Appena finito il campionato mondiale di calcio ho scritto a un’amica quest’e-mail intitolata Si perde anche quando si vince?

“Avrai sentito della campagna offensiva della stampa tedesca contro la squadra italiana alla vigilia della gara. Quando i nostri poi avevano il pallone era un continuo di fischi e boati, e applausi per i tedeschi. La rivalità è comprensibile, ognuno sostiene la propria squadra con spirito agonistico. Ma abbiamo vendicato le offese e le critiche battendo la Germania, non con un gol ma con due. Alla finale Italia-Francia abbiamo vinto il campionato. Ma rivedendo la partita, ho notato la stessa cosa, fischi e buuuhh! contro gli italiani e applausi per i francesi. Non credo che nello stadio tedesco ci fossero più francesi di italiani, lo spirito contro gli italiani doveva essere generale. Anche quando alla fine abbiamo vinto tutto. Non c'è modo di riscattarci neanche quando si vince tutto?...”

Il giorno dopo, 12 luglio, leggo sul “Corriere Canadese” l’articolo di Angelo Persichilli: È proprio vero: nun ce vonno stà, e il giorno dopo La Testata di Zizou non ha attenuanti e il giorno dopo ancora Il Toronto Star chiede scusa: prendiamo atto.  Infine, il 21 luglio: Ma è proprio tutta colpa loro? *  Va da sé che non è qui in discussione solo una questione di calcio. Bravo Persichilli.  (e.m.)

 

 

È proprio vero: nun ce vonno stà

Angelo Persichilli

persichilli@corriere.com

 

Articolo pubblicato il: 2006-07-12

A Roma direbbero “E nun ce vonno stà!” e tutto finirebbe con una pizza a Trastevere e con qualche coro di sfottò ai membri della squadra perdente. In fin dei conti si tratta di un gioco.

Tra i nostri colleghi della carta stampata di lingua inglese non è invece così e qualcuno presto avrà problemi di salute. Che so, un attacco di bile, potrebbero cedere le coronarie, un esaurimento nervoso.

Se posso dare loro un consiglio, è meglio che se ne facciano una ragione: il soccer, come lo chiamano loro, è lo sport più popolare del pianeta e l’Italia è campione del mondo! Quello che hanno visto sui teleschermi domenica scorsa è TUTTO VERO, l’hanno visto un miliardo di persone in tutto il mondo e quindi che la smettano di mangiarsi le mani, altrimenti presto ne rimarranno senza dita.

Le dita più in pericolo sono quelle dei giornalisti del Toronto Star che non perdono occasione per individuare ogni volta il pelo nell’uovo, ricorrere anche alle volgarità e criticare tutto ciò che coinvolge l’Italia ed i canadesi di origine italiana.

Volete sapere l’ultima? Nella edizione di ieri hanno pubblicato una foto con l’immondizia su St. Clair alla fine delle celebrazioni.

Pensate un po': centinaia di migliaia di persone senza nessuna rissa, senza ubriachi, ma solo canti e balli. Contrariamente ad altre celebrazioni sportive cui loro sono abituati, l'ultima si è registrata in occasione della Stanley Cup, vinta tra l'altro dagli americani, tutto si è svolto con calma e civiltà. Invece di mettere in risalto questo aspetto positivo, cosa fanno i mangiadita del Toronto Star? Hanno pubblicato una foto con un mucchietto di immondizie.

Se avessero avuto l'accortezza di riportare i fatti, cosa che non fanno spesso, avrebbero scritto che la ragione per cui c'era tutta quell'immondizia per terra era dovuta al fatto che tutti i secchi per la raccolta dei rifiuti erano pieni.A proposito di spazzatura, avete visto come hanno trattato il gestaccio di Zinadine Zidane?
Invece di condannare l'aggressione fisica di fronte a un miliardo di persone, si sono scatenati nella ricerca di indizi per giustificarlo

Come al solito i giornalisti dello Star trascurano i fatti e si mettono alla ricerca di elementi per giustificare le loro opinioni.

Rimaniamo sui fatti, ragazzi. Ed essi sono alquanto evidenti.

Primo, Zidane ha aggredito fisicamente Materazzi.

Secondo, il francese è noto per i suoi scoppi di ira e già una volta aveva attaccato a testate in faccia un suo avversario quando era alla Juventus.

Conclusione: Zinadine Zidane si è comportato da teppista; un fuoriclasse, certo, ma un fuoriclasse teppista. Francesco Totti, dopo avere subito per una intera partita le aggressioni fisiche degli avversari agli ultimi campionati europei, sputò in faccia ad un giocatore: fu condannato senza riserve da tutti, anche dagli italiani.

