Oriana
Fallaci, fiera Cassandra contro l'Islam
Egidio Marchese
Il mio commento su Oriana Fallaci (La rabbia e l'orgoglio del 2001, La forza della ragione del 2004 e Oriana Fallaci intervista sé stessa. L'Apocalisse del 2004) è un commento letterario. Quello che scelgo di esaminare soprattutto non è tanto se i suoi giudizi politici siano giusti o sbagliati (se, per esempio, la violenza e gli orrori dei figli di Allah contro l'Occidente siano giustificati e dettati dallo stesso Corano, come lei suggerisce e denuncia), quanto piuttosto esaminare il sentimento umano e la passione e la moralità della scrittrice, quale personaggio letterario lei stessa, fiero e drammatico, come quello di Cassandra di Christa Wolf. (Vedi in questo sito http://www.bibliosofia.net/files/Cassandra.htm ).
Tra la Cassandra Fallaci
e la Cassandra di Christa Wolf
c'è in comune perfino l'approssimarsi della morte, all'inizio, come se la vita
imitasse davvero l'arte: l'una prossima ad essere giustiziata alla corte di
Agamennone; l'altra vittima del cancro che la consuma dentro il petto. Ma quello che le due Cassandre hanno fortemente in comune è
l'urlo della loro preveggenza: la guerra e la distruzione di Troia da una
parte; e dall'altra la terribile "guerra santa" o Jihad
islamica contro l'Occidente. Infatti, la Cassandra
Fallaci fa spesso riferimento a Troia (cioè l'Europa) che brucia:
"come una Cassandra che parla al vento pubblicai La Rabbia e
l'Orgoglio. Quel grido di dolore" (LaF
13). E anche nel frontespizio de La Forza della Ragione - in riferimento alla conquista dell'Occidente, cioè
all'invasione dei musulmani islamici che premono alle porte dell'Europa, dove
poi penetrano e dilagano - viene citato questo passo: " *Dilagano i
Danai per la città sepolta nel torpore e attraverso
le porte spalancate accolgono altre truppe che si uniscono ai complici
drappelli.+
(Virgilio, Eneide. L'incendio di Troia)."
L'Europa attaccata dal terrorismo islamico sta
come Troia "sepolta nel torpore" nonostante le grida della Cassandra
Fallaci, la quale infine, non solo viene minacciata di
morte dai nemici musulmani, ma anche vilipesa da individui e gruppi politici in
Italia (con scritte come: "Fuck-you-
Fallaci" o "Fallaci puttana" o "Or-Jena
Fallaci"). È anche minacciata di processo da autorità giudiziarie francesi
e svizzere, sotto l'accusa di essere rea di "razzismo-xenofobia-blasfemismo-istigazione-all'odio."
Ma mentre la Cassandra di Christa Wolf
per le sue grida e la sua ribellione fu imprigionata dai suoi; la Cassandra
Fallaci sfuggì alla prigione per il rifiuto di estradizione
in nome dell'articolo 2 e particolarmente dell'articolo 21 della nostra
Costituzione, che garantisce la libertà di espressione. La
Fallaci che con rabbia e orgoglio si era scagliata in una crociata a
difesa dell'Europa, si trova accusata e perseguitata nella stessa Europa. È un
personaggio altamente drammatico, folle e eroico, che
lotta. "Ah, se riuscissi a dimostrare che Troia brucia per colpa dei
collaborazionisti!" (LaF 153)
La Fallaci "dimostra" le sue ragioni e "la colpa dei collaborazionisti" con grida di "rabbia e di orgoglio" e con "la forza della ragione" attraverso l'esame dei fatti e una revisione storica delle mire espansionistiche dell'Islam verso l'Europa, e tutta la violenza e crudeltà per cui risuona ancora oggi l'eco del grido: "Mamma li turchi!" Ancora oggi l'Islam lancia la guerra, ma le grida della Cassandra Fallaci non vengono udite o sono derise, e anche il presidente della Repubblica Ciampi parla di "fallaci-inganni, fallaci-illusioni." (IntSe 186). Come se davvero ci fosse l'antica maledizione che Cassandra non debba essere creduta. Il collaborazionismo di destra con l'Islam è motivato dagli interessi di scambi commerciali coi paesi arabi; quello di sinistra, dal tradizionale anti-americanismo politico o falso umanitarismo; quello dei governi, per l'asserito bisogno della manodopera