eccessi, illusionismi,  melanconia, retorica, stravaganza, magie metaforiche, il contrappunto, l’assurdo comico e il riso, ecc. Robertson Davies trova l’ispirazione del suo barocco nel Bronzino, particolarmente nell’Allegoria dell’Amore (Art Gallery di Londra), dove solo il Manierismo barocco può “unificare disparati aspetti ed esperienze” (a ripetere le parole di McLuhan) come l’amore incestuoso di Venere col proprio figlio, la gelosia rabbiosa, la frode di una fanciulla col viso delicato e le zampe di leone e la coda di drago, ecc. (World, Conf. 282-84). Circa il Barocco D’Alfonso si sofferma maggiormente, oltre all’aspetto dell’ibrido,  al “momento della trasformazione” segnalato da McLuhan, il momento cruciale in cui ogni identità si trova criticamente sospesa, insieme negata e riaffermata allo stesso momento. D’Alfonso scrive: “The ‘moment of change”: when one becomes another. The action fixed, the verb metamorphosing into a noun.” / “Il ‘momento della trasformazione’: quando uno diventa un altro. L’azione fissata, il verbo che si muta in nome.” (Other Shores, 155).

 

Una intelligente analisi del barocco in D’Alfonso è fatta da Lianne Moyes, docente all’Université de Montréal, nell’articolo Global Baroque: Antonio D’Alfonso’s Fabrizio’s Passion, dove si coglie particolarmente il moment of change in varie circostanze. Una foto dei genitori di Fabrizio mostra la loro espressione, al momento della partenza per il Canada, sospesa, tra il paese che lasciano indietro e quello nuovo davanti. Le cinque cicatrici di Fabrizio segnano nel suo corpo dei momenti cruciali di trasformazione della sua vita e identità: due ferite avvenute in casa simbolizzano il suo distacco dalla famiglia, tre ferite segnano il suo approssimarsi alla nuova vita e identità canadese. Pure molto interessante è l’articolo di Licia Canton Fabrizio’s Confusion: The Risks and Pleasures of Revised Translation, in cui si mostra la confusione ed ambiguità che emerge dal confronto delle due versioni originali, francese ed inglese, di La passione di Fabrizio. Anche le ambiguità  possono essere una forma del barocco, ma le motivazioni sono varie come vengono segnalate dalla Canton. Joseph Pivato, nel suo importante articolo The Other as Double: Italo-Quebecois Writers, applica la teoria del doppio all’analisi di vari scrittori del Quebec, fra cui in  particolare Antonio D’Alfonso, la cui identità è duplice – italiana e canadese – due entità che coesistono in armonia o in conflitto, a integrarsi o distruggersi. Inoltre è importante la critica di Pasquale Verdicchio che, oltre a Un’investigazione sull’identità e lo spaesamento (Prefazione a La passione di Fabrizio), è co-autore insiene a D’Alfonso di Duologue. On Culture and Identity, una loro conversazione su temi e iniziative culturali. I due autori criticano entrambi appassionatamente il concetto del nazionalismo territoriale ch’è la negazione di una vera cultura, spontanea e libera.

 

La libertà è lo spirito che anima l’opera di D’Alfonso. Ogni identità, sia individuale che collettiva, per essere genuina deve essere libera. Altrimenti è falsa, stereotipata, statica, imposta, nazionalistica, cioè non identità. All’inizio di Un vendredi du mois d’Août si trova subito il rapporto del protagonista con la moglie, alla guisa di ogni altro rapporto sociale, dell’io con un altro, di altri con altri, specie di differenti etnie. Fabrizio ed Ada, marito e moglie, sono diversi, lui ride lei s’infuria, lei cova la rabbia e lui au contraire reagisce subito, insomma “nous nous bâtonnons, sans bâtons évidemment”. Non valgono in ogni caso i rimedi imposti dall’alto: “pas ces semblants d’arrimages d’échanger protocolaires et subjectifs dont l’aboutissement est soi-disant bénéfique au couple.” (10). Neppure vale la pena di mescolare l’amore con la psicoanalisi. Nei contrasti familiari (come in quelli etnici o razziali) “On doit pouvoir aimer son compagnon pour ce qui’il est.” (11). Quindi il rifiuto dell’imposizione, del non rispetto altrui come nell’assimilazione forzata degli immigranti: “Imaginez signer un contrat avec quelqu’un pour ce qui’il doit être”. Come nel rapporto familiare: “De quel droit puis-je contraindre la femme aimée à changer?” (11).

