L'Amore e l'Occidente: Girard e il

concetto d'amore di De Rougemont

Per Bjørnar Grande

Bergen College

Traduzione dall'inglese di Fabio Brotto

brottof@libero.it

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Introduzione

Pochi studiosi si sono occupati della mimesi, e quelli che si sono interessati alla mimesi per lo più l'hanno considerata in termini di rappresentazione. Sotto questo profilo, la teoria di Girard appare meravigliosamente nuova e innovativa. Vi sono stati davvero pochi teologi, studiosi di religione, filosofi, critici letterari e psicologi che si siano soffermati su mimesi e desiderio. A partire da questi precedenti la teoria di Girard si è venuta formando attraverso la lettura di alcuni romanzieri che si sono occupati della mimesi e del desiderio. Per questo motivo, in un contesto accademico la teoria di Girard sembra relativamente autonoma. Si verifica tuttavia il paradosso per cui Girard nel complesso respinge l'idea di originalità  e autonomia, mentre la sua teoria è profondamente originale. (1) Vi sono aspetti nell'uso girardiano del concetto di mimesi che debbono essere giudicati davvero nuovi, soprattutto quando egli vede la mimesi non soltanto come rappresentazione, ma anche come desiderio. Tuttavia è importante tener presente che i processi mimetici sono sempre stati presi in considerazione, non solo nell'arte, nella religione e nella letteratura, ma anche nella politica e nella tattica militare. Sicuramente il principio mimetico, concretizzato in influenza e potere, è stato in tutte le epoche parte della cultura umana. Ma resta notevole il fatto che nessuno o quasi nessuno abbia visto questo principio fondamentale come un principio guida nell'ambito delle relazioni umane.

In questo intervento intendo presentare un pensatore e studioso che ha esercitato un'influenza fondamentale sulla teoria girardiana. Denis de Rougemont viene ricordato molto raramente quando si discute la teoria girardiana. Ma, secondo me, egli è stato molto importante nel processo di sviluppo di una teoria del desiderio mimetico.

La teoria dell'amore di Denis de Rougemont

Ne L'Amore e l'Occidente di di Denis de Rougemont troviamoun'analisi storica e cronologica del concetto occidentale di amore, dal mito di Tristano e Isotta ai giorni nostri. Secondo Rougemont, il mito di Tristano esprime un amore per l'amore, non un amore per l'altra persona coinvolta nel rapporto amoroso. Si tratta di un amore narcisistico, dove l'enfasi è posta più sull'autoesaltazione dell'amante che sulla relazione con la persona amata. L'amore che si sviluppa nei romanzi medievali e nella poesia trobadorica è un amore attraverso gli ostacoli, anzi addirittura una amore degli ostacoli. Cosicché in realtà  non vi è alcun amore, se non un amore per gli ostacoli. All'interno della sfera masochistica dell'amore per gli ostacoli vi è una paura patologica di innamorarsi in un modo semplice e diretto. Secondo Rougemont, questo mito era destinato a cambiare l'atteggiamento verso l'adulterio in Occidente, atteggiamento che egli vede materializzarsi come disprezzo del matrimonio. Questo mito, che Rougemont chiama mito della passione, esalta e divinizza l'amore infelice e non sensuale, e in realtà è amore per il nulla, per la morte. De Rougemont considera lo sviluppo del mito della passione come origine della decadenza nella sfera dell'amore. Egli afferma che il tradizionale triangolo del desiderio è la configurazione consueta dell'amore senza amore. Le fonti di questo amore senza amore, di questo amore-martirio, sono individuate indietro nel tempo, nella religione dualista: dalla Gnosi al Manicheismo, alla religione dei Celti e dei Catari, onde diffondendosi attraverso i romanzi medievali e la poesia trobadorica esso è gradualmente divenuto parte del concetto quotidiano di amore erotico dell'uomo occidentale.

Nel capitolo 16 del libro IV ("Interiorizzazione del mito"), Rougemont sviluppa l'idea che i desideri interiori, privati, si siano sviluppati per l'influenza di desideri esterni descritti nella letteratura.

Il dualismo di Eros, che è divino e nello stesso tempo delirante, secondo Rougemont è un'eredità  platonica. Questo dualismo nell'amore divenne comune nella Francia del Dodicesimo secolo, proprio mentre vi si andava diffondendo la religione dualistica. Questa dette un potente impulso al culto dell'amore. Fu in questo secolo che il matrimonio divenne un oggetto di disprezzo. Al contrario, la passione venne glorificata. Secondo i Catari la resa ad una sensualità  puramente fisica era il peccato originale e supremo, e amare con passione pura era la pura virtù.