degli immigranti ("venite-venite, se-venite-vi-diamo-la-cittadinanza"); e c'è pure quello della Chiesa. Insomma, "la Triplice Alleanza, cioè l'alleanza della Destra e della Sinistra e della Chiesa che insieme hanno spalancato le porte allo straniero, hanno avviato l'Incendio di Troia, hanno trasformato l'Europa in Eurabia." (InterSé 82). C'è anche il collaborazionismo della gente in buona fede, dopo il lavaggio del cervello; o il collaborazionismo della gente ignava, gli italiani voltagabbana dal motto "Viva Franza, viva Spagna, purché se magna". Gli italiani "stronzi", quelli che lei evita quando torna a Firenze in incognito, "perché mi ripugna incontrare gli stronzi a causa dei quali mio padre morì in esilio sulla remota collina ed io mi sento costretta a star qui" in esilio a Manhattan (LaR 13). Ma la Fallaci riconosce che ci sono pure tantissimi che l'apprezzano, come quel camionista bolognese che le scrive: "Il popolo le vuol bene, molto bene, e vorrei conoscerLa. Vorrei bussare alla Sua porta con mia moglie e portarLe tanti fiori, tanti tortellini." (IntSe 39). In generale la Fallaci gode il favore della gente. (Nel sito www.ibs.it troviamo questi commenti dei lettori: per La Rabbia e l'Orgoglio su 269 commenti il voto medio favorevole è 3.43 /5; per La Forza della Ragione su 328 commenti 3.67/5; per Oriana Fallaci intervista sé stessa. L’Apocalisse su 85 commenti 3.13/5.)
Il punto della verità tra la Fallaci e i suoi oppositori è, a mio avviso, tutto sul punto se i musulmani islamici siano nemici inconciliabili con l'Occidente o no; se ci siano i buoni e i cattivi figli di Allah o no; se ci sia insomma un islamismo "moderato" o no; e quindi se il gran numero di musulmani islamici già presenti ovunque in Europa (un numero in aumento a un ritmo veloce sia per i continui nuovi flussi legali e clandestini; sia per il ritmo impressionante di procreazione: il ventre delle donne, dicono, sarebbe la loro arma segreta) sia un'attuale grave minaccia, con l'impossibilità di una pacifica convivenza, o no.
La Cassandra Fallaci grida che l'idea di una possibile convivenza pacifica è solo una trappola per aumentare ancora di più le fila dei collaborazionisti in Europa. I musulmani islamici "ubbidiscono al Corano che nove casi su dieci è la negazione assoluta delle nostre leggi." (IntSe 181). Il Corano è sempre lo stesso nella sostanza, anche se si cerca di revisionarlo: "Le Sure sulla Jihad o Guerra Santa rimangono. E così le punizioni corporali. Così la poligamia, la sottomissione anzi la schiavizzazione della donna. Così l'odio per l'Occidente, le maledizioni ai cristiani e agli ebrei cioè ai cani infedeli. Così l'incompatibilità tra la teocrazia e lo Stato di Diritto. [...] Ergo, un buon musulmano non può esser moderato." (IntSé 183). È un'illusione credere "che esista un Islam buono e un Islam cattivo." (LaF 267). Sono riusciti a conquistare anche il collaborazionismo dell'Onu, che "è la summa di tutte le ipocrisie, il concentrato di tutte le falsità. [...] È una mafia di sottosviluppati e di imbroglioni che ci menano per il naso. Basti pensare che ai figli di Allah l'Onu ha consentito di non firmare la Carta dei Diritti Umani e di sostituirla con la *Carta dei Diritti Umani in Islam+. Vale a dire l'elenco degli orrori autorizzati o predicati dal Corano." (IntSé 123).
La Fallaci cita queste Sure del Corano: "Allah non permette ai suoi fedeli di
fare amicizia con gli infedeli. L'amicizia produce affetto,
attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli
infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia.
Conducono alla perdita dell'indipendenza, dell'egemonia, mirano
a sormontarci. E l'Islam sormonta. Non si fa
sormontare." E anche questa: "Non siate
deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente
mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino.
Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli."
(LaF 105).