 

In tempi di crisi e trasformazioni personali e sociali (in Sudafrica prima e dopo l’apartheid o in società multi-etniche d’immigrazione) è facile cadere in “fenomeni morbosi più svariati” come scrive Gramsci nella citazione riportata nel frontespizio del romanzo July's People di Nadine Gordimer: "The old is dying and the new cannot be born; in this interregnum there arises a great diversity of morbid symptoms." Prison Notebooks. / Nell’originale: La crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”: Quaderni dal Carcere 3, § 34.

 

Citiamo Gramsci a proposito del “moment of change”, per mettere in rilievo la posizione di D’Alfonso fortemente contraria ad ogni forma di fascismo e di decadenza. Il suo volume In Italics. In Defense of Ethnicity è una raccolta di testi, articoli, saggi, conferenze e interviste che l’autore ha scritto nell’arco di una ventina d’anni. Una gran parte della sua vita, dunque, dedicata alla difesa dell’individuo e di ogni gruppo etnico; alla proclamazione del diritto degli immigrati alla loro identità e libertà, contro ogni forma di oppressione e imposizione fascista di una identità nazionalistica loro estranea, attraverso la tradizionale politica forzata americana e québécoise dell’assimilazione detta anche melting pot. Un notevole contributo a questa causa è stata pure l’attività della sua casa editrice Guernica Editions fondata nel 1978.

 

La libertà è inalienabile come la nostra stessa identità. Abbiamo il diritto e il dovere di essere quello che siamo. Alla base di tutto c’è il rapporto dell’io con se stesso e gli altri. “Il mio supplizio / è quando / non mi credo / in armonia” diceva Ungaretti. D’Alfonso conosce il supplizio ungarettiano e i gramsciani “fenomeni morbosi più svariati” dell’immigrato con una  identità confusa e straziata.

 

In The Other Shores troviamo orride espressioni dello stato degli immigrati: “Emigration is my people’s concentration camp” / “L’emigrazione è il campo di concentramento della mia gente” e anche “il vero divorzio è l’emigrazione.” (66). Anche gli antenati traditi nell’oblio si vendicano: “You forget the past but the past will not forget you. [...] it will be your ancestors who will shoot you from behind.” / “Hai dimenticato il passato, ma il passato non dimenticherà te [...] saranno i tuoi ancestri che ti spareranno da dietro” (60). E ancora: “There will never be a promised land. / There will never be dreams sitting, / beside you, holding your hands, in the subway car. / [...] You will see / blood everywhere and you will eat it.” / “Non ci sarà mai una terra promessa / Non ci saranno mai sogni seduti / accanto a te, tenendoti le mani, nel vagone della metropolitana. [...] Vedrai sangue / dappertutto e lo mangerai” (19). E ancora, un uomo “to be bought” / “in vendita”: “How much are you asking for him? His dues: a woman’s self-smothering orgasm? A man’s torn sphincter?” /  Quanto chiedi per lui? Il suo compenso: l’orgasmo auto-soffocante di una donna? Lo sfintere lacerato di un uomo?” (31). Verdicchio vede nell’immigrazione i problemi della “Questione Meridionale” di Gramsci (ch’egli ha pure tradotto in inglese) aggravati all’estero (Devils in Paradise).

 

Ma D’Alfonso è pure ispirato dall’amore, e la vita è anche una festa. “A feast of mobility. This is why they invented emigration. [...] No sad faces, only trees turning greener.” / “Una festa di mobilità. È per questo che hanno inventato l’emigrazione. [...] Nessuna faccia triste, solo alberi che diventano più verdi.” (97). Nonostante l’angoscia e tutti i soprusi contro gli immigranti, Antonio D’Alfonso accanto al suo nome firma in italiano: “Amore” (“I sign Amore”) (86). E ancora: “Our love: a going towards the known, beyond the known.” /  “Il nostro amore: un andare verso il conosciuto, aldilà del conosciuto.” (93). E ancora: “We who were nothing have learned to became international lovers.” /  Noi che non eravamo niente abbiamo imparato a diventare amanti internazionali.” (98).

