Moralità, realismo e ironia di Frank G. Paci

Egidio Marchese

emarchese@primus.ca

 

La moralità di F. G. Paci

Frank G. Paci intervistato da Joseph Pivato, alla domanda: “Perché è interessata a questa gente non-eroica” (“Why are you interested in these non-heroic people?”) (Interview, 136), cioè personaggi “marginali” come gli immigrati, rispose:

Cos’è veramente eroico? Che tipo di gente contempliamo? Chi dovrebbero essere i modelli del nostro comportamento? Queste domande concernono antiche questioni di carattere etico, politico e religioso su cosa significhi essere un vero essere umano. Questo è precisamente ciò a cui il mio lavoro cerca di rispondere.

(“What is true heroic, for example? What kind of people do we look up to? Who should be the exemplars of our behaviors? These answers have to do with the age-old ethical, political, and religious questions of what it means to be a true human being. This is precisely what my work seeks to answer.”) (137).

Questa ricerca morale di un “vero essere umano” è in sintesi l’ispirazione delle opere di Paci: prima la ricerca fra gli immigrati in Italians (1978), Black Madonna (1982) e The Father (1984); poi eroe in pectore della ricerca è Mark Trecroci, protagonista della serie “Black Blood” (Bildungsroman) composta finora da sei romanzi, dal 1991 al 2005.1 La ricerca perdura in Iceland (1999) e in Losers (2002).

Nell’intervista di Joseph Pivato, Paci conclude con la bella affermazione: “Sono più interessato a un eroe e un’eroina quieti, qualcuno che prende la giusta decisione di fronte ai valori della maggioranza.” (“I’m more interested in the quiet hero and heroine, someone who will make the right choice in the face of majority values.”) (137).

La ricerca morale di Paci si svolge su due piani: quello dell’esperienza sociale degli immigrati, e quello dell’esperienza personale religiosa, culturale e sessuale del protagonista. Era stata Margaret Laurence a consigliare al personaggio del giovane scrittore Mark (alter ego di Paci) di trarre ispirazione dalla sua gente. (Sex and Character, 164). I due piani coesistono e spesso coincidono.

Sul piano religioso fin da piccolo Markie scopre il peccato: la sua disubbidienza al padre, un’esperienza sessuale con la ragazzina Judy Hiller, il furto allo Stone Garden, poi la morte dell’amico Perry di cui si sente responsabile, la sua costante avversione ai genitori. Quest’avversione nasce dalla diversità etnica dei genitori, di differenti lingua e costumi sociali. In Black Blood il padre immigrato all’inizio appare in una foto sperduto “con gli occhi smarriti di una persona dislocata” (“with the forlorn eyes of a displaced person”) (5). Seguono vari riferimenti alla Genesi: come Adamo che Dio “pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse” (Genesi 2, 15) troviamo il padre che coltiva e cura l’orto dietro la casa (“in his garden surveying his creation.”) (Black Blood) ( 7), un padre severo che impone ordini: “Non giocare in questo giardino” (“You don’t play in that garden.”) (7), e poi punisce duramente il figlio disubbidiente.

In conclusione, alla fine di Black Blood si realizza che il mondo “è un paradiso destinato ad essere perduto per sempre.” (“a paradise that is always destined to be lost.”) (199). Lo stato di disgrazia dell’emigrato è paragonato a quello di Adamo ed Eva scacciati dall’Eden. Quando Markie e Rico vanno a rubare nel giardino Stone Garden restano affascinati dalla bellezza del luogo e Rico esclama: “Proprio come l’Italia” (“Just like Italia”) (69). L’idea della patria dell’emigrato simile al Paradiso terrestre perduto è condivisa da Nino Ricci, che apprese da Northrop Frye il concetto “monomyth” che, nelle parole di Ricci, è “la primaria condizione umana: la perdita dell’Eden, dell’innocenza, della felicità, della casa. (“the primary human condition – the loss of Eden, of innocence, of bliss, of home.”) (From Fact, 27).

Sul piano umano, il padre è il primo naturale eroe di Markie. Egli aveva visto una foto del padre prigioniero dei tedeschi e lo immagina un eroe: “Mio padre aveva pure combattuto contro Hitler? Era così meraviglioso?” (“Had my father fought against Hitler too? Was he so wonderful?”) (9). Lo aveva visto poco e non lo conosce veramente, ma si commuove a sentire Eddie Fisher cantare “O, My Pa-Pa” (9). Poi in Canada vede il padre come un immigrato Dee Pee (Displaced Person), gli appare ignorante e volgare, autoritario e violento, la figura dell’eroe negativo, il non-eroe. Si scontra violentemente con lui e una volta lo schiaffeggia. (Rooming-House, 97). Marco disprezza il padre volgare e osceno che chiama il concime della terra “Merda di Dio”. Il senso del peccato assilla Marco. Dopo un’ulteriore lite col padre, la madre lo rimprovera: “L’hai fatto piangere - gli dice – You made him cry” (Rooming-House, 91), e aggiunge “Hai fatto un peccato mortale, Marco” (92). Quando torna a casa, prima di partire per l’Italia, Marco si sente come il figliuol prodigo, ed il padre appare come nella parabola, apprensivo ed amoroso con le braccia aperte.