Non so cosa Marco Materazzi abbia potuto dire a Zidane. Il giocatore italiano non è un santo e cosa avrà detto a Zidane verrà accertato. Ma questo non toglie nulla al gestaccio di Zidane che va comunque e irrevocabilmente condannato.

Ma è inutile parlare di logica ai colleghi di lingua inglese troppo preoccupati per l'exploit degli "Azzurri". Già erano al limite della pazienza con l'avanzata di Joe Volpe nella corsa per la leadership liberale, ora ci si mettono anche gli Azzurri campioni del mondo!

Cosa possiamo dire? Una cosa sola: ...E nun ce vonno stà!...E nun ce vonno stà!...E nun ce vonno stà!

 

 

LA TESTATA di Zizou non ha attenuanti

Di Angelo Persichilli

Articolo pubblicato il: 2006-07-13

Quando credi che il Toronto Star abbia toccata il fondo, se ne inventa un'altra per smentirti.

Dopo lo squallido articolo pieno di parolacce e di sesso pubblicato la scorsa settimana, dopo la vignetta nella quale si vedeva un cantiere edile vuoto perché gli operai erano più interessati a guardare la finale Italia-Francia (alla faccia della lotta agli stereotipi ed al multiculturalismo) e, nel frattempo, alcuni articoli e vignette contro la candidatura di Joe Volpe alla leadership liberale, ecco che arriva un altro brillante commento a firma di Chatal Kelly. Il titolo la dice tutta: "Zizou: ancora una superstar"; ed il sottotitolo: "Almeno si è comportato da uomo, senza viscidi attacchi". Nell'articolo si invita a "considerare l'accaduto con calma". Dobbiamo quindi arguire che le affermazioni non sono state fatte in un momento di sconforto o di rabbia, ma sono ragionate. E ciò rende il contenuto dell'articolo molto più preoccupante.

Riferendosi al gestaccio di Zidane scrive che "non è stato vergognoso", né "un modo brutto per concludere una carriera" oppure "un'ombra sulla partita". Il giornalista scrive che il gesto era "comprensibile, scusabile e, sotto certi aspetti bizzarri, anche da ammirare". La storia scritta da questo individuo è più vergognosa dello stesso gesto di Zidane in quanto esalta un atto violento e, indirettamente, invita milioni di bambini che hanno visto la partita e sono coinvolti in attività sportive a reagire in modo violento alle provocazioni. L'articolo fa capire che le reazioni dettate dalla rabbia sono giustificate se sei provocato; quindi è tutto normale quando uno, invece di ricorrere ai regolamenti, si fa giustizia con le sue mani. Noi, canadesi di origine italiana ed italiani in generale, siamo di diverso avviso. E lo abbiamo provato con i fatti.

Ad esempio sono sfuggiti all'attenzione del signor Kelly, gli insulti che certa stampa tedesca ha scaricato sull'Italia, gli italiani ed i giocatori alla vigilia della partita di semifinale tra l'Italia e la Germania. Ci hanno definito parassiti, incapaci, truffaldini, disonesti e vigliacchi. Dopo la sconfitta di Dortmund hanno scritto che la Mafia (e poteva mancare?) era arrivata in finale.

Se il signor Kelly non considera questa una provocazione vuol dire che condivide le opinioni di certa stampa tedesca. Continuo a commentare il suo articolo partendo dal presupposto che non condivida queste bestialità, altrimenti non credo che ci sarebbe più bisogno di provare la sua faziosità.

Se gli italiani avessero usato lo stesso criterio da lui difeso, avrebbero dovuto assaltare le redazioni dei giornali tedeschi in questione e distribuire testate a dritta e a manca. Tra l'altro, i giornali tedeschi, sempre usando i criteri del signor Kelly, sono stati diretti nelle loro accuse contro gli italiani, senza ricorrere ai subdoli sotto intesi e trucchi di giornalismo di quattro soldi per offendere senza assumersene la paternità. Infatti i tedeschi hanno chiesto scusa assumendosi le loro responsabilità.

I giocatori italiani, contrariamente a Zidane, hanno pensato di usare la testa in altro modo: hanno sconfitto i tedeschi sul campo, in casa loro, lasciandoli guardare la finale in televisione.

Il signor Kelly dovrebbe essere a conoscenza delle "provocazioni" verbali che sono, purtroppo, praticate in tutti gli sport, dal basket, all'hockey, al baseball e così via; sono da condannare in qualsiasi forma, Paese o disciplina sportiva; ma certamente la violenza non è il modo migliore con cui un Paese civile affronta tale problema.

