Nota sulla storia di Gina Valle e l’editore di ‘Mamma Mia!

Egidio Marchese

emarchese@primus.ca

La controversia tra Gina Valle e la casa editrice ECW Press, riguardo alla pubblicazione del volume ideato da Gina Valle e poi uscito, dopo le dimissioni della scrittrice, col titolo Mamma Mia! Good Italian Girls Talk Back imposto dall’editore, si è conclusa praticamente fin dall’inizio con la vittoria della casa editrice. Tuttavia rimane sempre aperta, purtroppo, la controversia generale che trascende le due parti, e cioè la lotta di Gina Valle contro i pregiudizi e stereotipi ai danni della comunità  italo-canadese. È a questo livello generale che la controversia conta maggiormente. Una controversia sfortunatamente sempre attuale. Basta ricordare la campagna pubblicitaria della catena di ristoranti "Jack Astor's" che tra febbraio e marzo di quest’anno ha iniziato a promuovere la cucina italiana eccellente (su questo non ci sono dubbi) collegando apertamente quell’italianità alla Mafia. Solo a seguito delle proteste della comuntà, con in testa il Corriere Canadese1 e lo stesso nuovo ambasciatore italiano in Canada, Gabriele Sardo, quella stereoripata offensiva rappresentazione degli italiani fu interrotta e furono sporte le scuse.

Pertanto, concordo personalmente con Joseph Pivato, Caterina Edwards, Anna Foschi Ciampolini e tanti altri che sostengono la causa di Gina Valle, anche se l’Associazione degli Scrittori  Italo-Canadesi scelse di tenersi al di fuori della questione Valle-ECW.

Abbiamo pubblicato in questo sito l’articolo di Caterina Edwards Wrestling with the Angel, the Self and the Publisher in Life Writing [Lottando con l’Angelo, Se Stessa e l’Editore, nella ‘Scrittura di Vita’] (http://www.bibliosofia.net/files/Lot.htm), che è il testo della relazione presentata al Convegno Internazionale “Oltre la storia” del 20-22 maggio 2004 al Centro di Cultura Canadese dell’Università di Udine. Il testo è pubblicato nel volume degli atti del Convegno “Shaping History. L’Identità Italo-canadese nel Canada anglofono,” a cura di Anna P. De Luca e Alessandra Ferraro, Udine: Forum, 2005. Citiamo questo passo:

What troubled me the most was my suspicion that a group of writers from any other ethnic group in Canada would not have been forced to accept a title the majority saw as demeaning.

[Quello che mi dava più noia era il sospetto che un gruppo di scrittori di ogni altro gruppo etnico in Canada non sarebbe stato costretto ad accettare un titolo considerato dalla maggioranza del gruppo offensivo.]

Pubblichiamo su Bibliosofia anche l’articolo di Anna Foschi Ciampolini Mamma Mia! Una tempesta in una tazza di espresso? pubblicato su L’Eco d’Italia di Vancouver nell’aprile del 2004, quando il dibattito sulla controversia “è divampato.” Citiamo da questo articolo la presa di posizione di Joseph Pivato:

This is a post Sopranos decade of massive exploitation of negative Mafia images to sell anything to Hollywood and the mass media. Many, many Italian-Canadians and Italian Americans are saying "enough!" ECW Press stepped into this vortex.

[Questo è un decennio post-Sopranos di massiccio sfruttamento di immagini di Mafia per vendere ogni cosa a Hollywood e ai  media di massa. Tanti e tanti italo-canadesi e italo-americani dicono ‘basta!’ La ECW Press si è mossa dentro questo vortice.]

Rinviamo all’articolo della Foschi per le altre parti della forte argomentazione di Pivato.

Infine pubblichiamo appresso la relazione di Gina Valle Stereotypes sell, but we are not for sell [Gli stereotipi fanno vendere, ma noi non siamo in vendita] presentata il 4 Dicembre 2004 alla conferenza “Real Stories: Discrimination and Defamation in the History of Italian Americans” [“Storie vere: Discriminazione e Diffamazione nella Storia degli Italo-Americani”] presso l’ Alberto Italian Studies Institute, Seton Hall University.

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1. Ecco gli articoli  di Alan Patarga nel Corriere Canadese:

1. «Italiani mafiosi» nelle pubblicità
IL CASO- La catena di ristoranti "Jack Astor's" lancia una campagna per il suo menù tricolore a suon di spaghetti e "picciotti"
Pubblicato: 2006-02-27

2. Jack Astor's, protesta l'ambasciata
Sardo: «Quei disegni offendono migliaia di italocanadesi»
Pubblicato: 2006-02-28

3. "Vignette mafiose", Jack Astor's chiede scusa
I vertici della catena di ristorazione scrivono al Corriere: «Non volevamo offendere, interrompiamo la campagna»
Pubblicato: 2006-03-01

Alan Patarga riporta anche le proteste del Prof. Bancheri:

                «Personalmente, quando le ho viste [le vignette ‘mafiose’] - dice il professor Salvatore Bancheri, che insegna all'Università di Toronto nel Dipartimento di Italiano, Francese e Tedesco - sono rimasto molto offeso. Io sono siciliano e so cosa vuol dire il pregiudizio sui siciliani tutti mafiosi, che non è per niente vero. E quando ho aperto il giornale e ho visto quei disegni ho rivissuto quell'affronto. E come me tanti altri. Ho telefonato a "Jack Astor's" e loro non sapevano bene cosa dire, si sono un po' scusati. Ma tutto questo è inaccettabile».

