Intervista con Licia Canton su Antonio D’Alfonso

Egidio Marchese

emarchese@primus.ca

 

(English version follows below)

 

L

icia Canton e Antonio d’Alfonso, sono due esponenti di rilievo della cultura italo-canadese, entrambi scrittori di varia dimensione: editori, poeti, scrittori di narrativa, conferenzieri, saggisti. La loro biografia e bibliografia sono note ai lettori di Bibliosofia, dove sono apparsi molti articoli, saggi, interviste di loro e su di loro.

Di Licia Canton, nata a Savarzere (Venezia) e residente a Montreal dall’età di cinque anni, ricordiamo la sua attività di editore della rivista Accenti (http://www.www.accenti.ca), la pubblicazione dei volumi da lei curata: The Dynamics of Cultural Exchange: Creative and Critical Works (2002), Adjacencies: Canadian Minority Writing (con D. Beneventi & L. Moyes) (2004), Writing Beyond History (con De Santis & Fazio) (2006), and Rebus: Artists and Poets in Correspondence (con Anna Carlevaris). Tra molti suoi articoli e conferenze menzioniamo il suo saggio su D’Alfonso  “The Risks and Pleasures of Revised Translation (http://www.athabascau.ca/writers/fabrizio.html). Sono di prossima pubblicazione i suoi due ultimi libri Antonio D'Alfonso: Essays on His Works, e The Butcher’s Daughter, una raccolta di suoi racconti.

Su Bibliosofia sono apparsi vari suoi articoli: “La lingua del Belpaese in Canada” (n.32), “Intervista a Licia Cantondi Anna Maria Zampieri Pan (n.38), “"Ingrata": Negoziando Linguaggio e Identità in "The Italians" e  "Black Madonna" di Frank Paci” (n.48), “La narrazione di un'Identità in "The Lion's Mouth" ” (n.52), “Our Women, Our Writers / Le nostre scrittrici canadesi” (n.61), “Intervista a Delia De Santis(n.64), “Vino di mandorla e fertilità” (n.70), “Intervista con Gabriella Iacobucci” (n.77), “Our Women, Our Writers: Marisa De Franceschi” (n.79), “Intervista a Marisa De Franceschi(n.84). L’ultima sua conferenza è stata la relazione "Antonio D'Alfonso and the Passage of Time: From Fabrizio's Passion to A Friday in August," presentata al convegno organizzato dall'Associazione Italiana di Studi Canadesi che si è svolto il 27-29 ottobre 2006 all'Università di Genova.

Di Antonio D’alfonso, nato e cresciuto a Montreal da genitori molisani, ricordiamo la sua famosa attività di editore di Guarnica Editions Inc. fondata nel 1978, e i suoi  volumi più celebri che hanno ricevuto vari premi e riconoscimenti: L’autre rivage (poesie e prosa poetica del 1987, anche in versione inglese):  finalista al premio Prix Émile Nelligan.   1998: L’apostrophe qui me scinde: finalista al premio Prix Saint Sulpice.  200: Fabrizio’s Passion: vincitore del premio Bressani Award (pubblicato anche nella versione francese). 2002: Comment ça se passe: finalista al premio Trillium Award.  2003: La passione di Fabrizio vincitore del premio internazionale Emigrazione in Italia. 2005: Un vendredi du mois d’août, vincitore del Trillium  Award. (27 Avril 2005).  Si aggiungono i volumi di grande successo: In Italics: In Defense of Ethnicity (saggi, Guernica, 1996, anche in versione italiana), e il volume di saggi più recente Gambling With Falure (Exile Editions, Toronto 2006). Si susseguono innumerevoli articoli e anche interviste come l’ultima rilasciata a Fredy Franzoni della radio svizzera nell’agosto del 2006, di cui l’autore ci ha dato gentilmente il testo registrato.