All'inizio ho precisato che il mio sarebbe stato
un commento letterario. Continuo dunque il ritratto del
personaggio Fallaci con altri aspetti della sua passione e del suo carattere e
dati biografici, tratti da note personali sparse nei suoi scritti. Nelle
sue grida c'è dolore e odio di fronte agli orrori degli islamici terroristi:
"piangevo da oltre una settimana [...e poi]
l'irrefrenabile pianto si trasformò in un urlo di rabbia e d'orgoglio." (LaR 17-18). Il suo odio ricorda quello
della Cassandra di Christa Wolf,
un "odio gonfio e succoso" (Cass
13). Nella Cassandra di Christa Wolf inorridisce la ferocia della "bestia"
Achille, particolarmente quando insegue il giovane Troilo,
quasi un fanciullo, che si rifugia nel Tempio di
Apollo presso la sorella Cassandra, atterrito e col viso esangue; ma la bestia
lo raggiunge, lo accarezza "con lascivia" nelle spalle, e poi lo
afferra per il collo e lo sgozza e decapita con libidinoso sadismo... Una scena
ugualmente raccapricciante si trova nella descrizione della decapitazione
dell'ostaggio Paul Johnson
nelle mani dei terroristi islamici: "Con passo
tranquillo [il boia] s'avvicina a Johnson che
continua a piangere. Con la mano sinistra impreziosita dal bellissimo orologio
d'oro gli afferra il faccione bagnato di lacrime. Con la mano destra gli
appoggia il coltello [a sega] alla base del collo, e incomincia a segare. Lentamente, accuratamente. Senza fretta. E
senza curarsi delle urla che presto diventano rantoli, poi gorgoglii, e infine
si spengono. [...] Quanto alla testa di Johnson, la povera testa che sulle fotografie dei giornali
era posata sul suo stomaco, sa dove l'hanno trovata? Nel freezer della casa
d'un capo di Al Qaida
arrestato a Riad. Se l'era presa
lui. La teneva come trofeo." (IntSé 118)
La rabbia e L'Orgoglio ha
questa dedica: "Ai miei genitori, Edoardo e Tosca Fallaci, che mi
insegnarono a dire la verità e a mio zio, Bruno Fallaci, che mi insegnò a
scriverla." Fin da piccola Oriana Fallaci ebbe la
passione per la politica ("sono un animale politico.") (IntSé
57), che ereditò dal padre, il quale fu anche rinchiuso e torturato nella
famigerata Villa Triste di Firenze per la sua attività antifascista. Nella famiglia Fallaci la
politica era intesa come impegno morale. ("Vede, per me la parola politica
non è una parolaccia. È una parola santa. Un nobile impegno, un dovere.")
(IntSé
57). Entrambi lei e il padre militarono fra i
partigiani, quando lei era ancora una giovinetta. Non furono
solo i partigiani comunisti a liberare l'Italia, contesta. "Nel
Comitato di Liberazione Nazionale diretto da Ferruccio Parri,
uomo di Giustizia e Libertà cioè del Partito d'Azione
c'eravamo anche noi di Giustizia e Libertà [...] Ero una piccola comparsa di quattordici-quindici anni, una comparsa con le treccine. Ma c'ero. [...] A Firenze, l'11 e il 12 e il 13 agosto 1944 il mio
compito era portare le munizioni ai partigiani che Di
Là d'Arno aiutavano gli Alleati a eliminare le retroguardie tedesche e
repubblichine. [...] Coi rotoli di pallottole in
spalla, pallottole di mitragliatrice, attraversavo il fiume sotto i colpi dei
cecchini che mi sparavano dai tetti, perdio! E non ero una partigiana comunista. Ero una partigiana di
Giustizia e Libertà" (IntSé 69-71), come lo erano quelli a cui portava le
armi, e quelli che trovava morti nel suo percorso, insieme a quegli altri
cinque della Brigata Rosselli, poco più della sua
età, uccisi sul marciapiede. Da ragazzina credeva nel socialismo, fin quando
capì che esso, come il comunismo, era un'utopia e un equivoco, e come diceva il
padre liberalsocialista del Partito d'Azione,
"rende tutti poveri e negando il merito taglia le palle all'Uomo." (IntSe 145\pard
fs24 ). Amava Pietro Nenni,
che l'esortava a presentarsi col suo partito
socialista alle elezioni del Senato ("Fammi contento! Ti garantisco l'elezione!") (IntSé 57), ma lei ora
dissentiva dal suo socialismo ("Mi dispiace, Nenni.