 

L’identità di D’Alfonso ispirata alla libertà e all’amore è una conquista e una lotta continua, come la vita stessa in movimento: a “feast of mobility.”  Egli vive e s’inebria al centro dell’azione (15), in cui si realizza e si riconosce. Nulla di pre-fissato: “No linearity in experience or identity, only an awareness. The more I look ahead, the more I look inside. This is my geography.” / “Nessuna linearità in esperienza e identità, solamente una presa di coscienza.  Più guardo avanti e più guardo dentro di me. Questa è la mia geografia” (64). Fabrizio Notte riafferma la propria identità continuamente fra la gente: “Je suis infatigablement présent aux autres. La rencontre des gens est la manifestation glorieuse de sa présence au monde. Sans présence tout est perdu. […] il s’agit de prononcer ‘présent’.” (Un vendredi 32).

 

 

Bibliografia

 

Antonio D’alfonso

-  The Other Shore (prose and poems, Guernica Editions, Toronto,1986, 1988)

-  Fabrizio’ Passion, Guernica, Toronto (1995) 2002; (Ed. francese Avril ou l’anti-passion, VLB, Montreal 1990. Ed. italiana La passione di Fabrizio. Traduzione di Antonello Lombardi, Iannone Editore, Isernia, 2002.)

-  In Italics: In Defense of Ethnicity (essays, Guernica, Toronto,1996) 1-55071-016-8          Il volume sarà presto pubblicato in Italia, col titolo: Cursivi italici, presso Cosmo Iannone Editore, Isernia.
-  Introduzione a In Italics cit.
http://www.bibliosofia.net/files/Antonio_D_Alfonso___Introduzione.htm

-  In Difesa dell’Etnicità in In Italics cit. http://www.bibliosofia.net/files/Antonio_D_Alfonso___In_difesa_dell_etnicit_.htm

-  Un vendredi du mois d’Août (Lémeac éditear inc., Montréal, 2004)

-  Antonio D'Alfonso's Official Website (http://www.antonio-dalfonso.com)

-  Guernica Editions (http://www.guernicaeditions.com)

Antonio D’Alfonso e Pasquale Verdicchio

-  Duologue. On Culture and Identity (Guernica Editions, Toronto, 1998) 

Borges, Jorge Luis

-  La cifra (Mondadori, Milano, 1981)

Canton, Licia

-  Fabrizio’s Confusion: The Risks and Pleasures of Revised Translation, The Toronto Review of Contemporary Writing Abroad, 16, 3 (Summer, 1998) (http://www.athabascau.ca/writers/fabrizio.html)

Davies, Robertson

- The Novelist and Magic / Letteratura e Magia, conferenza dell' 8 novembre 1989 all'Università di Torontoin R. Davies, The Merry Heart. Selections 1980-1995, Penguin Canada, 1996).

- World of  Wonders conferenza del 14 e 19 giugno 1992, all'Avon Theatre, ibidem.

Kundera, Milan

-  L’art du roman (Gallimard, 1986)

Liguori, Elisabetta

-  I decadenti (http://www.bibliosofia.net/files/decadenti.htm)

Marchese, Egidio 

-  La magia di Robertson Davies (http://www.bibliosofia.net/files/RDavies.htm)

Moyes, Lianne

- Global Baroque: Antonio D’Alfonso’s Fabrizio’s Passion.” In Canada and Globalization. eds. A. Rizzardi & A. Dotoli. Bologna, 2001 (http://www.athabascau.ca/writers/barocque.html)

Pivato, Joseph

-  The Other as Double: Italo-Quebecois Writers, in New Literatures Review, 23 ( Australia, 1992) e in Echo. Essays on Other Literatures, Guernica, 2003.

Verdicchio, Pasquale

-  Un’investigazione sull’identità e lo spaesamento, Prefazione a A. D’Alfonso, La passione di Fabrizio cit.  (http://www.bibliosofia.net/files/Antonio_D_Alfonso___Introduzione.htm)

-  Devils in Paradise. Writing on Post-Emigrant Cultures, Guernica, 1997.

Verdicchio, Pasquale e D’Alfonso Antonio

-  Duologue. On Culture and Identity (Guernica Editions, Toronto, 1998)

 

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* Questo articolo apparirà tradotto in inglese col titolo Antonio D’Alfonso’s Identity nel volume di Licia Canton Antonio D’Alfonso: Essays on his Work  (2006).

 

 

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