 Su Bibliografia sono apparsi vari articoli di e su Antonio D’Alfonso: Antonio D'Alfonso vince il Trillium canadese, di Mariella Policheni (n.14), “Introduzione a Cursivi italici e Autoritratto” dell’autore (n.24), “Intervista ad Antonio D’Alfonso” di Alessandra Jarque (n.25); “Un'investigazione sull'identità e lo spaesamento” di Pasquale Verdicchio (n.26), “L’dentità di Antonio D’Alfonso” di Egidio Marchese (n.27).

La nostra intervista a Licia Canton verte soprattutto su Antonio D’Alfonso.

 

*     *     *

 

Egidio Marchese:  Ti sei occupata e hai scritto varie volte di Antonio D’Alfonso. Innanzi tutto, com’è Antonio D’Alfonso come uomo?

 

Licia Canton:  Secondo me ci sono poche persone che conoscono molto bene l’uomo. Purtroppo io non sono una di quelle poche. Ho conosciuto Antonio nel 1990 quando iniziai il dottorato all’Università di Montreal. La mia prima impressione fu ch’egli fosse un uomo felice e generoso. Mi ha dato molti libri per le mie ricerche letterarie. Ho conosciuto Julia, allora sua moglie, ed eravamo all’inizio di un’amicizia che poi non ha fiorito, perché si sono divisi e ho perso contatto con lei. Con Antonio, negli ultimi 16 anni siamo stati in contatto per ragioni letterarie. Sono 16 anni che mi arrivano libri a casa senza che io li abbia richiesti. Lo considero ancora un uomo generoso in questo senso. Abbiamo un rapporto professionale, basato sul rispetto reciproco del nostro lavoro. Direi che è un uomo complicato e non mi azzardo a capirlo. Piuttosto mi soffermo a cercare di capire i suoi scritti, dove ogni tanto si vedono diversi lati del suo essere.

 

E.M.  Sono passati già dieci anni da quando hai fatto il dottorato all’università di Montreal trattando anche di Antonio D’Alfonso. Puoi parlarci di questo tuo interesse? Perché Antonio D’Alfonso?

 

L.C.  Ho voluto concentrare le mie ricerche sui romanzi di autori italocanadesi e Fabrizio’s Passion, il primo romanzo di D’Alfonso, è una componente rilevante della tesi. Il romanzo è importante non soltanto perché allora (dieci anni fa) era uno dei pochi romanzi scritti da uno scrittore italoquebecchese, ma anche perché la narrativa rispecchia la realtà culturale di una generazione – quella di D'Alfonso – figli di immigrati italiani cresciuti nel Quebec, influiti non soltanto dall’italiano o dal dialetto e dall’inglese, ma anche dal francese.  Attraverso il protagonista Fabrizio, il romanzo di D'Alfonso illustra bene l'incrocio delle tre culture.

 

E. M.  Dopo la tua tesi di dottorato, hai scritto ancora degli articoli su Antonio D’Alfonso. Puoi parlarci di questi tuoi articoli? Quali aspetti delle sue opere hai trattato?

 

L.C.  Fabrizio's Passion è la versione inglese di Avril ou l'anti-passion. Ho scritto uno studio comparato sulle due versioni, argomentando che la seconda non è una traduzione della prima: l'autore ha riscritto la narrativa in inglese. In maggioranza è rimasto fedele all'originale, ma ho sottolineato degli elementi che sono stati cambiati. Lo stesso romanzo è apparso in italiano e poi in portoghese. Queste versioni sono traduzioni fatte da traduttori e non dallo stesso autore. Ho anche scritto sulla presenza di altre lingue nella narrativa di D'Alfonso, cioè il ruolo specifico di parole italiane o francesi nella narrativa inglese.

 

E. M.  Nell’introduzione del suo ultimo libro “Gambling With Failure” D’Alfonso scrive che la sua scrittura non segue una metodologia accademica, è spesso disordinata e ripetittiva e ciascuna ripetizione è come un “musical leitmotif.” Quali sono secondo te queste ripetizioni di D’Alfonso? In altre parole, quali sono i motivi, i temi o i sentimenti ricorrenti nelle sue opere?