Non posso, non posso.") Tuttavia le rimase sempre
nel cuore il tema della giustizia sociale! "Il tema della giustizia sociale
rimase in me come una spina nel cuore. E per chi non ha quella spina nel cuore provo un'istintiva ostilità anzi un'istintiva
ripugnanza. Io non potrei mai schierarmi con la squadra di calcio che ha nome Destra." (IntSé 146). La Fallaci ha una moralità laica. Quando era al liceo
classico Galileo di Firenze (che frequentai pure io, ma qualche anno dopo la Fallaci, contemporaneamente a Tiziano Terzani)
all'ora di religione usciva dalla classe e andava a mangiare la merenda nel
corridoio. Il buon don Bensi (che ricordo bene)
brontolava: "Vai, vai, 'un-sia-mai-che-un-poero-prete-cerca-di-salvare-l'animaccia-tua."
Ma poi la perdonava ridacchiando: "Era bòno il panino?" (LaF
120).
La moralità della Fallaci
si trova anche nell'esercizio della sua professione di giornalista, che apprese
dallo zio Bruno Fallaci, giornalista del Corriere della Sera, un "gran
direttore, un vero maestro" (LaR
41), che le insegnò a scrivere la verità. Inizia a diciassette anni come
cronista in un quotidiano di Firenze, e fu licenziata
due anni dopo per essersi rifiutata di scrivere un articolo
"bugiardo" su Togliatti (benché non dovesse
firmarlo). Non voleva essere una "pennivendola" (LaR
46). Per moralità rifiutò pure un "molto lauto" assegno per
l'articolo di quattro pagine pubblicato sul Corriere della Sera ("La
rabbia e l'orgoglio") dopo la tragedia dell'11
settembre. "Anche ad accettare mezza lira mi sarei insudiciata l'anima." (LaR 47).
Ancora per moralità era imbarazzata ad accettare la somma di 15,670 lire come congedo dall'esercito con la qualifica di soldato semplice a
quindici anni. Si sentiva "così fiera", ma era incerta: "Mi
pareva scorretto accettarle [quelle lire] per aver fatto il suo dovere verso la
Patria." (LaR
138). Ma poi le accettò per comprare le scarpe per sé e le sue sorelline . Ha sempre avuto un alto sentimento della Patria: "guai se il mio orgoglio patriottico viene ferito" (IntSé 18);
ed è per questa sua moralità che è stata sempre tanto critica degli italiani:
"gli italiani che non hanno le palle per cambiare, diventare un popolo da
trattare con rispetto." (LaR 17).
A un professore americano che le chiedeva come
definire La Rabbia e l'Orgoglio risponde che è un sermon,
una "predica agli italiani." Quando Fabrizio
Quattrocchi disse ai suoi carnefici terroristi (che poi abbandonarono il suo
cadavere in pasto ai cani): "Ora vi faccio vedere come muore un
italiano" (IntSé 16), lei si commuove d'orgoglio, si alza dal
letto (dove giaceva ammalata), prende dal cassettone il tricolore e l'appende
fiera al balcone, con gli spilli da balia. La stessa passione morale la spinge
a disprezzare gli italiani meschini, precisamente quelli impersonati da Alberto
Sordi, che piaceva tanto in Italia, ma non a lei.
"Mi disturbavano i personaggi ai quali prestava il suo volto e il suo
corpo. Se ci pensa bene, tutti personaggi che si riassumevano
in un solo personaggio sempre uguale a sé stesso. Quello dell'italiano
vile, ignorante, furbo anzi furbacchiolo. Nonché godereccio, maligno, egoista, uso a servire i potenti
e a maltrattare i disgraziati. Ergo, non mi divertiva.
E tantomeno mi commuoveva.
Inoltre m'irritava il fatto che i suoi estimatori lo
sbandierassero come un simbolo da rispettare. Mioddio!"
(IntSé
44-45).
