Arrivederci!
Plastic-Covered Couch di
Frank Giorno
Maria L. Ierfino
Frank Giorno ha pubblicato una raccolta di
24 poesie di tipo Zen : Arrivederci! Plastic-Covered
Couch (Addio divano ricoperto di plastica). Ha dedicato il libro a sua sorella Gina
e a Mary T., la musa che ha rinfocolato il suo desiderio di scrivere poesia.
Dall’inizio alla fine della raccolta ci sono tocchi leggeri che rendono omaggio
all’esperienza di emigrazione, su un canovaccio che
esamina la natura della vita e della morte e ‘quale terra è la mia terra’.
Arrivederci! Plastic-Covered
Couch esamina
temi quali passaggio, temporaneità, cambiamento e adattabilità … Dalla nascita,
il lasciare l’Italia per il Canada, la sistemazione in Canada, le gioie
dell’infanzia, l’imparare una nuova lingua, l’adattarsi a un nuovo paese,
l’adolescenza, il contrasto tra le pulsioni sessuali e la religione
tradizionale, il rendersi conto della sofferenza e dello scompiglio nella
comunità, l’aver a che fare con sofferenza e scompiglio in casa, la perdita del
passato da italiano, la ricerca di stabilità interiore, la scoperta di nuove
vie (la filosofia Kaw e Creek,
Marshall McLuhan),
l’occuparsi di problemi canadesi, e il cercare di diventare canadese, ma non
sempre adattandosi.
Siamo tutti associati mentalmente all’immagine collettiva
delle strade americane lastricate d’oro e dei divani ricoperti di plastica.
Umoristicamente, Frank descrive una scena in cui
degli amanti restano ‘appiccicati’ alla plastica. Quando
sua madre muore, suo padre trova conforto nel dormire sul divano. Alla fine,
quando l’autore è pronto a mettere il rivestimento di plastica sul bordo del
marciapiede con le immondizie, sparge lacrime nostalgiche
mentre piange di nuovo la morte dei genitori. Ciò che era
stato usato ‘per figura’, ora ironicamente
riflette solamente sincero realismo e vera trasparenza. Citando Giorno … ‘ che richiama alla mente i giorni in cui avevamo davvero
divani ricoperti di plastica, simbolo del raggiungimento della maggiore età, un
guardare ma non toccare’.
La poesia del titolo, Arrivederci! Plastic-Covered
Couch, collega
al passato – il viaggio dei nostri genitori e il contrasto con il loro modo di vivere
(il mantenere immacolato il divano ricoperto di plastica come opposto a farci
sopra l’amore).Ma mentre Frank ha risentito una
perdita alla morte dei suoi genitori e più in generale della loro generazione –
il divano ricoperto di plastica viene buttato nelle immondizie, e non ha avuto
valore che per un sentimentalismo passeggero. È ora di
muoversi – non si può restare attaccati al passato, bisogna andare
avanti.
Frank Giorno dedica le poesie Dufferin Street a John Calabro (poeta,
insegnante, amico e consigliere) e The Aricoo Man a Mike Filey (storico e curatore di una rubrica sul patrimonio).
La gioia semplice espressa nella poesia Dufferin Street ci
fa salire sull’autobus diretto a nord verso St. Clair con la
famiglia (vestiti con i tradizionali abiti della festa), per far visita a zie e
zii e cugini. L’interesse dell’ autore per il
linguaggio inizia col raccontare dettagliatamente e con umorismo la pronuncia
di Dufferin e di ‘sufferin’
e ‘bufferin’ … un ‘linguaggio camaleontico’
che lentamente diventa il suo. John Calabro, quando era uno studente
diciassettenne, prima di diventare un insegnante, guidava un furgone
porta-bevande dentro e fuori i quartieri lungo la via Dufferin, consegnando bevande effervescenti nelle case dei
suoi clienti, principalmente immigrati italiani. Frank
era il suo assistente. John rappresenta la calma, il senso dell’orientamento e
la stabilità, mentre guida il furgone in mezzo al traffico intenso di via Dufferin.
In The Aricoo Man sembra quasi di sentire ‘datemi le vostre
cose povere, vecchie, sciupate, distrutte’ e l’Aricoo Man
(alchimista-straccivendolo) le farà ‘tornare nuove’. A quanto pare, Mike Filey era l’unico che, con Frank
Giorno, potesse ricordare quell’uomo.
Leggere le poesie dalla prima all’ultima, complete di
grafici e di fotografie, è come fare un viaggio silenzioso per mare, in bianco
e nero, dalla Calabria (da My Calabrian
Ass) dove Frank è nato
a Toronto dove è cresciuto, e dove ha conosciuto momenti felici, come si dice
nelle poesie Dreams of Emily, Christie Pits, Un giorno in
campagna, e molte altre.