Letteratura e desiderio

In un passo molto audace del suo libro, Rougemont afferma che è stata soprattutto la letteratura ad influenzare il concetto europeo di passione, mentre il ruolo della filosofia nel cambiamento della mentalità europea sarebbe trascurabile (3). De Rougemont poco dopo nello stesso libro modera questa visione, affermando che l'amore passionale è un'imitazione ereditata dalla cultura europea e in particolare dalla letteratura. Questo significa che il mito della passione deve essere visto in un contesto culturale più ampio. A causa dell'influenza che questi miti e religioni hanno esercitato, sia la letteratura europea che le nostre passioni impiegano in modo ignorante e perverso una terminologia della passione. Sebbene la letteratura sia da biasimare fortemente per questa comprensione pervertita dell'amore, essa promana ancora dalla religione. Il nostro linguaggio passionale ci deriva dalla retorica dei trovatori. Retorica ambigua per eccellenza: una dogmatica manichea vi intercala dei simboli di attrazione sessuale. Ma a poco a poco questa retorica , staccandosi dalla religione che l'ha creata, passa nei nostri costumi e divien linguaggio comune.(4)

Nazionalismo e desiderio

De Rougemont afferma che il mito della passione genera violenza, e interpreta le stragi delle guerre coloniali e delle guerre mondiali come conseguenze di questo mito. In un mondo ove l'amore è stato pervertito in amore di sé e desiderio di ostacoli, non vi sono limiti a queste attività , create al fine di evitare il vero amore. Il nazionalismo secondo Rougemont è intrappolato nella stessa proiezione, dove le passioni private di ognuno sono proiettate in un concetto di nazione sterile e privo di amore.

Un confronto tra le teorie dell'amore di Girard e di Rougemont

In Menzogna romantica e verità  romanzesca il tema degli ostacoli sviluppato da Rougemont viene molto apprezzato (5). Girard in questo libro dice che Rougemont è stato uno dei pochi pensatori che abbiano conseguito la visione romanzesca. Egli non soltanto ha colto il significato dell'ostacolo, ma ha anche visto la struttura doppia del desiderio: lo stesso movimento che ci fa adorare la vita finisce per gettarci nella negazione e nella morte (interiore). Questa rivelazione del desiderio, dove la negazione della vita è presentata come vitalità , secondo Girard è l'intuizione magistrale di Rougemont. Girard assume questa comprensione dei desideri prodotti mediante gli ostacoli e prende a prestito da Levinas l'espressione desiderio metafisico per descrivere il desiderio deviato(6). Egli elabora anche un apparato più tecnico per illustrarne il funzionamento, con l'introdurre la struttura triangolare di soggetto, oggetto e mediatore. Girard critica benevolmente Rougemont per il fatto che non ha scorto l'elemento interdividuale nel desiderio rivolto agli ostacoli. Secondo Girard, Rougemont ha rivelato il contenuto fondamentale del desiderio, ma la sua analisi presenta delle manchevolezze strutturali. Il desiderio degli ostacoli costituisce per Rougemont una relazione soggetto-oggetto. L'ostacolo è qualcosa che sta dentro il soggetto (eroe). L'oggetto è ostacolato dalla mente stessa del soggetto, dalle ingannevoli idee di amore cui hanno dato vita miti e religione eretica. Dato che gli ostacoli sono il risultato di idee eretiche e non qualche cosa di concreto e contemporaneo, Rougemont non avrebbe portato alla luce il meccanismo che collega il mito alla mente.

Psicologia o ideologia?

Girard non dà  molto risalto alle rappresentazioni ideologiche del desiderio. Egli concentra la sua attenzione sull'altro come ostacolo. L'altro è l'ostacolo che impedisce l'appagamento dei desideri. Ma l'impedimento consiste soprattutto nella fascinazione del soggetto di fronte al mediatore e nella sua debolezza. Pertanto il problema non è la rivalità intesa nel modo più lineare e banale. Con l'affermare che non vi è un desiderio diretto nei confronti dell'oggetto, una rivalità  semplice per l'oggetto, Girard affermerà  inevitabilmente che il problema è mentale. Il soggetto e il mediatore sviluppano una graduale ossessione reciproca, e il desiderio si sposta dall'oggetto all'uno nei confronti dell'altro. Se vi fosse uno scontro diretto per l'oggetto, la ragione potrebbe essere spiegata in termini biologici.