Ma non è solo lo sport. Basta guardare la politica. Gli insulti che si scambiano durante il Question Period ed il modo in cui molti giornalisti scrivono di alcuni politici: frasi offensive al limite della decenza e, a volte, della legalità. L'on. Joe Volpe è stato definito in un programma televisivo un "pedofilo".

Se tutti i politici decidessero di adottare i criteri di Kelly ogni volta che montagne di m... viene riversata su di loro, credo che pochi giornalisti potrebbero continuare a camminare senza ricorrere all'aiuto del bastone.

Giustificare la violenza come reazione alle provocazioni significherebbe giustificare il "road rage", significherebbe tornare alla legge della giungla. L'azione di Zidane dovrebbe essere condannata senza reserve, È stato ed è un grande campione, ma proprio per questo egli avrebbe dovuto comportarsi in modo diverso, essendo l'eroe per milioni di bambini pronti ad emularlo. Zidane avrebbe dovuto capire che è un campione quando gioca con i piedi e ragiona con la testa. Non quando avviene il contrario, quando ha voluto giocare con la testa e ragionare con i piedi.

Tutti ricordano lo sputo di Totti ai campionati europei. Fu condannato da tutti nonostante le riprese mostrassero quanto fosse stato provocato non solo a parole, ma anche con calci continui ogni volta che toccava la palla. Tutti condannammo e anche il Toronto Star quando parlò della "punizione per la disgustosa condotta antisportiva" (Chris Young, il 19 Giugno 2004 sul Toronto Star, pagina E.02). In due anni le cose sono cambiate ovviamente e, dopo avere fatto ricorso agli articoli pornografici e l'esaltazione di atti di violenza, mi chiedo quanto in basso un giornale sia disposto a scendere pur di vendere qualche copia in più.

 

 

IL Toronto Star chiede scusa: prendiamo atto

Di Angelo Persichilli

Articolo pubblicato il: 2006-07-14

Il Toronto Star è stato costretto a chiedere pubblicamente scusa per la pubblicazione di un articolo pieno di parolacce in lingua italiana apparso nell'edizione di domenica scorsa. Si tratta di un minuscolo trafiletto di pochissime righe intruppato tra le notiziole di pagina due. In esso si cerca di far passare il tutto come un errore.

Si scrive infatti che chi l'ha pubblicato non sapeva il significato della parola sotto accusa.

Si tratta ovviamente di una scusa puerile in quanto il significato era spiegato, usando parole in lingua inglese più decenti, proprio nello stesso articolo pubblicato.

Se si accetta quindi la buona fede dei responsabili del giornale, significa che allo Star mettono in pagina articoli senza leggerli. Il che non depone bene per i responsabili di quello che si definisce il più grosso giornale del Canada.

Soprattutto quello che, sempre secondo loro, è il giornale più sensibile di fronte alle diversità culturali di questo Paese. Inoltre indirizzano le scuse ai loro lettori. Noi crediamo che questo non sia sufficiente in quanto la pubblicazione di quell'articolo ha offeso non solo i loro lettori, ma anche la comunità italocanadese, tutti coloro che capiscono la lingua italiana e tutte le donne in generale.

Scuse quindi insufficienti dal punto di vista del contenuto oltre che di impaginazione.

Spetta alla comunità e ad ogni italocanadese decidere se accettarle o meno. Noi ci limitiamo a prenderne atto.

Il comportamento del Toronto Star contro la comunità ha una storia molto lunga, sottile e costante. È fatta di vignette offensive, di ricerca in continuazione del negativo da sparare in prima pagina, di scegliere sempre la frase più negativa per rappresentare un avvenimento che riguarda la nostra comunità. E non dimentichiamo Julian Fantino e ciò che scrivono sull'amministrazione di Vaughan. Prendiamo atto delle scuse, ma il libro rimane aperto.

 

 

Ma è proprio tutta colpa loro?

Di Angelo Persichilli

Articolo pubblicato il: 2006-07-21

La sentenza sul caso Zidane-Materazzi ha messo in risalto molte cose. In primo luogo che la giustizia sportiva è più elastica di quella civile, che già di per sé, quanto ad elasticità, non è seconda a nessuno.

Le ripercussioni di questa sentenza sul calcio mondiale saranno pesanti e pericolose. Si giustifica il fallo di reazione dando un indiretto appoggio morale a chi ricorre alla violenza per farsi giustizia da sé. Più guardo il filmato di quella cattiva testata, più mi si rivolta lo stomaco.

