Rassegna di Altreitalie 2000-2003

Edizioni della Fondazione Gianni Agnelli

Egidio Marchese

        Nella prestigiosa Altreitalie - rivista semestrale online (http://www.altreitalie.it) e anche cartacea della Fondazione Agnelli sull’emigrazione e le comunità italiane nel mondo - desidereremmo naturalmente trovare più contenuto italo-canadese. Tuttavia c’è molto materiale del Nord America o di altri paesi che si può considerare,  a buona ragione, d’interesse italo-canadese. Si hanno infatti saggi di teoria generale sull’emigrazione italiana, o su varie problematiche connesse, che sono comuni alle Little Italies di molti vari paesi. All’inverso anche studi della comunità italo-canadese sono rilevanti ad altre comunità, come per esempio l’articolo di Joseph Pivato “La famiglia smembrata nella storia e nella filmografia italo-canadese”. [14 (1996), 19-27].

           La stessa definizione di italianità è spesso problematica. Se da una parte esiste una generale concezione di italianità comune (storico-culturale, linguistica, religiosa, di costume, ecc.), d’altra parte emergono varie concezioni di italianità diversificate, a seconda dell’origine regionale degli emigrati, o della loro età, o della diversità dei paesi di accoglienza. A questo riguardo in Irlanda, per esempio, si trova che l’idea rappresentativa dell=Italia è modificata da condizioni particolari di quel paese adottivo, come viene analizzato nel saggio di Carla De Tona “La ‘cospicua visibilità’ dell’Italianità e la ‘invisibilità’ degli immigrati italiani in Irlanda: una analisi sociologica di un ‘regime di rappresentazione’.” (“The ‘conspicous visibility’ of Italianness and the ‘invisibility’ of Italian migrants in Ireland: a sociological analysis of a ‘regime of representation’.”) [30 (2005), 23-40]. Capita a volte che l’italianità viene percepita e difesa in modo diverso, per esempio nell’attività del prestigioso “Order of Sons of Italy” secondo il saggio di Patrizia Audenino e Danilo Romeo “L=immagine e l=identità degli italoamericani nella politiche dell’Order of Sons of Italy.” [29 (2004), 4-33].

     Nel numero 20-21 (2000), pagine 107-109, viene presentato lo studio socio-antropologico Eh, Paesan! Being Italian in Toronto (Toronto: UTP, 1998), di Nicholas DeMaria Harney, recensito da Guido Testori. Harney fa prima un rapido riassunto dell=immigrazione italiana in Canada a partire dagli anni ottanta dell=Ottocento, in specie tra la prima e la seconda guerra mondiale, quando gli immigrati italiani in Canada, come negli Stati Uniti, erano spesso vittime di offensivi pregiudizi. Nel dopoguerra, abrogata nel 1947 la legge Alien Enemy Act – per la quale molti immigranti italiani furono spogliati di ogni diritto civile e finirono arbitrariamente in campi di concentramento – riprese la grande immigrazione di massa. Prima giunsero gli immigrati dal Nord-Est d=Italia, dal Veneto, Friuli e Venezia Giulia, e subito dopo dal Centro-Sud.