La famiglia viaggiò sul Saturnia
(la nave ha preso il nome dal dio Romano che divorò i propri figli, dice
l’autore). Vivendo quel senso dell’essere unito da un trattino
(italo-canadese), si domanda, come avrebbe fatto ogni
altro europeo cartesiano, dove sia la sua terra, tuttavia prova il riflesso
naturale degli indigeni, più intuitivi e spirituali, per cui la ‘propria’ terra
è dovunque la propria mente è ‘libera’ e il corpo è al sicuro.
In My Battles with Non-Existence rivela che
una delle prime influenze sullo sviluppo della sua voce artistica venne
dall’ascoltare i canti rituali delle nazioni Kaw e Creek … Witchi Tie To di Jim
Pepper. Aveva scoperto il potere di Pepper (che lo ispirò a dire la verità e a non compromettere
la sua libertà – come Louis Riel)
e alla fine buttò via i suoi giornaletti. Scoprì che
la vita e la morte sono inestricabilmente legate in
una specie di modo ricorrente e che si potrebbe stare godendosi un giorno
normale e poi udire dei colpi di arma da fuoco e venire a sapere che il
proprietario della lavasecco del quartiere e l’uomo della ‘Pop’ sono stati
uccisi. La tradizione signorile del Canada era sempre presente, lui aveva
capito che ‘in Canada nessuno urla’
: come era stato possibile?
Come tutti gli immigrati prima di lui, Frank è ‘arrivato senza volerlo’,
ma i suoi genitori Emma e Oreste (di cui scrive attraverso tutta la raccolta)
vollero emigrare per garantire una nuova vita migliore per la loro famiglia. In
molte poesie (Incendiary Device o Behind the Wall)
Frank racconta la storia di suo padre e di sua madre mentre ci rende partecipi del resoconto universale
e intimo delle loro lotte. È commovente perché è detto in un modo quasi
surreale. In My Battles With Non-Existence, trova di
nuovo conforto nella filosofia indigena … ‘ascoltare
gli spiriti dell’ acqua e scrutare il cielo per vedere le aquile’
questo è il modo in cui ci si mantiene sani di mente e si sfugge al manicomio
o, in ultima analisi, ci si merita grazia.
Non ho grazia, dice
umilmente, tuttavia in un’altra poesia, Grace by the Pool, vive un’ esperienza
spirituale più forte dell’ ‘inginocchiarsi in chiesa’
, in cui trova consolazione nel corpo di Grazia e non nel corpo di Cristo. La
verità, scrive Frank in The Mocking of the Inner Truth, si mostra
soltanto a coloro che la cercano. Mantenere vivo lo spirito creativo è, nella
sua poesia, elemento di sopravvivenza; esso è fondante, terapeutico, e
universale.
Nel 1947 si
dichiarò che gli italiani non erano più stranieri nemici e il numero di immigrati italiani
che arrivarono in Canada negli ultimi anni 1940 e negli anni ’50 fu impressionante.
In Fear of the Pier Frank
allude quietamente al non voluto e al pericoloso. Alcune generazioni fa, allo
scoppio della seconda guerra mondiale, dei membri della comunità italiana
furono internati. Noi eravamo i rifiutati e i
pericolosi! Il molo 21 esercita su di lui uno strano fascino. Oggi esso è diventato una celebrazione dell’esperienza immigrante nel
costruire il Canada. Ma lui riconosce che l’immigrato,
il cui status può cambiare rapidamente, conduce un’esistenza precaria, e con
una visione retrospettiva parla di Maher Arar, perché
non si dimentichi. Maher, cittadino canadese nato in
Siria, arrivò in Canada nel 1987. Durante uno scalo a New York nel settembre
2002, dei funzionari degli Stati Uniti lo arrestarono sostenendo che avesse
legami con al-Quaeda, e lo deportarono in Siria,
benché lui possedesse un passaporto canadese. È stato torturato!
Which
Land is My Land coglie il senso dell’avere o
dell’essere senza casa, dello spezzettamento e della interezza
… la dualità della vita che dice ‘sono in equilibrio sul bordo’
, ‘dovrei stare o andarmene’ .
Alla fine,
l’esperienza di emigrazione raggiunge il suo massimo
quando la vita e la morte ‘discutono’ in un Tim Horton durante una bufera di neve (titolo reale della
poesia) e Frank
getta tutto ciò che ha: infanzia disgustosa, follia, rischio di
annegamento, famiglia a pezzi, depressione, parlare a sproposito, senso di
colpa, rabbia, quasi bancarotta, alienazione, E sempre ad appena un passo dal
ricovero per i senzatetto. Infine, su un tono più leggero, l’ultima poesia
passa da una terra di neve e ghiaccio al mare Mediterraneo, dove alla fine
tutti muoiono eccetto Don Cherry. Arrivederci! Plastic-Covered
Couch continua a vivere.
(traduzione di Elettra Bedon)
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Arrivederci!
Plastic-Covered Couch
by Frank Giorno
Maria L. Ierfino
Frank Giorno has published a
Zen-like collection of 24 poems: Arrivederci!