Ma non è di questo che voglio parlare in quanto sono cose talmente ovvie che cercando di spiegarle ulteriormente si offende l'intelligenza di chi legge. Vorrei invece spendere qualche parola sul perché di questa sentenza. Se è così assurda come diciamo, perché la Fifa (ed in questo caso l'acronimo mi sembra proprio azzeccato) ha preso una decisione simile?

La risposta immediata è che sono contro l'Italia! Una risposta semplice ma anche sbrigativa. Certo, c'è del vero in questo, ma razionalizzare tale decisione solo con questa risposta, significherebbe fare gli struzzi. Sarebbe un atto di presunzione pensare che l'Inghilterra, la Francia ed altri Paesi abbiano una sola agenda: danneggiare l'Italia e gli italiani perché crediamo di essere i più belli ed i più bravi.

Se la Francia ha deciso di difendere ad oltranza Zidane, non lo ha fatto perché voleva sminuire la nostra Coppa del Mondo; credo che il motivo principale non abbia niente a che fare con l'Italia, ma con le caratteristiche tipiche dei francesi che difendono in altro modo la loro cultura, la loro bandiera e, in questo caso, i loro giocatori. Quando, a cominciare dal presidente Chirac, si sentono attaccati nel loro orgoglio, reagiscono in modo deciso, forse anche irrazionale, ma reagiscono.

Quando Francesco Totti sputò in faccia ad un avversario e fu espulso, il nostro "Pupone" fu messo alla berlina da tutta la stampa internazionale e alla gogna da quella italiana. Solo ora ci si comincia a chiedere: ma se Totti sputò, quanti calci aveva ricevuto per tutta la partita? Il filmato dello sputo fu messo a disposizione da una Tv svedese che, sentite questa, aveva avuto una telecamera puntata per l'intera partita su Totti. Ci chiedemmo perché? È ovvio che intendevano provocarlo.

Ci fu qualcuno in Italia che chiese alla Tv svedese di mettere a disposizione l'intero filmato? Sai quanti calcioni agli stinchi di Totti si sarebbero visti!!!

I francesi, come anche gli inglesi, i loro interessi li difendono anche quando, come con la testata di Zidane, sono indifendibili. Il presidente Chirac ha ricevuto il giocatore all'Eliseo il giorno dopo. Hanno scatenato una campagna a suo favore a livello internazionale. Alla fine sono riusciti a coinvolgere anche Materazzi ed ottenere la sentenza di ieri.

Noi in Italia siamo i primi a denunciare gli scandali ed è giusto così. Ma non è solo in Italia che i politici rubano o che si "aggiustano" le partite, siano esse di calcio o di hockey.

Inoltre, una volta che noi abbiamo denunciato lo scandalo, non sappiamo, diciamo, gestirlo. Invece di eliminarlo col raziocinio, passiamo alla rissa. Gli accusati, invece di difendersi, attaccano gli altri e lanciano il puzzolente elemento giallastro su tutto e su tutti.

Vi ricordate Bettino Craxi? Non disse che era falso ciò di cui veniva accusato, disse che lo facevano tutti.
E Moggi? Non ero solo io a farlo, ma tutti. E così fra poco sulla stampa si leggerà tanta di quella m... sul calcio italiano che la stampa straniera non deve fare nessuno sforzo per parlare male di noi: basta riportare ciò che scriviamo.

Qualcuno può dire che i panni è meglio lavarli in piazza, è più onesto. Può darsi. Ma se qualcuno intende lavarli di nascosto e difendere anche le testate di Zidane, non cerchiamo di giustificarci dicendo che essi sono contro l'Italia.

La morale della favola è questa: se noi non siamo capaci di difendere i nostri interessi, ed anzi siamo noi i primi ad autoflagellarci di fronte ai giornalisti di tutto il mondo, che si tratti di sport, politica o altro settore, è inutile poi arrabbiarci quando gli altri Paesi decidono di comportarsi in modo diverso.

Tanto per capirci, è come parlare di una lite tra due coniugi: due litigano in un appartamento di Corso Sempione a Milano, gli altri due scendono in piazza a Forcella.

Ecco, a volte l'Italia mi sembra la Forcella d'Europa.

 

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* Angelo Persichilli è Caporedattore del Corriere Canadese. Gli articoli riportati sopra sono riprodotti per gentile concessione.

 

1 agosto 2006

 

LETTERATURA CANADESE E ALTRE CULTURE

 

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