 

L.C.  Ci sarebbe molto da dire, ma in poche parole: l’amore, l’impulso naturale, il sesso, la famiglia, il ruolo del genitore, le cicatrici della vita, i rapporti distruttivi, la donna, la confusione, l’importanza del rapporto umano, dell’amicizia e della fratellanza, la musicalità della parola, la lingua, il miscuglio di varie lingue, l’impulso creativo, ecc.

 

E.M.  Cosa vuole esprimere il titolo del libro “Gambling With Failure”?

 

L.C.  Ci possono essere varie interpretazioni di questo titolo, che può fare riferimento all’individuo o a una comunità. È un titolo che riflette l’incertezza e la fine di un essere. Quando si dice fallimento o fallito questo termine ha un significato finale, ma può anche indicare un altro inizio. Dopo il fallimento c’è una rinascita anche se in una forma diversa. Tutto ciò che ha fatto D’Alfonso, come artista e scrittore (e forse anche dal lato personale) lo ha fatto con passione e spesso impulsivamente, cioè rischiando. Lo ha fatto perché si sentiva di farlo, o perché bisognava farlo. Non ha fatto un ‘business plan’ prima di agire o di reagire e dunque il successo non era una cosa sicura. Ma, secondo me, il successo stesso è nel fare, magari utile anche se fallisci, perché poi c’è sempre una rinascita, una nuova prospettiva.

Direi che la parola ‘failure’ è una parola che Antonio ama esprimere, pronunciare, utilizzare. In diverse conversazioni che ho avuto con lui ritorna spesso questa parola.

 

E. M.  L’ultimo tuo studio su D’Alfonso è la relazione intitolata "Antonio D'Alfonso and the Passage of Time: From Fabrizio's Passion to A Friday in August," che hai presentato all’Università di Genova  il 27-29 ottobre 2006. Puoi dirci qualcosa del Convegno e dell’Associazione che lo ha organizzato?

 

L.C.  Il convegno, intitolato Boundaries, Passages & Sanctuaries, è stato organizzato dall'Associazione Italiana di Studi Canadesi e dalla British Association for Canadian Studies. I relatori venivano dal Canada, dall'Italia, dall'Inghilterra, dalla Germania. Sono studiosi in vari campi – dalla letteratura alla storia, dall’arte alla giurisprudenza – e il Canada è il comune denominatore che li unisce. Ho rivisto alcuni colleghi che avevo conosciuto all'Università di Udine due anni prima – Valerio Bruni e Deborah Saidero – come pure Orianna Palusci dell'Università di Trento e Luigi Bruti Liberati dell'Università di Milano, ora presidente dell'Associazione Italiana di Studi Canadesi.

Sono molto orgogliosa di essere stata invitata a presentare il mio lavoro al convegno. Nell’ambito universitario italiano c’è un grande interesse per gli scritti di Antonio D'Alfonso; infatti, c’era presente un bel pubblico quando ho fatto la mia relazione.

La mia partecipazione è stata possibile con il sostegno del Governo del Canada. Per me è sempre molto interessante e fruttuoso sentire che cosa stanno studiando i ricercatori universitari italiani nel ramo delle lettere canadesi e in particolare l'interesse che portano alla cultura italocanadese. Come direttrice della rivista culturale Accenti, è importante rimanere aggiornata sui temi discussi durante tali convegni, che sono una fonte di quello che cerchiamo di trattare nella nostra rivista.

 

E. M.   Puoi parlarci del contenuto della tua relazione al Convegno di Genova?

 

L.C.  Ho parlato del passare del tempo tra i due romanziFabrizio's Passion (1995) e A Friday in August (2005) – all’interno della narrative stessa, e ho toccato gli elementi autobiografici.

