DUE LIBRI, UNA PAGINA (24)

Letture di Fabio Brotto

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Il cristianesimo così come è praticato oggi in Danimarca, con i mille pastori stipendiati dallo stato che nelle loro vesti eleganti predicano la parola di Dio che dice l'insensatezza dei valori mondani, è una presa in giro dello stesso Dio. Poiché "… niente è più pericoloso per il vero cristiano, niente più contrario alla sua natura, che spingere gli uomini ad adottare con leggerezza il nome di cristiani, che insegnar loro a tenere in poca considerazione l'essere cristiani, come se si trattasse di qualcosa che è facile essere". (p.78) L'attacco violentissimo che Kierkegaard sferra alla cristianità del suo oggi con la pubblicazione della sua rivista L'istante (dei suoi dieci numeri è uscita in Italia, per Marietti nel 2001 la traduzione di H.F. Dyhr e A. Gallas, con una puntuale prefazione dello stesso Alberto Gallas - è un'edizione curata nei minimi particolari, come non potevo non attendermi conoscendo bene il Gallas) si fonda su un'idea che a me sembra fondamentalmente catara. È l'idea che tutto ciò che è mondano sia anticristico, condannato, perduto. Che tutto ciò che è gioia, piacere, esperienza del bene in questo mondo, che non è rinuncia, rinnegamento totale di sé, sofferenza desiderata per sé, sia male agli occhi di Dio: da ciò la più radicale rinuncia, l'ascesi, che porta Kierkegaard ad un conflitto più o meno latente nella sua opera, piuttosto manifesto nella rivista dei suoi ultimi giorni, con lo stesso Lutero e con buona parte della tradizione protestante. Si pensi al matrimonio. Nell'Istante il matrimonio è rigettato come ostacolo all'amore di Dio. E che cos'è l'amore di Dio? voler diventare, dal punto di vista umano, infelice in questa vita, beatamente aspettandosi però una beatitudine eterna - in modo diverso un uomo non può amare Dio, che è spirito. E già solo per questo puoi capire che il cristianesimo del Nuovo Testamento non esiste affatto e che quel briciolo di religiosità che c'è nel paese è al massimo ebraismo". (187) Il matrimonio e la procreazione sono dichiarati inconciliabili col cristianesimo (213), con espressioni che a me paiono assolutamente catare. La procreazione infatti aumenta il numero dei perduti, il solo venire al mondo è perdizione. " Grazie alla propagazione della specie i perduti vengono riversati [nel mondo] come da una cornucopia - e chi è stato salvato dovrebbe dunque, come ringraziamento per la sua salvezza, stare al gioco e dare il suo apporto di perduti attraverso la propagazione della specie?". Mi sto convincendo sempre più che un catarismo profondo percorre tutta la storia del cristianesimo, emergendo nei contesti più diversi, manifestandosi in personalità che nulla sembrerebbero avere in comune. Il rifiuto del mondano, che in ultima analisi porta anche ad identificare nel Dio dell'Antico Testamento un altro Dio rispetto a quello rivelato in Gesù, che porta ad uno spiritualismo che si fa orgoglio intellettuale e monastico, che pur sempre brama una beatitudine per sé, non per l'altro, che disprezza l'essere creatura di carne della creatura di carne... In fondo, Lucifero non era del cielo?

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L'immensità della Commedia, che nei secoli ha generato commenti e interpretazioni a non finire, e commenti di commenti e interpretazioni di interpretazioni, ha sollecitato anche i cantori della Tradizione, i convinti dell'esistenza di una sapienza eterna, nascosta in tutte le grandi tradizioni religiose, esoterica e riservata a chi intraprenda un cammino spirituale. Maria Soresina scrive questo suo libro, le segrete cose (Moretti & Vitali, Bergamo 2002), per mostrare come il senso profondo (inattingibile dai critici accademici) del poema dantesco possa dispiegarsi agli occhi di chi sia stato illuminato da un contatto sapienziale con la tradizione filosofica indù. La Soresina legge quindi Dante a partire dallo Yoga classico, dal Bhagavad-Gītā, dalle Upanishad ecc., con risultati suggestivi. Ma se il forzare i testi è l'unico modo per far loro rivelare il segreto che contengono, ed in verità è un metodo usato dai sapienti di tutti i tempi, e anche nella Bibbia, qui qualche volta l'autrice esagera, facendosi prendere la mano dalla propria volontà di convincere. Sulla vicinanza di Dante al catarismo, infatti, le forzature sono davvero eccessive, e il massimo è raggiunto quando si vuol dimostrare che Dante crede nella reincarnazione. I versi 49-75 del canto XXXII del Paradiso sono torturati per far loro dire che i bambini innocenti del Paradiso sono le anime in attesa della reincarnazione. Il grave è che qui si pretende di fornire una dottrina esoterica, mentre poi si parla di una reincarnazione reale-fattuale, post-mortem, e nient'affatto simbolica, come nell'esoterismo dovrebbe essere. Ne conseguirebbe che le vicende della vita non decidono affatto la sorte eterna dell'anima, come è senso evidente di tutto il poema di Dante, il quale perciò sarebbe totalmente non cristiano. Certo, la lettura della Soresina potrà stimolare qualcuno a leggere Dante con occhi non scolastico-accademici, il che è comunque un bene.

13 dicembre 2002

DUE LIBRI