Marco alla fine, dopo il suo viaggio in Italia, si riconcilia col padre. Questi ora ai suoi occhi - secondo le parole di Paci nell’intervista - assurge addirittura ad una figura eroica, umile e nobile. Quale trasformazione! Ma in realtà la figura del padre rimane sempre la stessa più o meno, quello che cambia è come la figura del padre viene percepita dal figlio, è Marco che cambia, che cresce e matura.

Dopo il viaggio in Italia, dove incontra i suoi parenti contadini con i quali lavora pure nei campi, Marco capisce il senso del concime che il padre chiama “Merda di Dio”. Più tardi nell’ultimo romanzo Hard Edge l’autore ci presenta a New York un museo d’avanguardia con una sala piena solo di terra ricca di significato e di pathos. Sul piano culturale, Marco era criticato dal padre, da Rico e gli altri amici di vivere coi suoi libri fuori dal mondo, ma egli va maturando. Sul piano religioso si distacca dalla Chiesa da adolescente, come  lo stesso Paci che si muove alla ricerca di una rinnovata spiritualità.2  Il peccato del sesso, che aveva turbato tanto il piccolo Markie, facendolo sentire “sporco” e in uno stato di dis-grazia, e lo aveva  poi ossessionato nell’adolescenza, alla fine svanisce, quando egli fa all’amore con Amanda e si sente finalmente risollevato, addirittura in uno stato di grazia: “Mi sentivo benedetto dalla grazia. (“I felt blessed with grace.”) (127).  Era stato prima con Milly, un’equivoca amica che gli dava il batticuore, e aveva pensato: “Era stata una donna che aveva osato mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male – e ci ha fatto perciò degli dei terrestri. Solo attraverso una donna sarebbe stato possibile recuperare il paradiso perduto.” (“It had been a woman who had dared to eat of the tree of the knowledge of good and evil – and thus made us earthly gods. It could only be through woman to recover the paradise lost.”) (126).  Perdura la nostalgia del Paradiso perduto.

Fondamentalmente ci sono due rivelazioni di verità a conclusione della ricerca morale di Mark. La prima verità è un bisogno universale di amore: “Cerchiamo tutti l’amore(“We’re all looking for love,”) dice  Paula a Mark (131).3 La seconda verità è quella che Paci chiama la rivelazione di  “un momento dell’essere” (“a moment of being”), uno stato di connessione e di armonia col mondo, una felicità simile a quella che Mark aveva provato nell’infanzia, come uno stato di grazia dell’Eden, il “monomyth” di Northrop Frye.

La filosofia del “moment of being” è spiegata da Paci nel suo saggio “Task of the Canadian Novelist Writing on Immigrant Themes” (si veda più avanti) e si può sintetizzare così: una totale visione unitaria dell’esistenza.  Fin dall’inizio il narratore aveva scritto: “Il mio itinerario saranno i miei peccati e i momenti dell’essere,  rintracciabili come i punti cardinali della vita di ognuno” (“My itinerary will be my sins and moments of being, easily retraceable as the pivotal points in anyone’s life.”) (Black Black 3). E così dice Mark della sua infanzia: “Era come se fossi parte di ogni cosa intorno a me, e non c’era paura della morte o via d’uscita dalla comune esistenza” (“It was as if I were part of everything around me, and there was no fear of death or of escape from the sameness.”) (31).  Si rivelano vari “moments of being.” 4

 

Il realismo  di F. G. Paci

Lo stile della narrativa di Paci è quello del realismo. Caterina Edwards apprezza questo stile e trova in esso uno dei sei elementi che Italo Calvino considera essenziali alla letteratura del nuovo millennio, cioè l’“esattezza.” (The Confessions, 26).5 Come esempio di questa esattezza cita la descrizione della mano del padre di Marco, con la sua callosità del lavoro, le ferite, il gonfiore delle vene, ecc.

 Il realismo di Paci si manifesta strutturalmente nella precisa dimensione spaziale e temporale della narrativa. Il mondo spaziale dei personaggi a Sault Ste. Marie è delimitato tra la ferrovia, i canali e il ponte International al confine con l’America, e dintorni. I vagoni del treno che passava tre volte al giorno erano segnati con le scritte: SOO LINE, CP RAIL, WISCONSIN CENTRAL, EASTERN MICHIGAN, ecc. C’è la Little Italy coi familiari negozi di generi alimentari o di ferramenta, le scuole,  la chiesa, l’arena dell’hockey, le gigantesche costruzioni dell’Acciaieria, la Cartiera e altre industrie, che emettono perennemente fumi sulforei, cenere e sostanze inquinanti. La casa di Marco è proprio a ridosso dei binari della ferrovia,  sotto il ponte. Lì presso c’è il campo dove Markie e i suoi amici giocano. Entro la gigantesca acciaieria vediamo i lavoratori scurrili metà-metà uomini e animali.

La dimensione temporale della narrazione è diretta, lineare e quindi più realistica. (Si dimentica subito, dopo la prima pagina di Black Blood, che la narrazione sarebbe il racconto delle memorie del protagonista già adulto.) In Black Madonna solo la narrazione riguardo a Marie è costruita con flashback alternati al tempo presente. La dimensione realistica temporale è creata spesso anche da diversi riferimenti ad eventi e personaggi storici del tempo, come la guerra in Vietnam, Mussolini, la rivoluzione della generazione dei fiori e del libero amore degli anni Sessanta intorno a Yorkville a Toronto, l’assassinio di John F. Kennedy, il matrimonio di Trudeau con Margaret Sinclair, ecc.