Fabrizio's Passion tratta dell’emigrazione dei genitori molisani di Fabrizio Notte. Il secondo romanzo si sofferma sul ritorno a Montreal di Notte che cerca di valutare o di giustificare le sue scelte di vita visitando luoghi e persone della sua giovinezza. Nel 1992, Antonio D'Alfonso lascia Montreal per continuare la sua carriera di autore e di editore a Toronto. Un po’ come il suo protagonista Notte in A Friday in August, D'Alfonso (l’uomo) ha espresso più volte che è rimasto deluso della sua ‘esperienza’ a Toronto, e infatti torna a Montreal ripetutamente alla ricerca di un espressione intellettuale e culturale.

Sono passati dieci anni tra la pubblicazione dei due romanzi. Sono romanzi di una trilogia … l’autore sta scrivendo il terzo romanzo.

 

E. M.  C’è molta attesa sulla pubblicazione del tuo prossimo libro “Antonio D'Alfonso: Essays on His Works.” Cosa puoi dirci a questo proposito?

 

L.C.  Sono diversi anni che lavoro su questo volume. Antonio D'Alfonso: Essays on His Works sarà disponibile nel 2008. Ho curato un volume di saggi di circa 20 collaboratori: professori, poeti, traduttori, ecc. Ognuno ha scritto un saggio su un tema specifico o una pubblicazione specifica di D'Alfonso. Sono saggi accessibili a tutti, non sono soltanto accademici. C'è una bella varietà di stili e di contenuto. C'è pure un'intervista con D'Alfonso, la sua biografia e bibliografia. Penso che il volume sia un bell’omaggio all’opera di D’Alfonso. Fra i collaboratori ci sono italocandesi come pure altri. Ad esempio, Paul Bélanger scrive sul poeta, Domenic Beneventi si sofferma sul tema della lingua, Nancy Giacomini parla dell’identità etnica, Chantal Ringuet analizza la passione del ritorno, e Pasquale Verdicchio parla dell’inizio dell’attività letteraria di D’Alfonso.

 

E. M.  Parlando più in generale, il tema costante e centrale dell’identità e della cultura, già ricorrente in “In Italics: In Defense of Ethnicity” e anche in “Duologue: On Culture and Identity” (una discussione con Pasquale Verdicchio), torna a essere discusso in termini radicali in “Gambling With Failure” e anche nell’intervista a D’Alfonso di Fredy Franzoni della radio svizzera nell’agosto del 2006. Si parla di cultura italiana che muore, di cultura italo-canadese che non esiste, di una cultura italica ch’è una speranza. Come definisci e commenti queste prese di posizioni radicali di D’Alfonso?

 

L.C.  Questo è un argomento complicato, un tema sensibile, che deve essere analizzato e considerato a lunga scadenza. Sono disposta a parlare di italicità, di una rete inclusiva, di una cultura italica che porta lo sguardo verso il futuro. Ma non sono pronta a negare la cultura italo-canadese che stiamo vivendo ora. Siamo magari in fase di trasformazione, ma per ora esiste ancora.

 

E. M.  Per finire, non posso non farti una domanda al di fuori del tema D’Alfonso. È stata annunciata la pubblicazione di un tuo libro intitolato “The Butcher’s Daughter,” una raccolta di tuoi racconti. Cosa puoi dirci di questo?

 

L.C.  Direi che questo progetto è un lungo viaggio – il risultato di tante idee ed emozioni. Dicono che il bello è il viaggio e non la destinazione, e a volte si arriva in un luogo diverso da quello che si aveva in mente alla partenza. Come Antonio D'Alfonso, sono anch’io un prodotto di tre culture e ho voluto scrivere dei racconti che toccano in maniere diverse queste culture. I racconti sono diversi ma c’è un legame fra l’uno e l’altro.

 

E. M.  Ti ringrazio della tua gentile partecipazione a questa intervista.

 

L.C.  Il piacere è tutto mio.