 

Nuovi comenti

Aggiungiamo i seguenti nuovi commenti sulla questione di Gina Valle:

            Caro Egidio:
ho letto il suo testo su Gina Valle e ECW.
Ho scritto molte pagine su cosa penso di tutta questa storia della cultura Italiana in Canada.
Non posso entrare nella storia perché ECW è un editore come me, che prova di soppravivere in
questo paese facendo libri.
Una cosa posso dire: è importante lavorare insieme.
L’importante è di essere noi a parlare di noi.
Non credo che The Sopranos sia tanto contro gli Italiani, perché con il tempo vedremo che la
nostra storia d’immagine è stata rispettata. The Sopranos è stato fatto da Italiani sugli Italiani
in America.
L’unico modo di uscirne fuori salvi è se prendiamo noi la parola per parlare di noi stessi con i
nostri mezzi di produzione.
Tutti sappiamo che facendo questo la vittoria sarà molto più lenta e più difficile ad avere. La
libertà d’espressione non è un diritto dato a tutti.
Ciao
Antonio D’Afonso.
15 may 2006

 

Egidio,

[ segue più sotto la versione italiana ]

This is a letter that I sent to Mr. Di Cicco, the poet laureate of Toronto. I had met him at a reading series I had organized in April 2005.

If you wish, you can use some of the insights in this letter as my continued response as to why we need to have a voice and speak to these issues when they arise.

ciao - gina

 

Dear Pier Giorgio,

When New York city was trying to deal with the problem of graffiti in their grand city, they came up with a plan of removing the graffiti 24 hours after it had been sprayed on. The result is that after a few months the graffiti had decreased by 80%. I am drawing an analogy here. Each time that stereotyping occurs there needs to be a swift hand that says no, we do not deserve to be portrayed in such a manner.  

We are not in the same league as Jews and their history, or Blacks and their imprisonment of mind and body during slavery, but we do need to look at how they are addressing this very issue of stereotyping or as they like to say in the USA, defamation. In USA, as you may already know, all national Italian-American organizations have a component in their Charter on the action they will take re defamation of Italian Americans. Granted that they have not been able to agree when it should be used and when not (freedom of speech issue and it is what I encountered in my situation), but the first time in It-Am history that they did unite is when the children's movie Shark Tales came out.

In the article that I sent you I discuss how stereotyping is debilitating. It is simple - it is when it is accumulative and repetitive. There are counter-arguments - we've made it as a community, we have big houses, we have MP and MPPs in office, etc. but I still maintain - why was I pushed around and told to either accept the buffoon and the ridiculous title or walk.   As you can imagine what I wrote in the article is the polite version of what happened. The bottom line - I have had it. I have worked with enough kids to know that labeling is crippling. You and I may have the strength to say no, but so many will not and that is the very reason why I am insisting on meeting with the CC [Canada Council] and CH [Canadian Heritage] because of the ethno cultural groups who will come after us and how their funding formulas need to reflect that reality. I had a meeting with the OAC and will continue to meet with them.

Keep well.

Ciao – Gina

 

Egidio,

questa è una lettera che ho inviato a Mr. Di Cicco, il poeta “laureate” di Toronto. L’ho incontrato ad una serie di letture che ho organizzato nell’aprile del 2005.

Spero che tu possa usare alcuni pensieri di questa lettera come una mia ulteriore risposta alla ragione per cui dobbiamo discutere su questi problemi quando sorgono.

Ciao, Gina

Caro Pier Giorgio,

quando la città di New York cercava di affrontare il problema dei graffiti nella grande città, vennero fuori col piano di rimuovere entro 24 ore i graffiti ch’erano stati spruzzati. Il risultato fu che dopo pochi mesi i graffiti erano diminuiti dell’80%. Faccio qui un’analogia. Ogni qual volta accade uno stereotipo, occorre una rapida voce che dica no, non meritiamo di essere dipinti in tale maniera.

Non siamo alla stessa stregua degli ebrei e la loro storia, o dei neri con la loro prigionia mentale e corporale durante la schiavitù, ma dobbiamo pur vedere come essi affrontino questo stesso problema degli stereotipi o, come preferiscono dire negli USA, diffamazione. Negli USA, come già forse sai, tutte le organizzazioni nazionali italo-americane hanno una sezione nel loro statuto sull’azione da intraprendere riguardo alla diffamazione degli italo-americani. Ammettiamo che non sono stati in grado di concordare quando quell’ azione debba essere usata e quando no (il tema della libertà di parola, che è quello che ho incontrato nella mia situazione), ma la prima volta che gli italo-americani furono tutti concordi accadde quando venne fuori il film  Shark Tales.”

Nell’articolo che ti ho mandato ho discusso come siano debilitanti gli stereotipi. È semplice: questo accade quando essi sono cumulativi e reiterati. Ci sono argomenti contrari: abbiamo  successo come comunità, abbiamo grandi case, abbiamo membri al parlamento e membri della polizia in carica, etc. Eppure io insisto: perchè sono stata presa in giro, e mi fu detto che dovevo accettare la buffonata e il titolo ridicolo o andare via. Come puoi immaginare, quello che ho scritto nell’articolo è la versione educata di quello che accadde. In conclusione: ne ho avuto abbastanza. Ho lavorato abbastanza con i bambini per sapere quanto le etichette storpino. Tu ed io possiamo avere la forza di dire no, ma tanti non hanno questa forza, ed è questa la ragione per cui insisto ad incontrarmi con la CC [Canada Council] e CH [Canadian Heritage], nell’interesse dei gruppi etnico-culturali che verranno dopo di noi, su come i criteri di dare sovvenzioni debbano riflettere quella loro realtà. Ho un incontro con la OAC [Ontario Arts Council] e continuerò a incontrarmi con loro.

Statti bene.

Ciao, Gina.

 

1 giugno 2006

 

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