La Fallaci è molto famosa (oltre che come scrittrice di romanzi) come giornalista corrispondente di guerra. Famosa per le sue interviste ai personaggi più potenti e importanti del mondo. E per le sue invettive e feroci ritratti di personaggi di responsabilità, specie del mondo politico. Parla del suo privilegio: "il privilegio d’aver vissuto come un tarlo dentro la storia della mia epoca." (IntSé 11). Nel 1961 andò per la prima volta in Vietnam, dove poi tornò nel '67, '68, '69 e '70 testimone dello strazio tra la vita e la morte di tante vittime coi loro lamenti "Mammy". La guerra: ..."il tun-tun-tun degli elicotteri e delle mitragliatrici, i tonfi sordi delle cannonate, il fischiare dei razzi, i lamenti dei feriti che in inglese e in vietnamita invocavano la mamma. *Mammy, mammy, mammy+. *Mama, mama, mama...+" (LaF 141). Nel 1970 è anche in Cambogia, nei campi di guerra, e poi in Bangladesh, in Giordania, in Libano... e a Città del Messico "quando - dice - mi trovai dentro la strage di Plaza Platelolco, e bucata dalle pallottole finii fra i cadaveri della morgue." (IntOF 124).
La guerra è un tema tragico, naturalmente.
Vediamo come la Fallaci concilia la guerra con la sua
moralità. La Cassandra di Christa Wolf
scopre che "Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere." (Cass 147).
La Fallaci, accusata anche di essere "guerrafondaia"
(nei cartelli e sui muri: "Fallaci-puttana",
"La-terrorista-sei-tu", "Fallaci-guerrafondaia") ha espresso più volte la sua
opposizione alla guerra. Alla guerra in Iraq si era opposta con un articolo
pubblicato su Wall Street Journal
la vigilia della guerra, e anche un articolo del 2003 sul Times
di Londra: "gli iracheni io li avrei lasciati
bollire nel loro brodo." (IntSé 115), perché sono
ancora incapaci di capire e apprezzare la democrazia e la libertà. Nel
caso dell'invasione dei musulmani islamici in Europa, si tratta di "una
guerra culturale, non militare." (IntSé
119); e ancora: "lo scontro tra noi e loro
non è militare. È culturale, è religioso, e le nostre vittorie militari non
risolvono l'offensiva del terrorismo. Anzi la incoraggiano, la inaspriscono, la
moltiplicano. Il peggio per noi deve arrivare: ecco la verità. (LaR 27). Nel caso della guerra in
Afghanistan essa era inevitabile, era una guerra
contro il terrorismo. "Ah! mi fanno ridere i
parolai che declamano: *Il
terrorismo non si combatte con le armi+."
E come si deve combattere il terrorismo? "Davvero
coi baci e gli abbracci, il perdono, il volemose-bene dell'Unità e di Papa Wojtyla?!?"
(IntSé
119). In ogni caso, la Fallaci afferma che
non si deve mai scendere ad un livello di degrado inumano, a un livello di
bestie. A questo riguardo cita un episodio che coinvolse sua madre, Tecla
Fallaci. Nel 1944 in via Ponte alle Mosse a Firenze si
trovavano dei prigionieri tedeschi incatenati e ammassati entro un camion
aperto, fermo nella strada. Una donna (che poi si apprese essere moglie di un
ex-federale fascista) si scaglia contro i prigionieri e comincia a percuoterli
con violenza. Siccome nessuno interveniva
a interrompere quello scempio, la madre Tecla, una
signora da sempre anti-fascista e sempre garbata, "si gettò su quella
donna come un gatto infuriato. La agguantò per il collo e prese a picchiarla
selvaggiamente. In faccia, sulla testa e sullo stomaco. E
picchiandola ruggiva: *Miserabile,
iena, vigliacca. Non si tocca un uomo in catene! Un
uomo in catene è sacro anche se è un sudicione come te!+ " (IntSé 26).
Le invettive della Fallaci
sono ironiche e micidiali; come lo sono pure i suoi ritratti feroci e azzeccati
di personaggi soprattutto politici. Ricordiamo le invettive delle "Letterine"
indirizzate ai suoi malcapitati. Cito quelle contenute in La Forza della
Ragione: la letterina a Prodi, il Signor Presidente della
Commissione Europea che in Italia chiamano Mortadella.
(LaR 97). La
letterina a Fini, il Signor Vice-Presidente del Consiglio che le ricorda
Palmiro Togliatti, furbone
e pericoloso. (LaR 102). La
nota a Berlusconi, il Presidente del Consiglio...