 Paci definisce così il realismo: “I see it as the narrator being more concerned with object of narration than the consciousness observing the object.” (Interview 137-38). È una definizione esatta, anche se generica, con l’enfasi più sull’oggetto della narrazione che sul soggetto. Anche Pirandello considera la stessa definizione in un saggio intitolato “Soggettivismo e oggettivismo,” dove commenta il verismo di Capuana. Paci poi, parlando più precisamente dello stile, osserva:

La stessa materia del tema trova da sé il migliore metodo [di rappresentazione ...] Quando tratti dell’esperienza dell’immigrato a volte hai a che fare con un più semplice stato di coscienza, che deve essere rappresentato nella cosiddetta maniera realistica, che più propriamente dovrebbe essere chiamata maniera-mimetica. La narrativa di per sé non è mai reale. È sempre la costruzione di un mondo diverso, un mondo mimetico, in cui sono coinvolti  tutti i livelli della coscienza.

(The subject matter itself  finds its best method [of representation. …] When you are dealing with the immigrant experience, you’re sometimes dealing with simpler states on consciousness that have to be rendered in so-called realistic ways, which more properly should be called mimetic ways. Fiction, per se, is never real. It’s always a fabrication of a different world, a mimetic world, in which all levels of consciousness have a place.) (138).

Nei primi romanzi con gli immigranti, il realismo di Paci è più semplice e più marcatamente espressivo. Per esempio, in Black Madonna le prime parole della madre sono quelle che lei grida chiamando i figli Joey e Maria: “Jooo-eee... Maaa-reee-yiaaa...” (8), e in Black Blood la prima parola della madre, rivolta al treno che irrompe, è “Vaffanculo!” (4). Similmente il padre volgare e irascibile, dopo aver dato uno scappellotto al figlioletto che aveva versato del latte sul tavolo, dice: “Che cazzo hai fatto, schifoso!” (17). Questo stile introduce lo stato fondamentale di oppressione e di tensione nella famiglia. Lo stile sempre realistico e mimetico, come dice Paci, cambia tono nell’ambiente universitario, quando per esempio all’inizio di Sex and Character lo studente Patrick nel refettorio arringa i compagni con stile avvocatesco e brillantemente faceto: “A tutti i sensi e a tutti gli effetti d’ora in poi, signori, potete riferirvi a me come a un genio.” (“For all intents and purposes from now, gentlemen, you may refer to me as a genius.”) (5).

Nel realismo “mimetico” ricorrono frequenti parole italiane o dialettali, spesso commiste a parole inglesi con accento italiano, o slang. “I soldi ti rendono felice, Babbo? […] Non credere che queste grosse parole ti rendano intelligente, figlio mio“. (“Does money make you happy, Babbo? [...] Don’t think those big words make you smart, figlio mio.”) (Under the Bridge, 131). “Mannaggia L’America” (124). Che vuoi dire?” (“Whatta ya mean?”) (66). “Voglio fare all’amore” (“I wanna make love.”) (Italian Shoes, 173). Ragazzi, dovete confessare tutti i vostri peccati. (“Ragazzi, you musta [sic] confess all your sins.”) (Under the Bridge, 23). “Voi due testa dura” (“you two testa duras”) (94). “Mangia-torte e codardo e vigliacco stupido. (“Mungia-cake and coward and lily-livered stupido.”) (102). “Avremmo potuto fare un facile acquisto.” (“We could’ve made a killing.”) (28). La confusione, l’incomprensione o ambiguità delle parole, che costituiscono una grande parte dell’angoscia degli immigranti, possono creare anche comici fraintesi: “Dammi i soldi per la chiesa”, può venire inteso come “Maledizione a te (dammi > damn) se non mi dai i soldi...” (Black Blood, 20).

Un singolare fattore del realismo di Paci è la diretta percezione sensoriale della realtà, particolarmente attraverso il senso dell’olfatto. Questo senso è per Paci una costante osservazione quasi ossessiva. Durante l’infanzia nel giardino o nel campo in cui gioca cogli amici, Markie scopre le meraviglie del creato con tutti i sensi: “Vivevo in un mondo di sensazioni – dirette impressioni e sentimenti che lasciarono la loro indelebile impronta. (“I lived in a world of sensations – direct impressions and feelings that left their indeleble imprint.”) (Black Blood, 31). È tutto un’ebrezza dei sensi, tatto, vista, odori di cose, persone, ambiente, sesso e perfino l’odore della morte: “Potevo sentire l’odore della loro morte. (“I could smell their death.”) (Rooming-House, 115]. La realtà di Paci tuttavia non è quella naturalistica.

Il realismo di Paci ha molti aspetti di modernità. Possiamo chiamarlo “realismo moderno.” Non c’è, per esempio, il narratore onnisciente e distaccato del vecchio realismo, ma lo scrittore si mescola fra i personaggi e discute della sua stessa scrittura. Così, per esempio, in Italian Shoes il protagonista conversa col suo eroe-modello di turno Dottor Ludwig Wittgenstein (“il mio nuovo padrino letterario” / “my new literary godfather”) (8), sulla lingua, lo stile, le parole che diventano “malate.” (Italian Shoes, 39-40). Mark critica anche lo stile della sua scrittura, circa le “elaborate e pretenziose metafore” [...] espressioni come ‘la via verso la lucidità’ e ‘il potere del dramma’ e ‘la perdita di Dio’.” (“elaborate and pretentious metaphors […] expressions like ‘the path towards lucidity’ and ‘the power of dramma’ and the loss of God’.”). (Rooming-House, 47-48).

