La lezione di Eco affascina Toronto

L'entusiasmo di Toronto per lo scrittore italiano, in città per presentare il suo ultimo romanzo:                         "La misteriosa fiamma della Regina Loana"

Damiano Vezzosi

dvezzosi@mac.com

 

Biglietti esauriti da giorni, sala piena già mezz'ora prima del previsto orario di inizio, applausi e reazioni a certe battute degne più di una rockstar che di un romanziere. Toronto ha confermato ancora una volta l'affetto e la stima che nutre per Umberto Eco.

L'altra sera la "brigantine room" dell'Harbourfront Centre ha ospitato il professore universitario e scrittore italiano, in Nordamerica per presentare il suo ultimo romanzo: "La misteriosa fiamma della regina Loana", tradotto in quasi 40 lingue. Un'accoglienza molto calda dunque, tanto da essere sorprendente. Una spiegazione all'accoglienza la fornisce il Console Marco Giomini, presente all'incontro. «A Toronto Umberto Eco è un vero e proprio personaggio—racconta il diplomatico—. È stato per numerosi anni visiting professor alla University of Toronto. Una "leggenda" narra che il titolo del suo primo e celebre romanzo "Il nome della rosa" venga dalla forma dell'edificio che ospita la biblioteca dell'ateneo torontino». Magari la storia del titolo è vera, forse no, certo si capisce meglio tanto entusiasmo.

Il pubblico era composto in grande maggioranza da anglosassoni, oltreché da italiani di recente arrivo in Canada, fra cui numerosi volti illustri: fra gli altri il Console generale Luca Brofferio, il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, Carlo Coen e rappresentanti della Camera di Commercio. Sparuta la rappresentanza del dipartimento di italianistica dell'università di Toronto. In platea si nota il professor Capozzi, peraltro salutato dallo stesso Eco nel corso della serata.
Sentir parlare Umberto Eco è un'esperienza affascinante. Raramente un uomo rivela la vastità della propria cultura senza dar l'impressione di voler parlare da un pulpito né essere pedante. La cultura di Eco non pesa, intrattiene; anche se alla fine rimane ben impressa nell'ascoltatore. È inoltre condita dalla tipica gestualità italiana che affascina e suscita una ilarità composta ma costante nel pubblico.

Eco ha iniziato l'incontro raccontando il romanzo, leggendone alcune parti e concludendo con la lettura in italiano di alcune pagine, alle quali la parte anglosassone dell'audience ha riso senza freni. Curioso, dal momento che praticamente nessuno capiva una parola di quello che Eco stava leggendo. Gli italiani in sala infatti in quel momento hanno solo ascoltato.

A quel punto è entrato in sala il giornalista della CBC David Gilmour. Il volantino distribuito in sala prima dell'inizio diceva il nome ma non specificava la professione. In sala si è perciò diffuso un gradevole chiacchiericcio sulla possibile presenza del chitarrista dei Pink Floyd per un incontro che, nel caso, avrebbe riempito l'Air Canada Centre. Il giornalista ha intervistato Eco su vari argomenti inerenti la scrittura di romanzi. Il professore ha intrattenuto la folla alternando battute a risposte più serie. Alcuni esempi

È vero che lei nel fine settimana scrive romanzi? Di solito la gente in quei giorni gioca a golf.

«Come diceva George Bernard Shaw: non è indispensabile essere stupidi per giocare a golf, ma aiuta! Comunque è vero che ho iniziato a scrivere romanzi per hobby».

Non trova strano che ci sia tanto interesse e popolarità per dei libri come i suoi che non sono certo facili? Come se lo spiega?

«Nell'ambiente dei libri c'è una categoria di persone che capisce poco: gli editori. Questi pensano che tutta la gente voglia leggere libri facili. Non è vero, altrimenti scrittori come Thomas Mann non avrebbero certo avuto la popolarità di cui godono. Ci sono persone che desiderano leggere libri facili, altre che ne desiderano di difficili. Io ho avuto la fortuna di trovare un editore che ha pubblicato il mio primo libro nonostante appartenesse alla seconda categoria».

