Questa è soltanto la prima Vertigine

Periodico di scrittura e critica letteraria, primo numero dell’anno 2006 – Luca Pensa Editore

 

Elisabetta Liguori

 

elisabetta.liguori-lisi@poste.it

 

 

Mi piace moltissimo poter essere io a raccontare l’inizio di questa Vertigine, in particolare rendere noto quello che il suo curatore, Rossano Astremo, definisce L’esordio della stessa. E dopo l’esordio, il resto. Questa vicenda mi riguarda e in qualche modo m’ intenerisce.

Cercherò di essere più chiara.

“Vertigine” è il titolo di una nuovissima rivista letteraria, già in uscita sul mercato dallo scorso maggio, cresciuta nella mia terra salentina; rivista per la quale ho avuto occasione di scrivere un paio di pezzi anch’io. Dico cresciuta, perché la sua storia è storia complessa: di evoluzioni graduali, di genetica, di miraggi e frustrazioni, di entusiasmi e ripensamenti, iniziata molto prima del maggio 2006. Tutto comincia precisamente nell’agosto 2003: prende spunto dalla voglia incontaminata di creare uno strumento, se non nuovo, quanto meno autentico, sanguigno, che facesse, diffondesse e dicesse scrittura, poesia, narrativa e critica letteraria, entro confini che non fossero solo quelli strettamente territoriali. Voglia di azione e scrittura, di militanza, vita, cambiamento, quindi.

Dalla voglia al progetto: raccontare, con occhio limpido, attraverso un periodico, la scrittura che cambiava, affiancando stili, tecniche, modalità, anime differenti, per tentare di cogliere l’insieme attraverso la differenza, il tempo.

L’idea, oggi che la rivista cambia forma, è rimasta quella originaria. Quella del sogno di Astremo, sogno che era stato anche dei grandi, come Vittorio Bodini ad esempio: dar voce, avere voce, comprendere ed esistere letterariamente.

 

…e sognavamo una rivista non più grande di un francobollo su cui dare sfogo a un piccolo tesoro di riflessioni e argomenti che svolgevamo in un gesto o una mezza frase…

 

Se il sogno punta in alto, ne consegue inevitabile vertigine. E’ fisiologico.

Di nuovo c’è oggi l’elegante, quasi metafisica, veste editoriale, la condivisione del rischio. Questo è evidente: l’odierno prodotto risulta essere ben diverso dalle prime fanzine autoprodotte dal suo temerario curatore le prime volte, dai fogli spillati insieme con difficoltà, perché troppo numerosi, dattiloscritti fitti, fitti, con caratteri microscopici che miravano al contenimento delle spese.

Da quest’anno la Luca Pensa editore ( casa editrice peraltro non meno coraggiosa dello stesso Rossano Astremo)  ha scelto di editare questa rivista e di dare alla stessa una cadenza annuale.

Il primo numero è antologico: raccoglie l’intera e solitaria fatica di tre anni, divisa in sezioni.

Sono presenti una grande quantità d’autori, più o meno noti, tra i quali Genna, Mozzi, Moresco Cappelli, Pincio, Desiati,  La Gioia, Wu Ming1, e ancora Dadati, Zambetta, Pagano, Donno, Errico, Gigliozzi,  Benedetto, Piccinni, Petrelli. Questi sono solo alcuni dei nomi, posti in ordine sparso.

I temi non erano liberi in origine. Si accedeva, infatti, alla rivista su invito e con tema imposto; questo criterio garantiva l’organicità, la consequenzialità, la coerenza dei testi, facendoli divenire corpo unico.

La prima sezione è quella del citato Esordio, la presentazione del fiato collettivo.

Nella seconda si dava spazio alle forme sperimentali.

Nella terza ad un doveroso omaggio ad Antonio Verri.

Nella quarta si raccoglieva uno spaccato della narrativa italiana ai tempi delle bombe intelligenti

La quinta recuperava gli eventuali scarti nascosti in un pc, la c.d. merda d’autore

La sesta liberava tematiche politicamente scorrette.

Nella settima e ultima, quella rimasta inedita e oggi pubblicata per la prima volta, prende il sopravvento la critica letteraria rivolta a libri dimenticati, ingiustamente esclusi dalle logiche del sistema.

Questa la prima parte del viaggio, ripreso dalla Luca Pensa. Adesso, con forze rinnovate, la rivista si prepara a vivere una nuova esistenza, aprendosi anche alla valutazione e alla scoperta di esordienti, senza perdere nulla della forza unitaria e primitiva del sogno.

I testi sono selezionati con cura e rigore, affrescano un triennio in ebollizione, riuscendo a cogliere il fermento del nostro territorio nella sua verità più schietta, senza falsi entusiasmi di bandiera, ponendolo, con la violenza della sintesi, delle poche cartelle, a confronto con la modernità e l’altrove. Non deve essere stato facile trovare punti di produttiva intesa tra i cervelli ora all’opera sullo stesso progetto, diversi per indole, gusto, esperienza, attese, e questo sforzo rende l’opera complessiva ancor più di pregio, più onesta.

La più semplice delle idee, scrive Astremo nella sua prefazione. Eccola.

Non è forse proprio della letteratura l’avvicinare gli opposti, condividere, ordinare il caos? Vertigine ci prova. Vertigine resiste.

Quando sembrava che il sogno di un “francobollo” che parlasse di alcuni di noi, di quella certa antica passione per la parola scritta, del suo ottimismo etico e del suo disagio, delle sue origine e poi dei percorsi, quando sembrava impossibile continuare per problemi economici, di distribuzione, di fatica, Vertigine ritorna.

Il mio occhio è ora catturato soprattutto dalla prime pagine. Mi incuriosiscono gli esordi: di fronte ad una promessa mi chiedo sempre cosa ne seguirà.

Un esempio per gli altri. In uno dei flash narrativi presenti nella prima sezione della rivista, Manila Benedetto racconta un equivoco legato alla parola. I must die: attraverso la lettura di una email spedita ad un indirizzo sbagliato, si srotolano l’angoscia dell’assenza, il mutamento linguistico, la contaminazione dei mezzi, la sostituzione del corpo con la parola. La lingua cambia e le nostre vite ci si aggrovigliano intorno come tralci, lasciandosi condizionare dal cambiamento stesso, dalla velocità delle emozioni. Consumano e si lasciano consumare. La parola e il mezzo arrivano ad alterare, in questa storia fulminea, persino il senso e l’utilità della morte.

Tutto si adatta rapidamente.

Mi sembra, quindi, che questo racconto resti nel tempo una scelta perfetta per annunciare l’Esordio di una rivista destinata soddisfare il naturale bisogno di comprendere quel che accade. E di condividerlo.

 

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