In Hard Edge si fa un confronto tra la letteratura realistica e l’arte moderna astratta. Lisa James è critica del “realismo convenzionale” (Hard Edge, 33) e fautrice dell’arte astratta, che Marco invece considera “a shame” (42). 6 Paci espone la propria concezione letteraria e l’idea di realtà-verità  in questi termini:

Ci sono fondamentalmente cinque compiti del romanziere in generale, che possono essere riassunti in una affermazione: rappresentare la Realtà. Da notare: non “realtà,” che comporta la nozione di realismo nel romanzo - e anche una similitudine con la popolare concezione del mondo “reale.” Realismo è una più vasta concezione, che include in sé, per esempio, la fantasia e la meraviglia. Il Reale è la verità, e la verità è il tutto.

(There are basically five tasks of the novelist in general, but they can be summarized into one statement: to present Reality. Note: not “reality,” which carries with it the notion of realism in the novel – and also a verisimilitude to the popular conception of the “real” world. Realism is a much more wider conception, including with it, for example, fantasy and the marvelous. The Real is the truth, and the truth is the whole.) (Tasks, pp. 37-38).

Paci aggiunge che per realizzare la verità nella sua narrativa, lo scrittore deve avere le seguenti qualità:

Ed egli può fare questo [rappresentare la realtà-verità] con l’essere profondamente interessato al suo materiale, col creare un mondo dettagliato entro i suoi propri termini, col pensare in immagini, e infine col cogliere quell’indefinibile magia che fa sì che tutto coesista in armonia.

(And he can do it [represent reality-truth] by caring deeply about his material, by creating a detailed world within the covers of his own terms, by thinking in images, and lastly by capturing that indefinable magic that makes everything work in harmony.) (Tasks, 41).

I vari “momenti dell’essere” che abbiamo esaminato prima (si veda la nota 4) sono tutti rappresentativi di questa idea della Realtà di Paci. I particolari della realtà nella narrativa e nell’arte si rivelano universali in una totale visione di verità. Marco ammira il capolavoro Guernica di Picasso coi suoi particolari-universali: “Era tutto carneficina, orrore e smembramento. La madre era ogni madre. Il cavallo era ogni cavallo. L’uomo morto per terra era ogni uomo morto. (“It was all carnage and horror and dismemberment. The mother was every mother. The horse was every horse. The dead man on the ground was every dead man.) (Hard Hedge, 35).  Paci apre la sua scrittura realistica a modi anche non reali, mediante la magia dell’immaginazione che accende la coscienza della verità. Calvino afferma che la scrittura esatta porta anche alla creazione di simboli, come nel caso dell’anguilla di Montale (Lezioni americane, 83). Anche Paci crea dei simboli, come il simbolo della farfalla Monarch, che viene descritta e studiata da Mark, e si trova poi riprodotta nel tatuaggio su una parte intima del corpo di Milly. Quando Milly parte, si pensa che sia andata in Messico, dove quel tipo di farfalla usa migrare. La farfalla diventa simbolo della bellezza femminile e della sua libertà.

Il realismo moderno di Paci comprende dunque anche quello magico e ingenuo della meraviglia e dello stupore: “Com’era bella la realtà quand’era frammista con la visione incerta dell’immaginazione e la meraviglia. (“How beautiful reality was when mixed with the unclear vision of imagination and wonder!”) (Stone Garden, 224). Anche l’orto dove gioca Markie è allo stesso tempo fantastico ed esatto e intenso di profumi: “La terra umida e fertile e la vegetazione lussureggiante impregnavano l’aria di un profumo che dava il capogiro e attirava farfalle e uccelli e cavallette e api dai campi lungo i binari. (“The damp fertile earth and the lush vegetation filled the air with a dizzying perfume that attracted butterflies and birds and grasshoppers and bees from the fields along the tracks.”) (Black B, 7-8).  Un’altra scena di realismo non  tradizionale è quella di Marian che si trova con Mark in una camera d’albergo, e che mentre si spoglia appare trasfigurata in una immagine seducente (l’immagine di una donna deminuda adornata di fiori, detta “Our Lady of the Flowers,” o “Our Lady of the Petals”), alla quale si sovrappone quella della Madonna Vergine della scuola elementare. (Roomin-House, 55).

Mark talora paradossalmente “sogna la realtà,” quando cerca di immaginare come sono realmente le città e i luogi indicati nelle mappe turistiche: sogno della realtà ch’è sotto [...] Era la più grande magia.” (“dream about the reality beneath [...] It was the greatest magic.”) (Under, 74). Ma il viaggio in Italia di Mark in Italian Shoes sembra spesso piuttosto turistico, fatto con un libro di guida in mano; mentre è più viva l’esperienza  nel paese originario dei genitori Novilara, a contatto dei parenti contadini.

Alla diretta e semplice descrizione del linguaggio si aggiungono le forme più raffinate della letteratura come metafore, immagini, e simboli di carattere specialmente religioso, particolarmente studiati da Roberta Sciff-Zamaro e Anna Carlevaris. Colpisce anche il realismo grottesco del padre nella bara: “La sua faccia incipriata e fatta da sembrare più come un dandy della strada che un lavoratore di fabbrica [...] sembrando come un gigolò invece del muratore che era.” (“His face was powdered and made to look more like a street dandy than a factory worker. [...] looking like some aged gigolo instead of the bricklayer he was.”) (Black Madonna, 12). C’è una maggiore inclinazione dall’oggettivismo al soggettivismo (secondo l’originaria distinzione fatta da Paci), quando la narrazione diventa più personale e fantastica, o riflessiva e problematica o ironica.