La mancanza del mediatore

L'introduzione del mediatore da parte di Girard costituisce la differenza di base tra lui e Rougemont per quanto concerne il desiderio. È anche il punto in cui le loro antropologie divergono: Rougemont vede i cambiamenti culturali come risultato di idee differenti, laddove Girard assegna alla mimesi il ruolo di forza dinamica che sta dietro l'ideologia. Sotto questo profilo, Rougemont è un platonico (a dispetto del suo antiplatonismo). D'altro canto, la teoria derougemontiana circa la diffusione del mito rimanda all'imitazione. Dal Dodicesimo secolo in avanti il mito si diffonde attraverso la letteratura fino a divenire il comune (inconscio) ideale erotico. Questo sviluppo del mito della passione e la graduale decadenza del matrimonio possono essere visti come generati dalla mimesi. Seguendo Rougemont, il desiderio deve essere definito come le idee che esercitano un'influenzasull'individuo. Gli aspetti interdividuali e biologici del desiderio non vengono presi in considerazione. Nella prospettiva di Rougemont, il dramma umano diventa un dramma di idee.

Girard imitatore di Rougemont

Girard imita l'idea di Rougemont di un declino graduale nell'amore attraverso la storia, disegnato nella letteratura. Questo sviluppo di una graduale intensificazione del desiderio è il processo che Girard chiama internalizzazione del desiderio metafisico. Sia Girard che Rougemont intendono questo concetto come un declino e un'intensificazione graduali. Dal punto di vista storico Girard parte dal XVII secolo con Cervantes e finisce con la società  contemporanea. De Rougemont si spinge più indietro nella storia per individuare le radici del problema nella religione iranica, nel Platonismo, nell'Orfismo e nel Manicheismo. La sua descrizione del processo di internalizzazione e intensificazione del desiderio si sofferma vieppiù sugli effetti di generalizzazione del desiderio man mano che ci si avvicina all'età  moderna. Ma per Rougemont sono specialmente la religione eretica e la letteratura romanza che debbono essere viste come responsabili di questo concetto di amore pervertito, che si insinua nella mente di ciascuno.

Visioni differenti della letteratura

Anche se sia Girard che Rougemont sviluppano l'idea di un processo di intensificazione e contaminazione del desiderio, la loro visione del mito e della letteratura è molto diversa. Mentre Rougemont ritiene che la letteratura della passione sia la fonte del fenomeno, Girard vede la letteratura piuttosto come un rispecchiamento del fenomeno stesso. De Rougemont enfatizza l'influenza della letteratura, mentre Girard ne enfatizza la capacità  di rivelare i processi del desiderio. Da questo punto di vista, Girard vede la letteratura in modo assai più positivo, non come fonte della contaminazione ma come sua rivelazione. Questo, tuttavia, vale solo per i grandi narratori realisti. Lo scrittore romantico è preso, secondo Girard, nelle spire del desiderio metafisico e può solo descriverlo o propagarlo, non rivelarne la struttura. Pertanto, si può sostenere che la critica della letteratura romantica operata da Girard sia simile alla critica della letteratura romanza operata da Rougemont: entrambe le letterature sono intessute nelle menzogne che accrescono i desideri di un amore senza amore.

Eros e agape

Invece di collocare questo cul de sac del desiderio nella religione eretica, Girard lo individua più generalmente come trascendenza deviata. Entrambi gli autori ritengono che la norma dell'amore sia scritta nel Cristianesimo ortodosso, e pensano che la relazione amorosa basata sugli ostacoli sia uno scadimento rispetto all'agape (7). Rougemont afferma che l'amore carnale non presenta alcun aspetto di deificazione. La passione non è una deviazione dell'agape, ma un sottoprodotto del Manicheismo. Il Dio dell'eros secondo Rougemont è un antagonista del Dio dell'amore. Questo dualismo tra eros e agape è confermato anche in Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, dove Eros e Agape di Anders Nygren è citato in modo molto positivo(8). De Rougemont nella parte finale de L'Amore e l'Occidente afferma che Eros è salvato da Agape, intendendo che l'egotismo nella vita erotica può essere riscattato dall'agape.

La sensualità  naturalistica

Girard si muove a partire dall'ampia prospettiva della trascendenza deviata. La sua analisi non fa menzione delle eresie storiche come fonte del desiderio metafisico, né si occupa delle idee naturalistiche dell'amore. De Rougemont afferma che la sensualità  naturalistica è della stessa natura dei desideri romanzi, soltanto sublimata al punto di corrispondere ad un ideale animalistisco (9). Egli la considera tanto illusoria quanto la tradizione romantica e idealistica. Si tratta della stessa aspirazione al sublime, ma collocata sul versante animale. Queste idee animalistiche secondo Rougemont sono state introiettate nelle moderne ideologie, nella mente

degli uomini, e diventano una glorificazione dell'istinto, del quaggiù (10).