 

 

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(English version)

 

An Interview with Licia Canton on Antonio D'Alfonso

Egidio Marchese

emarchese@primus.ca

 

L

icia Canton and Antonio d'Alfonso, well-known representatives within the Italian Canadian culture are very different writers and yet both are editors, poets, prose writers, essayists and public speakers. Their biographies are known by the readers of Bibliosofia, which has published their articles, essays, and interviews by and about them.

Licia Canton was born in Cavarzere (Venezia) and has been a Montrealer since the age of four. She is the editor of Accenti (www.accenti.ca), and several books: The Dynamics of Cultural Exchange: Creative and Critical Works (2002), Adjacencies: Minority Writing in Canadian (with D. Beneventi & L. Moyes) (2004), Writing Beyond History (with De Santis & Fazio) (2006), and Rebus: Artists and Poets in Correspondence (with Anna Carlevaris). “The Risks and Pleasures of Revised Translation” (http://www.athabascau.ca/writers/fabrizio.html) is one of her earliest articles on D'Alfonso. A book titled Antonio D'Alfonso: Essays on His Works is forthcoming as is The Butcher's Daughter, a collection of short stories.

The following articles have appeared in  Bibliosofia: “La lingua del Belpaese in Canada” (n.32), “Intervista a Licia Canton” by Anna Maria Zampieri Pan (n.38), “"Ingrata": Negotiating Language and Identity in Frank Paci’s The Italians and Black Madonna” (n.48), “Narrating an Identity in The Lion's Mouth” (n.52), “Our Women, Our Writers” (n.61), “An Interview with Delia De Santis” (n.64), “Almond Wine and Fertility” (n.70), “Intervista con Gabriella Iacobucci” (n.77), “Our Women, Our Writers: Marisa De Franceschi” (n.79), “An Interview with Marisa De Franceschi” (n.84). Her most recent paper is "Antonio D'Alfonso and the Passage of Time: From Fabrizio's Passion to A Friday in August," presented at a conference organized by the Associazione Italiana di Studi Canadesi and the British Association for Canadian Studies at the University of Genova, October 27-29, 2006.

      Antonio D'Alfonso was born and raised in Montreal of Molisan parents. He is the renowned founder and publisher of the very prestigious Guernica Editions since 1978. The following are his most well-known, prize-winning books: The Other Shore (poems and prose, 1987, which also appeared in French as L'autre rivage): a finalist for the Prix Émile Nelligan.   1998: L'apostrophe qui me scinde: finalist for the Prix Saint Sulpice.  2002: Fabrizio's Passion: winner of the Bressani Award (also published in French). 2002: Comment ça se passe: finalist for the Trillium Award.  2003: La passione di Fabrizio winner of the Premio Internazionale Emigrazione in Italy. 2005: Un vendredi du mois d'août, winner of the Trillium  Award. (27 Avril 2005).  Other renowned books include: In Italics: In Defense of Ethnicity (essays, Guernica, 1996, also published in Italian), and the most recent volume of essays  Gambling With Falure (Exile Editions, Toronto 2006). Numerous articles and interviews have been published on D’Alfonso’s work. He was interviewed by Fredy Franzoni of Radio Svizzera in August 2006, which the author has graciously made available to us.

Bibliosofia has published numerous articles by and on Antonio D'Alfonso: Antonio D'Alfonso vince il Trillium canadese, by Mariella Policheni (n.14), “Introduzione a Cursivi italici e Autoritratto” by the author (n.24), “Intervista ad Antonio D'Alfonso” by Alessandra Jarque (n.25); “Un'investigazione sull'identità e lo spaesamento” by Pasquale Verdicchio (n.26), “L'dentità di Antonio D'Alfonso” by Egidio Marchese (n. 27).

Our interview with Licia Canton deals mostly on Antonio D'Alfonso’s work.

 

*     *     *

 

Egidio Marchese:  You have written on Antonio D’Alfonso quite often. Can you tell us about Antonio D’Alfonso the man?