 

L’ironia di F. G. Paci

L’ironia di Paci viene discussa da vari studiosi con conclusioni spesso discordanti. Linda Hutcheon, nell’articolo Postmodern Ironies of Ethnicity e in Splitting Images sostiene che l’ironia non è molto presente nella narrativa italo-canadese, nonostante sia particolarmente diffusa nella narrativa di altre etnie, e nella cultura del post-modernismo che predilige le diversità. L’ironia si ritroverebbe in Black Madonna, secondo la Hutcheon, in una forma strutturale. Infatti Marie, dopo essere stata sempre tanto avversa alla madre, che cercava di sottometterla alla sua arcaica mentalità, alla fine adotta gli stessi costumi e interessi della madre, dopo la sua morte: forza il figlio a mangiare, si veste di nero, decide di tornare in Italia a visitare i parenti. Caterina Edwards concorda nel trovare poca ironia in Black Blood e Under the Bridge. Per lei il realismo immediato e serio di Paci non lascerebbe molto spazio ad una ironia riflessiva e distaccata del narratore. D’altra parte nel suo saggio Provisionality, Multiplicity, and Ironies of Identity, Marino Tuzi conduce una analisi dettagliata di Black Madonna, ove scopre una varietà di forme di ironia. Infine Joseph Pivato, che ha estensivamente scritto sullo stato di crisi d’identità degli immigrati, nel suo volume The Anthology of Italian-Canadian Writing alla Sezione Tre dal titolo “Ironies of Identity” accomuna una  notevole varietà di autori, fra cui  Frank G. Paci.

A mio avviso le conclusioni “discordanti” fra gli scrittori citati sopra sono solo apparenti, sarebbe una discordanza solo nominale dovuta alla vastissima denotazione di significati della parola “Ironia”. La stessa Linda Hutcheon dà varie definizioni di Ironia: da quella esatta generale e generica di Northrop Fry  (“In Anatomy of Criticism, Frye suggest that all literature is ironic in the sense that ‘what it says’ is always other that ‘what it means’) (Splitting Images, Introduzione, pag. 14), a molte altre definizioni pure esatte, ma particolari e dettagliate in tante varie forme e specie. (Double-Talking, Introduzione, Appendix 2, pp. 32-38).

Citiamo alcuni esempi di varia ironia di Paci. Un’ironia semplice, come nella concezione di Frye, è quella dei Basilians che a scuola “ci chiamavano ‘magri’ se eravamo paffuti e ‘grassotti’ se eravamo magri” (“called usslim’if we were chubby and ‘fatso’ if we were slim.”) (Under the Bridge, 61). Una ambigua duplicità considerata pure ironica può trovarsi  nella descrizione di Patrick, il quale aveva “una bella faccia di ragazzo che appariva ora come un cherubino e un minuto dopo come un satiro. (“a beautiful boyish face that could look like a cherub one minute and a satyr the next.”). (Sex and Character, 7). Una simile ironia di doppia apparenza incantevole e ripugnante, si trova pure nell’aspetto di Milena: “La sua aperta semplicità insieme ai suoi denti storti e scuri ed una peluria sul labbro superiore, la rendevano attraente e ripugnante allo stesso tempo. (“Her open simplicity, combined with her darkened bent teeth and hairy upper lip, made her charming and repellent at the same time.”) (Italian Shoes, 120). Ironia come duplicità e contraddizione si trova pure nella vicinanza e lontananza tra Marco e il padre con sentimenti di amore e odio, in questo passo: “Più non sentivo di lui [il padre] e più non lo vedevo, e più prezioso diventava nella mia mente – e più odioso era il mio comportamento nei suoi riguardi” (“The longer I didn’t hear from him [the father], the longer I didn’t see him, the more precious he became in my mind – and the heinous was my behaviour toward him”). (Rooming-House, 119). Marco trova anche ironico di non riuscire ad avere rapporti con le ragazze: “Era ironico che io – il grande miscredente, l’eretico – che leggeva Nietzsche e Sponiza e Russell, e anche le lussuriose scappatelle dei miei libri BeeLine e Midwood [libri pornogragici] non uscissi neanche con le ragazze, mentre quei ragazzi cattolici di bell’aspetto uscivano con tutte le ragazze nubili cattoliche di Mount, con cui amoreggiavano in maniera pesante” (“It was so ironic that I – the great unbeliever, the heretic – who was reading Nietzsche and Spinoza and Russell, and also the randy escapades in my BeeLine and Midwood books [pornographic books], wasn’t even dating, and these fine-looking Catholic boys were going out with all the nubile Catholic girls from the Mount and engaging in heavy-duty petting.”). (Under the Bridge, 155). Suona pure ironica nella sua interna contraddizione l’affermazione di Tony: “Merda,” disse Tony. “I Miti sono bugie che dicono la verità.” (“Bullshit,” Tony said. “Myths are lies that tell the truth.”) (Italian Shoes, 175). Mark trova vergognosa, “a sham” (Hard Hedge, 43), l’arte astratta di New York, e Lisa replica: “I thought you understood irony.” (43). Mark pensa di vivere dietro una maschera ironica: “L’ironia è diventata la mia maschera con cui affronto il mondo ostile” (“Irony had become my mask with which to face the hostile world. [...] I’ play a comedy in everyday world.”). (10).  In Italia è diffusa l’ironia paradossale degli italiani sensuali che vogliono le donne vergini: “È così – come si dice? – un paradosso? [...] Tu vivi attraverso i sensi e pure vuoi che le ragazze siano vergini” (“It is such – how do you say? – a paradox? […] You live through the senses and yet you want girls to be virgins.”) (Italian Shoes, 33).  