"Signor Cavaliere, noi due non ci amiamo." (LaR 106). La letterina a
un ex-Ministro degli Interni ed ex-Presidente della Corte Suprema di
Cassazione: l'Eccellenza anzi ex-Eccellenza che difendeva il turbante degli islamici. (LaR 111). La letterina al
"non-esimio" vescovo Raffaele Nogaro che
"si esibisce con articoletti, editorialucci, intervistine" filo-islamici. (LaR
192). Bisogna dire che le invettive della Fallaci
non sono mai gratuite, ma vertono su temi importanti che la scrittrice difende
appassionatamente. Lo stesso per i suoi Ritratti, per lo più
feroci, di cui parla nella sua auto-intervista. Come: Hitler e Mussolini che lei vide da bambina a Firenze nel 1938; Berlinguer e Nenni che le
piacevano, pur dissentendo dalle loro idee; Rutelli e
Tremonti alle prese l'un l'altro in un
"cannibalesco" dibattito politico, con il primo che interrompeva
continuamente e il secondo che pigolava; il Baffettino cioè D'Alema borioso; Fassino tentennone come Carlo
Alberto del Risorgimento; e particolarmente Berlusconi,
"presuntuoso e vanesio", attaccato e "sansebastianizzato"
continuamente anche dai suoi. Fuori dell'Italia, troviamo i ritratti di: Bush, non un'aquila, nel mondo di oggi
privo di leader (eccetto il Papa Wojtyla e Bin Laden, ahimè); Clinton, che si sbottonava i pantaloni nell'Ufficio Ovale,
e la moglie Hilary che apprezzava i suoi libri; Kerry, con le sue "medagliucce"
di guerra; Kofi Hannan un
"monarca con la cravatta" a prima vista "bonario", ma
insincero e infido; Arafat che durante l'intervista
parlava sputacchiando, uno dei più ricchi uomini del mondo, con i soldi dei
palestinesi di cui si sarebbe appropriato; Kissinger
"coglione" che "il risibile Nobel lo
vinse per una Pace mai conseguita"; ecc.
Le interviste della Fallaci
ai "potenti della terra" o a personalità comunque significative (per
esempio Mohamed Alì,
esponente dei neri convertiti all'Islam) sono tante; ma secondo la Fallaci i
personaggi "da prendere sul serio si contano sulle dita di una mano. Khomeini, Deng Xiao Ping, Golda
Meir, forse Indira Gandhi. E anche loro avevano vinto
la lotteria." Bacchetta Berlusconi, che si "eccita troppo quando si trova accanto a Bush e Putin e anche accanto a
quelle due nullità che si chiamano Schröder e Chirac. [..."gongola"...] e
sembra dire: *Guarda
con chi sto!+"
(IntSé
92). Lei asserisce che degli uomini al potere che ha intervistato
"cinque casi su dieci si trattava di poveri stronzi,
sicché lasciarsene intimidire sarebbe stato insensato" (IntSe 92).
Infine la Fallaci,
nonostante tutto, nonostante i morti della guerra e gli orrori dei terroristi
islamici, nonostante il cancro (il suo "Alieno") che la consuma
dentro, nonostante la orrida legge della natura in cui gli esseri viventi
mangiano altri esseri viventi, la Fallaci ama la Vita e ricorda le parole di
Anna Magnani: "Oriana mia! Non è giusto morire, visto che siamo nati!" (IntOF
125). Ama e celebra la Vita... all'incontrario
dei figli di Allah che esaltano e celebrano la morte, coi loro
kamikaze e parenti: "Mamma, Said s'è immolato! È
divenuto un martire! Sei contenta mamma?". "Contentissima, fegato mio. Contentissima! Ringraziamo
Allah!" (IntOF 126).
Certamente le prime vittime dell'Islam sono proprio gli stessi musulmani
islamici.
*
* *
In conclusione, nonostante la mia stima e la mia
simpatia per la Fallaci, mi dispiace dissentire da
lei, perché la sua passione include, insieme alla sua rabbia e al suo orgoglio,
anche tanto odio: "gonfio e succoso" come quello della Cassandra di Christa Wolf. La quale tuttavia
trasmetteva la lezione delle donne alle pendici del monte Ida sulle sponde
dello Scamandro: "Tra uccidere e morire c'è una
terza via: vivere." (Cass
147). Anche la Fallaci ama la Vita, ma in lei
l'amore è tanto grande quanto l'odio. ("Amo troppo la
Vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la Vita sia bella anche quando è
brutta [...] E con la stessa
passione odio la Morte. La odio più d'una persona da
odiare, e verso chi ne ha il culto provo un profondo disprezzo. Anche per
questo ce l'ho tanto coi nostri nemici. Coi tagliatori di teste, coi kamikaze, coi loro estimatori,
coi loro parenti.") (IntOF 125-126).