Plastic-Covered Couch.
He dedicates the book to his sister Gina and to Mary T. who is the Muse that
rekindled his desire to write poetry. Throughout the collection there are
subtle strokes that pay tribute to the immigrant experience on a canvass that
examines the nature of life and death and ‘which land is my land’.
Arrivederci! Plastic-Covered
Couch examines the themes of
transition, impermanence, change and adaptation. From birth, leaving Italy for
Canada, getting settled in Canada, the joys of childhood, learning a new
language, adapting to a new country, adolescence, sexuality vs. traditional
religion, awareness of suffering and turmoil in the community, dealing with
suffering and turmoil in the home, loss of the past ‘Italianism’, searching for inner stability, the discovery of new ways
(Kaw and Creek philosophy, Marshall McLuhan), dealing with Canadian Issues, and trying to
become Canadian, but not always fitting in.
We can all connect to the collective image of the streets of
The title poem “Arrivderci! Plastic-Covered Couch” connects the past – our
parents' journey and the conflict with their way of life (keeping the
plastic-covered couch immaculate and clean as opposed to fornicating on it).
But while Frank felt a loss at the death of his parents and more generally
their generation – the plastic covered couch gets tossed out in the garbage –
it had no more value except for momentary sentimentality. It is time to move on
– we can't cling to the past, let's move forward.
He dedicates the poems “
In “The Aricoo Man” you can almost hear “give me your poor, your
old, your tired, your down-trodden” as the Aricoo man
(alchemist-ragman) will make them “new again”. Mike Filey
was the only one apparently who could remember the Aricoo
man along with Frank Giorno.
Reading the poems from cover to cover, replete with graphics
and photos, is like a black and white silent journey from Calabria
by boat (“My Calabrian Ass”) where Frank was born, to
Toronto where Frank was raised, and where he experienced happy times, as in the
poems: “Dreams of Emily,” “Christie Pits,” “Un Giorno
in Campagna” and many more.
The Family journeyed on the Saturnia
(the ship was named after the Roman God who devoured her own children, says the
Author). Feeling that sense of hyphenation (Italian-Canadian), he questions
where his land is, like any Cartesian European would. However, he has the
natural reflex of the more intuitive and spiritual Native where ‘his’ land is
wherever his mind is ‘free’ and his body safe.
In “My Battles with Non-Existence” he reveals that one of his
earliest influences in developing his artistic ear comes from listening to the
healing chants of the Kaw and Creek Nations – Witchi Tie To by Jim Pepper. He had discovered the Power of
Pepper (which inspired him to speak the truth and not compromise his freedom,
Like Louis Riel) and finally threw out his “western comic books”. He learned
that life and death were inextricably bound in a recurring sort of way and that
you could be enjoying an average day and then hearing shots being fired and
learning that the local Cleaner and the ‘Pop’ man were killed. The genteel
tradition in
Like all immigrants before him, Frank ‘arrived without
wanting to.’ His parents Emma and Oreste (whom he
writes about throughout the collection) wanted to emigrate to provide a new and
better life for their family. In many poems (“Incendiary Device” or “Behind the
Wall”), Frank tells the story of his Father and Mother while sharing a universal
and intimate account of their struggles. This is touching because it is told in
an almost surrealist fashion. In “My
Battles With Non-Existence,” he takes
comfort once again in the Native philosophy: ’listen for water spirits and
search the sky for eagles’ that is how one keeps sane and escapes the asylum,
or in the final analysis, merits grace.
“I have no Grace” he humbly says. Yet in another poem,
“Grace by the Pool,” he has a spiritual experience more powerful than ‘kneeling
in church’ where he finds solace in the body of Grace and not the body of
Christ. The truth, writes Frank in “The Mocking of the Inner Truth,” shows
itself only to those who seek it. Keeping the creative spirit alive is an
element of survival in his poetry; it is grounding, therapeutic, and universal.
In 1947, Italians were declared to no longer be enemy aliens
and the number of Italian immigrants who came to
In “Fear of the Pier” Frank quietly alludes to the unwanted
and the dangerous. A few generations ago some members of the Italian community
were interned at the outbreak of World War 2. We were the unwanted and the
dangerous! Pier 21 holds a strange fascination for him. Today it has become a
celebration of the immigrant experience in building
“Which Land is My Land” captures that sense of home or homelessness,
of fragmentation and wholeness, the duality of life that says “so I am balanced
on the edge’, ‘should I stay or should I go’.
Finally, the Immigrant experience reaches a peak when life
and death ‘argue’ in a Tim Horton’s during the middle of a blizzard (actual
title of a poem) and Frank ‘throws all he has at him: ‘rotten childhood,
insanity, near drowning, family breakdown, depression, a big mouth, guilt,
anger, near bankruptcy, alienation, AND always a step away from the homeless
shelter.’ Finally On a lighter note, the last poem goes from a land of snow and
ice to the