Si trova limitatamente in Paci e nella letteratura italo-canadese l’ironia comica, come quella del teatro americano detta di “humour etnico” descritta da Stefania Taviano nell’articolo La comicità italoamericana. Il caso di Noc e Joe. Qui la comicità sorge dal contrasto di due culture, per esempio nel linguaggio spesso ibrido siculo-americano o in varie difficoltà quotidiane di adattamento dell’immigrato. Abbiamo la crisi d’identità e la lotta di sopravvivenza in chiave comica. Di questa comicità e ironia troviamo tracce nella narrativa di Paci - come abbiamo segnalato sopra - solo in alcune espressioni ironiche (citate sopra) o contrappunti strutturali.

L’aspetto più intressante dell’ironia studiata dalla Hutcheon - fondamentalmente assente in Frank Paci -  è ch’essa è concepita non solo come una mera forma letteraria, ma come un’arma o strategia di difesa delle minoranze etniche, nonché come generale maniera di convivenza civile:

Ossessionato ancora ad articolare la sua identità, il Canada spesso parla con una doppia voce, con la lingua biforcuta dell’ironia. Benchè questa di solito sia vista come un’arma di difesa od offensiva – è anche un “modo di parlare (attraverso ogni medium) che permette a chi parla di rivolgersi e allo spesso tempo confrontare leggermente un discorso ‘ufficiale’: cioè lavorare all’interno di una tradizione dominante, ma anche sfidarla – senza essere affatto cooptato da essa.

(Obsessed, still, with articulating its identity, Canada often speaks with a doubled voice, with the forked tongue of irony. Although usually seen as either a defensive or an offensive rhetorical weapon, iron – even in the simple sense of saying one thing and meaning another – is also a ‘mode of speech’ (in any medium) that allows speakers to address and at the same time slyly confront an ‘official’ discourse: that is, to work within a dominant tradition but also to challenge it – without being utterly co-opted by it.) (Splitting, p. 1-2).7

 

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In conclusione Frank G. Paci, “pioniere” della moderna letteratura italo-canadese relativamente recente a partire dal 1978 (anno in cui uscì il romanzo “The Italians” di Frank G. Paci, l’antologia “Roman Candles” di  Pier Giorgio Di Cicco e fu fondata la casa editrice “Guernica” di Antonio D’Alfonso) rappresenta la condizione degli immigrati italiani in Canada in una prospettiva storica che si estende dai primi immigrati del dopoguerra alla generazione successiva, dal ghetto etnico di Soult Ste. Marie alla grande città di Toronto, Venezia, Firenze, Roma, Parigi e New York.  Dal bruto lavoro della fabbrica all’ambiente universitario, dalla cultura e morale tradizionale alla rivoluzione sessuale degli anni Sessanta, dalla comunità etnica italo-canadese alla società canadese in generale. A questa prospettiva storica si accompagna un peculiare interesse di Frank G. Paci ad una prospettiva filosofica della vita.

 

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NOTE

1 All’inizio in Black Blood (1991), il ragazzino Markie vive nel mondo affascinante dei fumetti e del cinema popolato da eroi del Far West, dell’epica biblica, dei romanzi polizieschi e altri eroi. Alla fine in Hard Edge (2005) quando Mark ha finito l’università, lo troviamo in compagnia dell’ultimo eroe dei suoi pensieri, Kierkegaard. Nel precedente romanzo, Italian Shoes (2002) l’eroe con cui egli conversa e a cui s’ispira è Ludwig Wittgenstein. Ancora in Black Blood, l’adulto autore della confessione - che costituisce il romanzo - cita Plotino che esorta a intraprendere un viaggio di esplorazione dell’anima, come i Grandi Esploratori del passato (Blak B, 3), altri eroi exemplars of our behaviors. (“esemplari del nostro comportamento”). (Interview, 137)

2  Lo stesso Paci si distacca dalla chiesa durante la sua adolescenza dolorosa per eventi non precisati. Ma afferma che la sua scrittura va diventando sempre più “piena di preghiere” (“prayful”), sempre più “rivelatrice di una nuova spiritualità, oltre le vecchie incrostate discipline di una religione istituzionalizzata. (“revelatory of a new kind of spirituality that has done with the old encrusted disciplines of institutionalized religion.”) (Interview, 139). Il suo interesse è quello che Mark chiama “‘trovare le tracce del divino’ nella vita ordinaria” (“’finding traces of the divine’ in ordinary life.”) (141). Egli ricerca gli “eroi esemplari” in campo religioso: “riconoscere quello che i grandi pensatori e i profeti dissero realmente e fecero e cercare di vivere secondo la loro scrittura [Black Blood] e il loro esempio.” (“to recognize what the great thinkers and prophets really said and did and try to live by their black blood and their example.”) (141).