       Lo studio di Harney si concentra sulla seconda metà del secolo scorso. Il primo decennio dal 1952 al 1962, fu un periodo di duro lavoro, di umiliazioni e abusi. Ma la comunità italiana andò progredendo, si andò organizzando e conquistò col lavoro e i sacrifici successi e rispetto. Secondo il censimento federale del 1991, circa un milione di cittadini risultano di origini italiane in Canada, più di duecentocinquanta mila residenti a Toronto, pari al 10% della popolazione. Alla fine del secolo scorso, a conclusione del suo studio, DeMaria Harney trova a Toronto una comunità italiana dinamica e complessa. Precisamente, come abbiamo messo in rilievo sopra commentando sulla doppia concezione dell’italianità unitaria e diversificata, lo studio di Harvey arriva a questa  stessa conclusione. Da una parte, la comunità italiana si è organizzata in organismi rappresentativi unitari, chiamati “ethnocultural entrepreneur” (108-109), come il Centro Canadese Scuola e Cultura Italiana, o l’Italian Canadian Benevolent Corporation (ICBC), che promosse la fondazione dell’importante centro culturale-sociale Columbus Centre. D’alta parte si svilupparono spontaneamente tante associazioni anche prestigiose come il Veneto Centre, la Casa d’Abruzzo, la Famee Furlane e tante altre che mantengono orgogliosamente i legami con le loro origini regionali. Inoltre, si registra l=altra dicotomia in seno alla comunità italo-canadese, cui abbiamo pure accennato, e cioè quella basata sull’età degli immigrati tra vecchia e nuova generazione: tra i primi immigrati - che parlavano poco e male l=inglese, non avevano scelte di lavoro, ma sempre solo lavori manuali - e la progenie di giovani che studiano all’università, diventano professionisti e anche imprenditori di imprese definite talvolta veri e propri “imperi” nel settore della costruzione e tanti altri campi. Un esempio della moderna italianità viene trovato nella pubblicazione della rivista Eyetalians fondata da giovani ventenni. Questa nuova dicotomia tra l’italianità della vecchia e della nuova generazione è quella che l=autore definisce vecchia “italianness” e nuova “italiancanadianness”. (109)

Riportiamo due commenti al volume di DeMaria Harney forniti nel sito dell’editore (www.utppublishing.com/), quello di John Montesano, editore della Rivista Eytalian, e quello di Nino Ricci:

 

Eh, Paesan! È un libro che deve leggere chiunque sia impegnato nella cultura italiana di questa città attraverso i suoi elementi più popolari – i piatti di pizza e di pasta, le mattonelle di ceramica, i vestiti di Armani. Nicholas DeMaria Harney ci conduce molto aldilà dei clichés e si dedica in modo straordinario a esaminare le varie complessità e contraddizioni di una comunità di immigrati che trova la sua strada in un nuovo mondo. (Montsano).

 

      [Eh, Paesan! is a must read for anyone who engages Italian culture in this city via its more popular elements - the pizza and pasta dishes, the ceramic plates, or the Armani clothes. Nicholas DeMaria Harney takes us well beyond the clichés and impressively delves into the rich complexities and contradictions of an immigrant community finding its way in a new world. (Montesano)]

 

Nicholas Harney’s Eh, Paesan! è una sguardo vasto e profondo sugli italiani di Toronto e la loro formidabile influenza a creare l’aspetto della Toronto di oggi. Nello scoprire le complessità e le ambiguità che risiedono sotto i comuni stereotipi degli italo-canadesi, Harney non solo ci ha dato un affascinante ritratto di una delle più grandi comunità d’immigrati del Canada, ma ha posto importanti quesiti sull’identità ch’è rilevante per tutti i canadesi. (Ricci).

 

      [Nicholas Harneys Eh, Paesan! is a comprehensive and insightful look at Torontos Italians and at the tremendous impact they have had on the face of present-day Toronto. In uncovering the complexities and ambiguities that lie beneath the standard stereotypes of Italian Canadians, Harney has not only given us an intriguing portrait of one of Canada=s largest immigrant communities but has posed important questions about identity that are relevant to all Canadians. (Ricci)]

 

Un altro volume, connesso al precedente, è quello a cura di Gabriele Scardellato e Manuela Scarci, A Monument for Italian-Canadian Immigrants. Regional Migration from Italy to Canada (Toronto: The Department of Italian Studies, University of Toronto with the Italian-Canadian Immigrant Commemorative Association, 1999). Il volume fu compilato in occasione di un monumento (un gruppo statuario di due genitori con due bambini) eretto il 14 giugno 1998 in onore degli immigrati davanti al Joseph J. Piccinninni Community Centre di Toronto. Il volume, recensito da Matteo Sanfilippo [20-21 (2000), 110-112], è una raccolta di saggi sull’immigrazione della seconda metà del secolo scorso. Anche qui emergono apertamente, in forte conflitto, le due concezioni di italianità: quella unitaria nazionale e quella diversificata regionale. Quest’ultima è in rilievo anche nella seconda parte del titolo: “Emigrazione Regionale dall’Italia al Canada. (“Regional Migration from Italy to Canada.”) Fra i saggi del volume si distingue in particolare quello di Robert Harney, che tratta appunto della concezione di italianità diversificata e regionale, dal titolo significativo “Disfacendo il Risorgimento: Emigranti dall’Italia e le Politiche del Risorgimento.” (“Undoing the Risorgimento: Emigrants from Italy and the Politics of Regionalism.”) Si distingue pure l’articolo di Angelo Principe, che Sanfilippo definisce “interessantissimo,” sui monumenti eretti in Canada dalla comunità italiana.