In questo contesto, dal punto di vista dell'antinaturalismo derougemontiano la teoria di Girard è manchevole in quanto trascura di esprimersi sul cinismo del naturalismo, cioè di una tendenza animalistica nell'amore. La rivelazione della menzogna romantica da parte di Girard effettivamente pare in qualche modo unilaterale, in quanto in essa non vi compare alcuna critica dei tipi di desiderio più naturalistici. Può darsi che questo naturalismo sia visto come sensualità espressa in accordo con la natura, e pertanto sia giudicato un sano realismo. Ma l'ideologia naturalistica opera, come il romanticismo, con l'idea di un accesso diretto alla natura, non come qualcosa di mediato. In tal modo, questo approccio naturalistico si manifesta come una credenza nel desiderio senza un mediatore, come per esempio si vede in iMadame Bovary, nella figura di Rodolphe quando seduce Emma Bovary.

Sarebbe tuttavia scorretto caratterizzare la mancanza di critica dell'ideologia naturalistica da parte di Girard come un sostegno passivo all'ideologia naturalistica. Anzitutto, la sua teoria non si basa su di un assioma biologico. In secondo luogo, la critica girardiana del nietzscheanesimo mostra come la visione del mondo naturalistica sia conflittuale all'estremo. In terzo luogo, in Girard vi è una critica della spiegazione biologica di Freud secondo la quale il desiderio scaturisce fondamentalmente dalla sessualità . Vi è, chiaramente, un antinaturalismo nello sforzo girardiano di staccare il desiderio da qualsiasi presupposto biologico. D'altro canto, Girard è unilaterale nella sua critica del romantico, anche se questo non è definito come gruppo o epoca determinati, ma come tendenza a nascondere o affermare il mediatore.

Il debito di Girard nei confronti di Rougemont

Il concetto derougemontiano degli ostacoli fornisce a Girard gli strumenti per analizzare il desiderio triangolare. La visione derougemontiana di un amore senza amore è il punto di partenza nella teoria del desiderio di Girard. Egli introduce il mediatore senza l'aiuto di Rougemont, ed elabora quello che Rougemont si limita a menzionare, come l'eterno triangolo, in un modo più scientifico e strutturale. In Menzogna romantica, verità  romanzesca Girard imita lo schema storico derougemontiano di una graduale intensificazione e declino dell'amore. Girard fa chiara menzione del proprio debito nei confronti di Rougemont, ma considerando che lo schema storico, la teoria degli ostacoli, l'internalizzazione del desiderio, l'analisi dell'amore/odio e della trascendenza deviata, e perfino la struttura triangolare possono essere riportati a Rougemont, si può affermare che la sua influenza sul concetto girardiano di desiderio, specialmente per quanto concerne l'amore erotico, sia stata davvero grande.

NOTE

1. Dag Norheim, Om romantikken og det mimetiske begjaer i litteraturen, Vagant 3/91, 53.

2. Denis de Rougemont, L'Amore e l'Occidente (L'Amour et l'Occident, 1939), trad. Luigi Santucci, Rizzoli, Milano 1977, p.86.

3. Ivi, p.225.

4. Ivi, p.218.

5. Girard in Menzogna romantica, verità romanzesca (Mensonge romantique et vérité romanesque, 1961) , trad. L. Verdi-Vighetti, Bompiani 2002, cita Rougemont in vari passi.

6. L'ingannevole letteratura romanza viene etichettata come letteratura romantica, e lo sviluppo che Rougemont analizza come decadenza morale Girard lo analizza come una graduale intensificazione del desiderio metafisico. De Rougemont usa la parola passione a indicare un amore che è in cerca di ostacoli, laddove Girard usa l'espressione desiderio metafisico quando i desideri sono mediati. De Rougemont usa la parola desiderio quando vi è amore sensuale non determinato da ostacoli. Questo in termini girardiani è detto desiderio spontaneo. Queste differenze terminologiche non coprono il fatto che i due autori descrivono lo stesso fenomeno del desiderare mediante ostacoli.

7. De Rougemont è più esplicito circa il suo retroterra cattolico e le sue simpatie per la Chiesa. Ma l'intertestualità  delle ultime opere di Girard e dei suoi commenti circa il proprio sviluppo cristiano indicano che la religione cattolica è il retroterra e la norma già  in Menzogna romantica e verità  romanzesca.

8. René Girard, Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, Adelphi, Milano 1983, p.344.

9. De Rougemont, op.cit., p.240.

10. Ivi, p.293.

[Intervento al convegno "Passions in Economy, Politics, and the Media in Discussion with Christian Theology", tenutosi dal 18 al 21 giugno 2003 presso la Facoltà di Teologia dell'Università di Innsbruck in Austria.]

 

 

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