La Fallaci non capisce, ma accetta, la morte ineluttabile
ch'è nella legge della natura: la mortalità e la legge mors
tua, vita mea per cui gli esseri viventi mangiano altri esseri viventi
("la Morte io non la capisco. Capisco soltanto che fa parte della Vita e
che senza lo spreco che chiamo Morte non ci sarebbe la
Vita.") (IntOF 126). Ma non capisce e non accetta la morte dei kamikaze islamici,
che odia. Invece dovrebbe sforzarsi di capire, perché
quella morte è una passione umana comprensibile, non incomprensibile e
ineluttabile come la legge della natura. E allora
capirebbe che la morte dei kamikaze è anche odio e disperazione. E capirebbe che anche l'Occidente è in gran parte
responsabile di quell'odio e di quella disperazione. Capirebbe che l'enorme
divario tra la ricchezza e la miseria nel mondo non è una legge della natura. E
capirebbe infine che l'amore e l'odio, il bene e il male, abitano nel cuore
dell'uomo di ogni razza e fede religiosa. Capirebbe
che accanto agli orrori dei kamikaze ci sono anche quelli "nostri",
quelli di Abu Graib o quelli storici dell'Inquisizione della Chiesa
Cattolica. La Fallaci chiede: "Come vorrebbe
combattere il terrorismo [...]? Davvero coi baci e gli
abbracci, il perdono, il volemose-bene dell'Unità e
di Papa Wojtyla?!?"
(IntSé
119). Ebbene sì, infatti: andando alla radice dell'odio
(nostro e degli altri) per vincerlo.
Mi piace concludere con
una immagine poetica di vita e di sogno, straordinariamente comune alle nostre
due Cassandre. Cassandra di Christa Wolf s'incanta quando Marpessa
canta una canzone: "Quando il bambino dorme, dice, la sua anima, il
bell'uccello, vola verso l'ulivo d'argento e poi, adagio, incontro al sole che
tramonta. Anima, bell'uccello. Talvolta lievi come il tocco di una piuma,
talora forti e dolorosi avvertivo i suoi movimenti nel petto. La guerra si introdusse nel petto degli uomini e uccise l'uccello. Solo quando cercò di introdursi anche nella mia anima ho detto *no+.
Idea singolare: i movimenti dell'anima dentro di me somigliavano ai movimenti
dei figli dentro il mio ventre, un moto leggero, un guizzo come in un
sogno"... (Cass 98). La Fallaci sogna pure un mondo in cui ci siano rivoluzioni e
libertà senza violenza: "io sono rivoluzionaria. [...] La rivoluzione, per
me, non è la ghigliottina di Place de la Concorde.
Non è la presa del Palais d'Hiver a Pietroburgo. E tantomeno è il Corano [...] La
Rivoluzione è la metamorfosi del baco che senza far
male a nessuno diventa farfalla. Una bellissima farfalla. E vola. Infatti io sogno sempre di
volare. Come una farfalla anzi come un uccello." (Int.OF,
115-116).
BIBLIOGRAFIA
ORIANA FALLACI
- La Rabbia e l'Orgoglio, Rizzoli, Milano, 9.na ed., 2002 (abbreviato LaR )
- La Forza della Ragione, Rizoli, Milano, 18.ma ed., 2004
(abbr. LaF)
- Oriana Fallaci
Intervista Oriana Falaci, Rizzoli, Milano,1.ma
ed., 2004 (abbr. Int.OF)
- Oriana Fallaci
Intervista Sé Stessa. L'Apocalisse, Rizzoli,
Milano,1.ma
ed., 2005 (abbr. Int.Sé)
CHRISTA WOLF
- Cassandra, Tascabili e/o, Roma, 13.ma
ed., 1997 (abbr. Cass)
LETTERATURA
CANADESE E ALTRE CULTURE