3 Da bambino Markie era affascinato dalla storia di Dick e Jane col cane Spot che rappresentava la famiglia inglese “tanto educata e amorosa” (“so mannerly and loving.”) (Black Blood, 26) al contrario della sua famiglia. Sua madre si commuoveva ad ascoltare Luciano Tajoli cantare “Mamma”, ma “non aveva mai abbracciato” (“never hugged”) il figlio (18). Una volta davanti alla televisione Marco si commuove quando vede “un padre che abbracciava il figlio” (“a father hug his son”) nella commovente scena di un film (126) e reagisce rudemente contro suo padre. Questi una volta va dal figlio, pone la mano sul tavolo accanto a quella del figlio, ma i due non si toccano. Marck dice “Non so come manifestare dell’amore a qualcuno,” ho detto, con la voce rotta dall’emozione. “I miei genitori mi hanno insegnato la dedizione, la lealtà, il duro lavoro, il rispetto per altri – ma mai come manifestare amore” (“I don’t know how to show anybody any love,” I said, my voice cracking with emotion. “My parents thought me dedication, loyalty, hard work, respect for others – but never how to show love.”). (Rooming-House, 124). Tutti hanno bisogno di amore ma si bloccano, restano chiusi nel proprio io, c’è sempre un contrasto fra di loro, particolarmente intenso in Black Madonna, una tensione di amore e risentimento tra i genitori e i figli, una “generation gap” aggravata dallo stato di immigrati dei genitori.

4 La morte di Perry, quando precipita dal ponte in una sfida col rivale Rico, è il più grande “momento dell’essere” di Black Blood: “Egli [Perry] sembrava consumato, posseduto da un  accresciuto senso dell’essere […] la sua faccia, bilanciata tra l’estasi e la paura, brillava nel suo più grande momento dell’essere. (“He [Perry] seemed consumed, possessed by a heightened sense of being […] His face, balanced between ecstasy and fear, shone at his greatest moment of being.”) (Black Blood,186, 188-189). Ancora la felicità dell’infanzia: “Era un momento dell’essere buono quanto quelli che avevo avuto da ragazzo. Quando ci nascondevamo fra le rocce e rincorrevamo le farfalle monarch – le nostre vite senza preoccupazioni e meravigliose. Non avevamo peccato, né coscienza. Ma solo la pura liberazione del corpo che ci accomunava l’un l’altro. E tutt’uno con le rocce e la terra.” (“It was a moment of being as good as any I had as a boy. When we’d make our hiding places in the rocks and chase after monarch butterflies - our lives carefree and wonderful. We had not known sin, or conscience. But only the pure release of body that made us one with each other. And one with the rocks and the earth.” () (Rooming-House, 72). E ancora, Marco parla “col cuore” di sentirsi parte di un disegno divino, un “momento dell’essere. (117). In albergo Marco non riesce a “connettere” con Marian, non accadde la magia dell’infanzia: “momenti quando mi sentivo parte di un meraviglioso piano della creazione – un più elevato stato di grazia, una intenza speranza e fede nei poteri che mi governavano.” (“moments when I had felt myself to be part of a wonderful plan of creation – a heightened state of grace, an intense hopefulness and faith in the powers that governed me.”) (Rooming-House, 54). Nel Nord Ontario Mark aveva avuto questi momenti dell’essere: “Avevo sentito a volte il battito del cuore del mondo, il mio sangue scuro in simpatia con l’oscuro suolo e i liquidi interni della terra. Adesso, comunque, ogni cosa sembrava fuori sincronia.” (“I had occasionally felt the heartbeat of the world, my dark blood in sympathy with the dark soil and fluids of the inner earth. Now, however, everything seemed out of sync.”) (81). Alla fine Rico Stocco va a vivere nel mondo selvaggio del Nord Ontario, e Mark vede lì dei momenti dell’essere, vede Rio “connesso a questa terra [...] connesso agli alberi  [...] connesso al castoro che aveva ucciso, e all’orso di cui portava gli artigli intorno al collo, e alle più piccole creature – le farfalle e gli insetti che brulicavano vivi sulla terra a un passo dall’estinzione [...] sentivo questo solo momentaremente, un momento dell’essere nel profondo cavo del mio cuore – come se tutto fosse separato e differente e fosse tuttavia tutt’uno.” (“connected to this land [...] connected to the trees  [...] connected to the beaver he had killed, and the bear whose claws he wore around his neck, and the smallest creature too - the butterflies and insects who crawled feelingly over the earth one step away from extinction. [...] I felt this only momentarily, a moment of being deep in the cave of my heart - that though everything was separated and different, it was all the same, all one.”) (Under the Bridge, 204).

5 Calvino scrive: “Cercherò prima di tutto di definire il mio tema. Esattezza vuol dire per me soprattutto tre cose: 1) un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato; 2) l’evocazione d’immagini visuali nitide, incisive, memorabili; in italiano abbiamo un aggettivo che non esiste in inglese, ‹‹icastico››, dal greco ‘eika-stikos’; 3) un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione.” (Lezioni, 65-66) Detto questo, Calvino dimostra (con analisi nella scienza, filosofia e poesia) che l’esattezza delle parole conduce alla rivelazione della verità delle cose, come per Paci. “Per questo – conclude Calvino– il giusto uso del linguaggio per me è quello che permette di avvicinarsi alle cose (presenti o assenti) con discrezione e attenzione e cautela, col rispetto di ciò che le cose (presenti o assenti) comunicano senza parole.” (85).