Cosa pensa del film "Il nome della Rosa"? Personalmente lo ritengo un bel film. Trasformare un libro in un film è sempre un lavoro delicato e gli scrittori hanno atteggiamenti diversi sull'argomento. Ad esempio Stephen King odia la versione cinematografica del proprio romanzo "Shining", da tutti ritenuto un capolavoro pari al libro.

«Un film è il lavoro di un'altra persona, quindi sarà sempre diverso dal libro da cui viene tratto. Credo sia questo il caso anche de "Il nome della rosa", che comunque anche io ritengo un bel film».

Non teme che nella traduzione di un suo romanzo si perda la bellezza della lingua nella quale è stato scritto?

«Una traduzione è sempre un negoziato fra due cose diverse. Ritengo non debba essere troppo libera né troppo rigida. L'importante è che chi legge il libro nella nuova lingua ottenga lo stesso effetto, che sia un'esperienza simile a quella che si ha leggendolo nella lingua originaria».

Che reazioni suscita nell'ambiente accademico il suo successo come scrittore?

«Devo credere che siano contenti del mio successo dal momento che dopo, e solo dopo, che l'ho avuto, ho ricevuto 33 lauree honoris causa».

I critici letterari: cosa pensa di loro?

«Cerco di dare poco peso a quello che scrivono. Fanno il loro lavoro. Se leggo una recensione positiva sono contento. Se la leggo negativa, beh, fa niente! Mettendo un messaggio in una bottiglia può anche capitare che lo trovi un selvaggio».

 

FESTIVAL DEGLI AUTORI A TORONTO - L'elenco dei partecipanti alla 26ª edizione

C'è anche l'italiano Niccolò Ammaniti fra gli autori che prenderanno parte alla 26ª edizione del "Festival degli autori", in programma all'Harbourfront centre dal 19 al 29 ottobre. L'autore di "Io non ho paura"

L'edizione 2005 si annuncia fra le meglio riuscite del festival torontino. Vi parteciperanno alcuni fra i più importanti nomi emergenti della letteratura contemporanea.

Questo l'elenco completo degli scrittori che partecipano alla rassegna: Niccolò Ammaniti (Italia); Tash Aw (Malesia); David Baddiel (UK); Zsuza Bank (Germania); Julian Barnes (UK); David Bergen (Manitoba-Canada); Neil Bissoondath (Quebec-Canada); Dionne Brand (Trinidad/Ontario-Canada); Jonathan Coe (UK); Michael Crummey (Newfoundland-Canada); Anita Diamant (USA); Hadani Ditmars (British Columbia-Canada); Josh Emmons (USA); Jenny Erpenbeck (Germany); Diana Evans (UK); Will Ferguson (Alberta-Canada); Anne Fleming (British Columbia-Canada); David Gilmour (Ontario-Canada); John Irving (USA); Juris Jurjevics (Latvia/USA); Elizabeth Kostova (USA); Robert Kroetsch (Manitoba-Canada); Jim Lynch (USA); Andreï Makine (Russia/France); Andrew Miller (UK); Charles Montgomery (British Columbia-Canada); Shani Mootoo (Alberta-Canada); Donna Morrissey (Nova Scotia-Canada); Kate Mosse (UK); Kenneth Oppel (Ontario-Canada); Helen Oyeyemi (Nigeria/UK); Nelofer Pazira (Afghanistan/Canada); Alison Pick (Newfondland-Canada); Dorothy Porter (Australia); Francine Prose (USA); David Rakoff (Canada/USA); Leon Rooke (Ontario-Canada); Jonathan Safran Foer (USA); Vikram Seth (India); Ali Smith (UK); Robert Sullivan (New Zealand); Minette Walters (UK); Louise Welsh (UK); Christopher Wilson (UK); Tim Winton (Australia).

 

[Damiano Vezzosi è giornalista del Corriere Canadese di Toronto, nella cui edizione del 24 giugno 2005 sono stati pubblicati gli articoli sopra riprodotti per gentile concessione.]

 

 

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