Matteo Sanfilippo è anche il recensore di altri due libri di storia dell’immigrazione: 1)  A Nation of Immigrants. Women, Workers and Communities in Canadian History, 1840s-1860s (Toronto: UTP, 1998), a cura di Franca Iacovetta, Paula Draper e Robert Ventresca; 2) Storia del Canada. Dalle origini ai giorni nostri (Milano: Bompiani, 1999) di Luca Codignola e Luigi Bruti Liberati.

L’antologia di saggi curata dalla Iacovetta [20-21 (2000), 110-112], è divisa in otto sezioni: 1) Immigrazione irlandese nell=Ottocento; 2) Immigrazione afroamericana anteriore alla guerra civile; 3) Immigrazione dall=Europa dell=Est, Ucraina e Romania; 4) Le domestiche finlandesi e la donna nella comunità ebraica; 5) Immigrazione con enfasi al maschile tra l=Ottocento e il Novecento; 6) Immigrazione di anarchici e socialisti nei primi decenni del Novecento e lotte operaie specie in Ontario; 7) Atteggiamenti verso gli immigrati, immigrati del sud Asia 1907-1940, immigrazione degli ebrei dalla Germania nazista; 8) Il trattamento delle minoranze etniche in Alberta, durante la guerra mondiale e in Ontario nel dopoguerra. Il volume può essere un importante testo ad uso scolastico, ma è stato criticato, come riferisce il recensore, per essere Ontario centrista, limitato al Canada di lingua inglese, obliterata la parte francese (110). Per quanto riguarda la comunità d=immigrati italiani, è incluso il saggio di Robert Harney “Uomini senza Donne” (“Men without Women”) e la posizione italiana è meglio chiarita nel quadro del contesto dell’immigrazione generale del dopoguerra.

Il volume Storia del Canada. Dalle origini ai giorni nostri (Milano: Bompiani, 1999) di Codignola e Liberati è stato selezionato da un comitato indipendente come uno dei trenta “libri più notevoli negli Studi Canadesi. [“most notable books in Canadian Studies” (www.cdnstudies.ca).] Nella sua recensione [22 (2001), 108-110)],  Sanfilippo, pur affermando che il Codignola è considerato “il maggior specialista italiano di storia delle colonie nordamericane” (109) si rammarica che il libro abbia dedicato “un intero, ma purtroppo assai breve, capitolo sugli italiani in Canada.” (110). Tuttavia il volume è un’importante base per ulteriori studi della comunità italo-canadese.

Ugualmente benvenuta è Canada, terra di emigrazione, l=ultimo libro di Bruno Ramirez”, [22 (2001), 81-86], Intervista di Maddalena Tirabbassi a Bruno Ramirez, in occasione della pubblicazione del suo volume “Crossing the 49th Parallel. Migration from Canada to the United States, 1900-1930. (2001). Nell’intervista, Ramirez  (sceneggiatore anche di alcuni film a soggetto italo-canadese) afferma che lo studio dei grandi movimenti migratori, quando interi paesi o nazioni si spostano, va fatto non solo coi vecchi criteri statistici demografici, ma con nuovi approcci antropologici delle diverse etnie, e nuovi metodi di “microstoria.” (82) Lo studio della migrazione dal Canada agli Stati Uniti, particolarmente di italiani e inglesi, non ha precedenti e i risultati sono spesso sorprendenti. In genere questo tipo di migrazione “multipla” (verso più paesi) è dettata dall’offerta di lavoro sul mercato, ma è anche motivata da relazioni “tattiche e affettive” (85) di parentela e amicizia. La scenografia sulla quale egli stava allora lavorando è sulla storia di un giardiniere siciliano emigrato da giovane in Canada, dove al crepuscolo della sua vita comincia a scoprire aspetti del Canada e di se stesso mai scoperti prima.