 

Licia Canton:  I think that few people know the man very well. Unfortunately, I am not one of those who do. I met Antonio in 1990 when I began a Ph.D. at the University of Montreal. My first impression was that of a happy and generous man. He gave me many books for my research. I met Julia, who was then his wife, and we’d begun a friendship which didn’t flourish because they broke up, and I lost touch with her. For the last 16 years I’ve been in touch with Antonio for literary reasons. I’ve been receiving books at home, without having asked for them, for 16 years. In this respect, I still think he is generous. We have a professional relationship, based on mutual respect of each other’s work. I would say that he is a complicated man and I would not venture to try to understand him. I would rather focus on understanding his writing, which shows aspects of the man every once in a while.

 

E.M.  Ten years have passed since you completed your doctorate which also dealt with Antonio D’Alfonso. Can you talk about your interest? Why Antonio D’Alfonso?

 

L.C.  I wanted to focus my research on Italian Canadian novelists and Fabrizio’s Passion, D’Alfonso’s first novel, was an important part of the thesis. The novel is important not only because, ten years ago, it was one of the few written by an Italian Quebecois, but also because the narrative mirrors the cultural reality of a generation –D'Alfonso’s – children of Italian immigrants raised in Quebec, who were influenced by Italian or a dialect, English, and also French.  Through the protagonist Fabrizio, D'Alfonso’s novel clearly illustrates the intersection of these three cultures.

 

E. M.  After your doctoral thesis, you wrote articles on Antonio D’Alfonso. Can you talk about these? What did you deal with, and which works did you write about?

 

L.C. Fabrizio's Passion is the English version of Avril ou l'anti-passion. I wrote a comparative study on the two versions, arguing that the second is not a translation of the first: the author rewrote the narrative in English. He is faithful to the original, but I pointed out some elements which were changed. The novel also appeared in Italian and Portuguese, but these were translated by someone else, not the author. I’ve also written on the interference of other languages in D’Alfonso’s narrative, that is, the role of the Italian or French word in the English text..

 

E. M.  In the introduction to his recent book “Gambling With Failure” D’Alfonso says that his writing does not follow an academic methodology. It is often disorganized and repetitive, and each repetition is like a “musical leitmotif.” What are these repetitions? In other words, what are the recurring themes or the emotions in his writing?

 

L.C.  There’s a lot to say here, but in a few words: love, the natural impulse, sex, family, the parent’s role, the scars of life, destructive relationships, woman, confusion, the importance of human relationships, friendships and siblings, the musicality of words, language, the interference of languages, the creative impulse, etc.

 

E.M.  What does the title “Gambling With Failure” mean?

 

L.C.  The title can have many meanings, and can refer to the individual or to communities. As a title it reflects the uncertainty and finality of being. When one says failure, one thinks of finality, but it can also be another beginning. There is often a rebirth after failure, even if in a different form. Everything D’Alfonso has done as an artist and writer (and he might also say personally), he has done with passion and often impulsively, that is he has gambled. He acted or reacted because he wanted to or because it was necessary to do so. He didn’t make a business plan before taking action or reacting and therefore he wasn’t sure of succeeding. I think that success is in the doing, even if the result is failure, because there is always a rebirth, a new beginning, a new perspective.

I would say that Antonio likes the word ‘failure’; he likes to say it, to pronounce it and to use it. He’s used the word quite often in some conversations I’ve had with him.

 

E. M.  Your last paper on D’Alfonso is "Antonio D'Alfonso and the Passage of Time: From Fabrizio's Passion to A Friday in August,” which you gave at the University of Genova, October 27-29, 2006. Can you tell us about  the conference and the association that organized it?

 

L.C.  The conference was Boundaries, Passages & Sanctuaries and was organized by the Associazione Italiana di Studi Canadesi and The British Association for Canadian Studies. The speakers  – from Canada, Italy, UK, Germany

– were Canadianists in various areas: literature, history, art, law. I was happy to see some colleagues that I’d met at the University of Udine two years ago –Valerio Bruni and Deborah Saidero – as well as Orianna Palusci of the University of Trento and Luigi Bruti Liberati, of the University of Milano, who is now the president of the Associazione

Italiana di Studi Canadesi.

