J. M.  COETZEE.  UNA  MODERNA  CRISI  D’IDENTITÀ 

 

Egidio Marchese

 

emarchese@primus.ca

 

 

Risolvere il problema del sesso è un tema enunciato subito nella prima pagina del romanzo Disgrace / Vergogna (1999, Random House, Vintage, 2000 / Ed. Ital. Einaudi, 2003), di J.M. Coetzee (1940-). Il protagonista Prof. David Lurie incontra la prostituta Soraya una volta alla settimana ed è contento e soddisfatto. Ma quando poi scoppia lo scandalo, per l'abuso sessuale di una sua studentessa, dinanzi alla commissione d'inchiesta egli ammette la sua colpa, ma rifiuta di scusarsi; e a testa alta, calmo e beffardo, dichiara: "...è subentrato Eros.... sono diventato un servitore di Eros."

 

Successivamente la propria figlia Lucy è violentata sessualmente da alcuni neri. Allora il padre insorge, vuole proteggere la figlia e denunciare i malfattori; ma Lucy dissente: non tanto per una antica colpa dei bianchi da espiare riguardo agli africani, ma perché realisticamente sarebbe inutile e anche controproducente. Da ciò emerge se non il cinismo dell'autore (come qualcuno ha detto), almeno un profondo doloroso pessimismo umano.

 

Attraverso tutto il romanzo, il sesso è visto come un semplice dato di fatto o impulso naturale; come dato culturale (passione e arte); come problema morale (tradimento e violenza); e alla fine come arma di vendetta e lotta di potere nel travagliato Sud Africa, prima e dopo l'apartheid. Letterariamente, le esperienze sessuali di David sono alimentate da sentimenti poetici come After the storm / Dopo la tempesta di George Grotz (sentimenti del dopo-orgasmo) o i versi del Preludio di Wordsworth; mentre il rito della seduzione è accompagnato dal quintetto per flauto di Mozart o i motivi di Scarlatti. Il problema morale emerge quando il genitore della studentessa sedotta lo affronta nel corridoio dell'università: ...lui si dovrebbe vergognare! In seguito, quando è dimesso dall'insegnamento (col nome nel fango, dice l'ex moglie) David si consola ancora con l'arte: si culla nel progetto di comporre un'opera da camera, voci e musica, sull'ultima passione di Lord Byron con la Contessa Guccioli in Italia. Ma se ciò appare patetico, è commovente l'umiltà che egli apprende nel suo stato finale di disgrazia e umiliazione: la pena e la pietà che prova nell'accudire all'uccisione umanitaria di cani abbandonati.

 

Alla storia privata di sesso e violenza del protagonista e della figlia, si compenetra e si sviluppa il tema sociale di questo romanzo, che è quello della violenza che scaturisce dal contrasto di culture diverse. Il primo grande romanzo africano che descrive la violenza del contrasto di culture in Africa è Things fall apart / Il crollo di Chinua Achebe del 1958. La stessa arte amatoria del Prof. Lurie è ispirata a una letteratura (Byron, Wordsworth, ecc.) aliena alla cultura africana, e infatti gli studenti sono più sensibili a Toni Morrison che a Byron. Quella cultura inglese è la stessa (The Mayor of Casterbridge e Shelley e Keats e Wordsworth) che V. S. Naipaul nel suo romanzo Half a life / La metà di una vita definisce "a pack of lies", un mucchio di bugie: una cultura straniera ("No one fills like that / nessuno sente in quel modo") nell'India dell'Impero britannico, come qui in Africa.

 

A questo romanzo, tanto per la storia privata che per quella sociale, si può applicare il pensiero di Antonio Gramsci ch'è riportato nel frontespizio del romanzo July's People / Luglio dell'altra scrittrice sudafricana Nadine Gordimer: "The old is dying and the new cannot be born; in this interregnum there arises a great diversity of morbid symptoms." Prison Notebooks. (In originale: [La crisi consiste nel fatto che] il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati: Quaderni dal Carcere 3, § 34.) Nel contrasto di culture scoppia la violenza e si verificano i "fenomeni morbosi più svariati", come il morboso vagheggiamento culturale di David, che alla fine muore miseramente. Emerge un profondo doloroso pessimismo umano, dicevamo, ma emerge anche, forse, una vaga speranza: Lucy, vittima di violenza, rifiuta la vendetta o il riscatto, non fugge, come vorrebbe il padre, ma resta e cerca una comune radice culturale di convivenza.

 

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Life & Time of Michael K. / La vita e il tempo di Michael K. (1983, Penguin Books of Canada, 1985 / Ed. Ital. Einaudi, 2001), di J. M. Coetzee. Questo è un romanzo dell'anarchia di una nazione alla deriva, durante la guerra dell'apartheid nel Sud Africa, tra tumulti razziali, violenza, abusi e caos. E d'altra parte è anche il romanzo dello spirito anarchico del protagonista, che si ribella contro ogni costrizione che infrange la sua libertà. Il nostro semplice eroe si rifugia nella solitudine della campagna, nascosto in una tana scavata nella terra. Catturato, preferisce lasciarsi morire di fame, rifiutando il sostentamento in un campo di concentramento. Alla fine fugge per poter vivere e morire libero. Non c'è qui la tragedia dell'eroe romantico che lotta per nobili ideali da realizzare; ma c'è quella crisi dell'individuo e dell'ordine sociale  tanto presente nella letteratura moderna, da Pirandello a Kafka e anche Camus, NaipaulKunderaGordimer, per fare alcuni nomi (quasi tutti premi Nobel) fino a Coetzee. Mentre nella cultura romantica l'enfasi era sulla fede e l'ideale (esaltati soprattutto nella sconfitta), nella cultura moderna l'enfasi è nella perdita di ogni fede e certezza di valori. In altre parole, in questo romanzo di Coetzee c'è la problematica moderna di una crisi di identità, sia individuale che collettiva, oggi tanto manipolata falsata confusa e adulterata, ch'è tutta da riscoprire e riscattare

 

                                                                   

J. M. Coetzee è l'unico scrittore ad aver vinto due volte il Booker Prize: nel 1983 con Life & Time of Michael K. e nel 1999 con Disgrace. Inoltre ha ricevuto il Premio Nobel nel 2003, con questo commento: "He is a scrupulous doubter, ruthless in his criticism of the cruel rationalism and cosmetic morality of western civilization. / Egli è uno scrupoloso scrittore dubbioso, spietato nella sua critica del crudele razionalismo e della cosmetica moralità della civiltà occidentale." (Nobel Academy). 

 

 

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