Nel successivo periodo fino al 2003 incluso, troviamo in Altreitalie maggiore varietà di argomenti. Prima un saggio sulla cucina e i prodotti alimentari italo-canadesi del dopoguerra a Toronto. Poi un saggio di letteratura comparata tra lo scrittore italo-canadese F.G. Paci di Toronto e lo scrittore italo-australiano Pietro Tedeschi. Poi ancora una recensione di un libro italiano di storia dell’emigrazione in due grossi tomi, ma con limitati riferimenti specifici al Canada. Nel 2003 abbiamo un’intervista letteraria con Melania Mazzucco ed una rassegna della fiera letteraria di Torino.

Il saggio di Luigi G. Pennacchio “La cucina degli immigrati italiani nel secondo dopoguerra a Toronto” (“Italian-Immigrant Foodways in Post-Second War Toronto”) [24 (2002), 105-122], è una analisi della cucina e dei generi alimentari degli italiani a Toronto. Lo studio considera l’aspetto della tradizione agricola e culinaria, della passione e del gusto, dell’enorme importanza economica della produzione e commercio in questo settore. All’inizio Pennacchio fa una simpatica descrizione della comunità italiana di Toronto che all=inizio della primavera comincia a preparare il terreno dell=orto, semina, coltiva le pianticelle, poi raccoglie pomodori, melanzane, cavoli, patate, cocomeri, zucchine, insalata, peperoni, fagiolini, cipolle, carote ecc. È più una passione che una convenienza economica. Ci sono ancora quelli che, sempre più pochi, fanno bollire i pomodori in grandi calderoni e preparano i pelati e la salsa. A fine estate si conservano in barattoli frutta e vegetali e la marmellata. Molti fanno pure le salsicce, la soprassata, i prosciutti e diversi insaccati. La cantina è una importante parte della casa degli italiani. In autunno è il tempo glorioso di fare il vino in casa, la grande passione della comunità, treni carichi di uva arrivano a Toronto dalla California, ma è sempre più apprezzata anche l’uva della regione di Niagara Falls, the fuitland. È famoso il tipico vino canadese Ice wine fatto con l’uva gelata. I tipici generi alimentari italiani, importati dall=Italia o di produzione locale,  hanno invaso il mercato canadese. Sono tutti prodotti simbolo della propria identità italiana, dicono gli antropologi. La cucina italiana dalla pasta alla pizza ai piatti prelibati dei tanti ristoranti di Italian cuisine ha un grande successo, anche i bambini di altre etnie portano a scuola il panino con la mortadella. Tuttavia nella grande società multiculturale torontina si verificano anche delle strane mescolanze di vari cibi etnici. La famosa polenta friulana si fa pure con l=aggiunta di funghi giapponesi (shitake) e vino portoghese (Maderia). Ma la tradizione della cucina italiana “autentica” è fortissima, collegata anche a tradizioni religiose, per cui si hanno anche dolci speciali per la festa della Madonna, nonché le zeppole di San Giuseppe!

Un interessante saggio di letteratura comparata è quello di Gaetano Rando, docente alla University of Wollongong in Australia, intitolato “La Dimensione (Auto)biografica nella narrativa italo-canadese e italo-australiana: “Romanzi di Città di Acciaio” di Paci e Pietro Tedeschi.” (“The (Auto)biographical Dimension in Italian Canadian and Italian Australian Narrative: Frank Paci and Pietro Tedeschis >Steel City’ Novels.”) [25 (2002), 64-74]. L’autore asserisce che molti scrittori italo-canadesi e italo-australiani usano fin dall’Ottocento elementi personali o collettivi di esperienza dell’emigrazione, a base dei loro romanzi. Tra gli scrittori italo-canadesi egli cita Maria Ardizzi, Il sapore agro della mia terra (1984); Bianca Zagolin, Une femme à la fenêtre (1988); Giovanni Andreoni, Martin Pescatore (1967); e Rosa  Cappiello, Paese fortunate (1981). Egli quindi confronta la narrativa di Frank G. Paci e Pietro Tedeschi. Rinviamo ad un altro simile confronto di Rando dal titolo “The ‘Padre Padrone’ figure in Frank Paci’s The Italians and Antonio Casella’s The Sensualist.” (Cfr. F.G. Paci: Essays on His Works. Ed. Joseph Pivato. Toronto: Guernica, 2003).