6 Marco argomenta: “Supponi che io scriva una storia su mio padre [...] E che questa storia verta su quello che gli è realmente accaduto, e su quello che sarebbe potuto accadere – tutto mescolato insieme come se tutto fosse realmente successo – io sto mentendo o dico la verità” (“Suppose I write a story about my father […] And this story is about what actually happened to him and what possibly could’ve happened – all mixed up as if it all did actually happen – am I lying or telling the truth?”) e Lisa risponde: “Matisse disse che l’esattezza non è la verità” (“Matisse said that exactitude is not the truth.”). (33)

7 Un esempio di ironia come arma insieme di difesa ed offesa è vista dalla Hutcheon (Postmodern, 11) in questi versi di Len Gasperini (“Il sangue”, p. 123 ) scritti in onore di Pier Giorgio Di Cicco, contro gli stereotipi degli italiani:

Let us string our mandolins and sing

O Sole Mio every night.

The joy is ours.

An Italian is supposed to lay bricks.

You build poems with the stars. 

(Accordiamo I mandolini e cantiamo,

O Sole Mio ogni notte.

È la nostra gioia.

Un Italiano dev’esser un muratore.

Tu costruisci poemi con le stelle.)

 

 

 

OPERE CITATE

 

Calvino, Italo. Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio. Milano: Mondadori, 2002.

 

Carlevaris, Anna. "The most and secret things of life”: Religious Imagery in the Writings of Frank, in F.G. Paci: Essays on His Works ed. J. Pivato, Toronto: Guernica Editions, 2003, pp. 19-27,  pp. 59-68. 

 

Edwards, Caterina. “The Confessions of Mark Trecroci: Style on Frank Paci’s Black Blood and Under the Bridge” in F.G. Paci: Essays on His Works ed. J. Pivato, Toronto: Guernica Editions, 2003, pp. 19-27.

 

Frye, Northrop. Anatomy of Criticism: Four Essays. New York, Atheneum, 1970.

 

Gasperini, Len. “Il sangue” in The Broken Worls. Poems 1967-1998. Toronto: Guernica Editions, 2005, p. 123.

 

Hutcheon, Linda. “As Canadian as ... Possible ... under the Circumstances” Introduzione, Splitting Images. Contemporary Canadian Ironies. Toronto: Oxford University Press, 1991. pp. 1-45

_____________ “’Circling the Downspout of Empire’: Post-Colonial and Postmodern Ironies” in Splitting Images. Contemporary Canadian Ironies. Toronto: Oxford University Press, 1991. pp.69-95.

_____________ "Postmodern Ironies of Ethnicity". Italian Canadiana. vol. 6 (1990). pp.7-17

 

Paci, F.G. The Italians. Ottawa: Oberon Press, 1978. New American Library, 1980.

________ Black Madonna. Ottawa: Oberon Press, 1982.

________ The Father. Ottawa: Oberon Press, 1984.

________ Black Blood. Ottawa: Oberon Press, 1991.

________ Under the Bridge. Ottawa: Oberon Press, 1992.

________ Sex and Character. Ottawa: Oberon Press, 1993.

________ The Rooming-House. Ottawa: Oberon Press, 1996.

________ Icelands. Ottawa: Oberon Press, 1999.

________ Italian Shoes. Toronto: Guernica, 2002.

________ Losers.Ottawa: Oberon, 2002.

________ Hard Edge. Toronto: Guernica, 2005

________ "Growing Up with the Movies," in The Anthology of Italian-Canadian Writing. ed. J. Pivato.Toronto: Guernica Editions, 1998, pp. 260-270.

________ "Tasks of the Canadian Novelist Writing on Immigrant Themes," in Contrasts: Comparative Essays on Italian-Canadian Writing. ed. J. Pivato. Montreal: Guernica Editions, 1985, 35-60..

 

Pivato, Joseph. “Interview in Three Parts by C:D: Minni and Joseph Pivato,” in F.G. Paci: Essays on His Works ed. J. Pivato, Toronto: Guernica Editions, 2003, 132-144.

___________ The Anthology of Italian-Canadian Writing. ed. J. Pivato. Toronto: Guernica Editions, 1998.

___________ F.G. Paci: Essays on His Works. ed. J. Pivato, Toronto: Guernica Editions, 2003.

 

Pirandello, Luigi. “Soggettivismo e oggettivismo” in Opere di Luigi Pirandello, vol. 6. Mondadori, Milano, 1973 pp. 183-206.

 

Ricci, Nino. “From Fact to Fiction: Lives of the Saints” in Italian Canadiana, Vol. 8 1992, pp. 22-29.

 

Taviano, Stefania. La comicità italoamericana. Il caso di Noc e Joe. Altreitalia 28 (gennaio-giugno) 2004, pp. 152-159.

 

Sciff-Zamaro, Roberta. "Black Madonna: A search for the Great Mother," in Contrasts: Comparative Essays on Italian-Canadian Writing. Montreal: Guernica, 1990 pp. 28-36.

 

Tuzi, Marino. " Provisionality, Multiplicity, and the Ironies of Identity in Black Madonna" in F.G. Paci: Essays on His Works ed. J. Pivato, Toronto: Guernica Editions, 2003, pp. 69-106.

 

 

 

1 febbraio 2006 / 1 agosto 2006 (riveduto)

 

 

 

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