I was very happy to present my work at the conference. There’s quite an interest in Antonio D'Alfonso’s writing within Italian universities and, in fact, there was a good audience when I delivered my paper.

My participation was made possible by the Government of Canada. It’s always very interesting and fruitful for me to see what university professors and researchers are focussing on in Canadian literature and especially with regard to Italian Canadian culture. As editor of the cultural magazine Accenti, it’s important for me to stay abreast of the themes discussed at such conferences, which are a source for what we want to do with the magazine.

 

E. M.  What was your paper about?

 

L.C.  I discussed the passage of time from one novel to the next – Fabrizio's Passion (1995) and A Friday in August (2005), both within the context of the narrative and beyond, that is, the autobiographical elements. Fabrizio's Passion looks back through time at the emigration of Fabrizio Notte's Molise-born parents. The sequel deals with Notte's return to his native Montreal and his attempt to come to terms with his choices by revisiting his youth. In 1992, Antonio D'Alfonso left Montreal to pursue a writing career and publishing ventures in Toronto. Much like his character Notte in A Friday in August, D'Alfonso the man has repeatedly expressed that he is disillusioned with his Toronto experience and keeps coming back to Montreal to seek intellectual and cultural nourishment. Ten years went by between the publication of the two novels, which are part of a trilogy. The author is working on the third novel.

 

E. M.  Your next book Antonio D'Alfonso: Essays on His Works is forthcoming. What can you tell us about it?

 

L.C.  I’ve been working on the book for a few years. Antonio D'Alfonso: Essays on His Works will appear in 2008. I edited the book of essays by 20 contributors, including professors, poets, translators, etc. Each contributor wrote an essay on a specific theme or work by D'Alfonso. They are not only academic essays, but also for the general public. There’s a good mix of styles and content. There’s an interview, a biography and bibliography. I think the book is a good homage to the writings of D’Alfonso. Some of the contributors are Italian Canadian, others are not. For instance, Paul Bélanger writes about the poet, Domenic Beneventi focusses on language, Nancy Giacomini discusses ethnic identity, Chantal Ringuet analyzes the passion of the return, and Pasquale Verdicchio’s essay talks about the beginning of D’Alfonso’s literary activities.

 

E. M.  Generally speaking, the central theme of identity and culture, which we saw in “In Italics: In Defense of Ethnicity” and also in “Duologue: On Culture and Identity” (a discussion with Pasquale Verdicchio), is discussed in more radical terms in “Gambling With Failure” and also in the interview by Fredy Franzoni of Radio Svizzera in October 2006. What is discussed is a dying Italian culture, an Italian Canadian culture that does not exist and an italic culture as hope. What are your comments on D’Alfonso’s radical stance?

 

L.C.  It’s a complex and sensitive topic, which needs to be analyzed and considered in the long term. I am willing to talk about italicità and an inclusive network, and an italic culture which looks towards the future. However, I would not say that the Italian Canadian culture – the one that we are living and contributing to now – does not exist. We are perhaps in a transformation phase, but that culture still exists at the moment.

 

E. M.  Finally, I cannot help but ask you a question that is outside of the topic of D’Alfonso. You are getting ready to publish The Butcher’s Daughter, a collection of stories. What can you tell us about it?

 

L.C.  This writing project is a rather long voyage – the sum of many ideas and emotions. They say that the destination is not always the best part of a trip, and sometimes we arrive in a place other than the one we had planned on. Like Antonio D'Alfonso, I am the product of at least three cultures and I wanted to write stories that touch on these cultures in a variety of ways.

 

E. M.  Thanks for the interview.

 

L.C.  It was a pleasure.

 

 

1 dicembre 2006

 

 

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