Una straordinaria pubblicazione italiana sull’emigrazione, segnalata in Altreitalie 25 (2002), è quella a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi ed Emilio Franzina dal titolo “Storia dell’emigrazione italiana. Volume I: “Partenze,” Volume II: “Arrivi.” (Roma: Donzelli Editore, 2001 e 2002). I due voluminosi tomi sono corredati da un CD-ROM, “Memorie visive degli emigranti,” e un CD audio, “Le Canzoni dell=emigrazione.”  Intento di quest’opera, cui hanno contribuito oltre quaranta storiografi, è anche quello di onorare gli immigranti italiani (circa 30 milioni dall=Unità ad oggi) tanto trascurati nel passato, sia dagli organi governativi che dagli stessi storiografi. Intento dell’opera è anche quello di contribuire “alla definizione della identità nazionale italiana” nelle parole di Guido Tintori, recensore dell’opera. L’identità nazionale italiana o italianità è stata, come abbiamo visto, una costante idea circolare di discussione in questa nostra rassegna di Altreitalie.

Concludiamo questa rassegna con un evento o incontro tra Canada e Italia interessante, cioè la Fiera del Libro a Torino nel maggio 2003. Maddalena Tirabassi ha scritto due “pezzi” sull’evento: un’intervista a Melania Mazzucco – vincitrice del premio Strega del 2003 col suo romanzo Vita (Milano: Rizzoli, 2003), tradotto anche in inglese – presente alla mostra [26 (2003), 112-115] e una presentazione di libri di autori e critici italo-canadesi pubblicati dall’editore Cosmo Iannone. [26 (2003), 123]

A base del romanzo della Mazzucco è l’esperienza di emigrazione in America del nonno della scrittrice Adamante quando era un ragazzo di dodici anni nel 1903. È una esperienza angosciata - come ogni esperienza degli immigrati - anche questa del ragazzo che si ritrova nelle strade di New York “strillone e raccoglitore di stracci.” (114). La scrittrice racconta che quella vita miserabile era “una vergogna che oggi è diventata una ricchezza” di umanità. (113).

La Fiera del Libro di Torino del 2003, su cui scrive la stessa Maddalena Tirabassi, è come un evento simbolico di tutta questa nostra rassegna, un incontro Italia-Canada. In questa edizione della fiera dedicata al Canada, ad una sessione presieduta da Giovanna Zucconi, hanno partecipato scrittori quale Nino Ricci, autore della trilogia tradotta anche in italiano col titolo La terra del ritorno (Ed. Fazi, 2004), Joe Fiorito, e appunto Melania Mazzucco. Cosmo Iannone Editore ha presentato la sua collana di autori italo-canadesi, fra cui la traduzione di La passione di Fabrizio di Antonio D’Alfonso (2002, trad. di Antonello Lombardi).

Sono stati presentati e discussi i libri, in traduzione italiana per i tipi di Cosmo Iannone, Halifax, L’altra porta d=America (2003) di Pietro Corsi; Città senza donne (2003) di Mario Duliani e Nei cantieri di Toronto (2000) di Frank Colantonio. A conclusione della sessione sono stati letti dei brani tratti dai romanzi Riti di infertilità di Mary Melfi (2002) e da Impala di Carole Fioramore David (2003).

 

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Questa recensione  Rassegna di Altreitalie 2004-2005 è stata pubblicata su Italian Canadiana del Centro Jacobucci dell’Università di Toronto, Volume 18 (2004), pp. 128 - 133.

 

 

1 marzo 2006

 

LETTERATURA CANADESE E ALTRE CULTURE

 

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