DUE LIBRI, UNA PAGINA (17)

Letture di Fabio Brotto

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Sono appena 105 pagine compresi gli indici quelle del libro di Georges Didi-Huberman Aprire Venere (1999, traduzione italiana di S.Chiodi per Einaudi 2001), ma si vorrebbe che ce ne fossero altre. E' un saggio affascinante per chi, come me, della storia dell'arte si interessa più per i contenuti delle opere che per la loro forma. O meglio per chi si chiede perché quei soggetti, e non altri, perché in quella forma e non in un'altra. Perché, ad esempio, tutte quelle scene mitologiche per alcuni secoli d'arte pittorica e plastica. Che violenza e sacrificio in qualche modo siano sempre dietro l'angolo lo so da Girard e da altri. Qualcuno di questi altri non nomina Girard, ma fa riferimento, in fondo, allo stesso ordine di realtà. Ad esempio, si legge alla pagina 30 del testo di Didi-Huberman:

…la Venere celeste è anche, per definizione, la Venere nata dal sesso mozzato del Cielo: essa si muove di conseguenza in una sfera mitologica che è, in maniera incontrovertibile - i miti sono fatti così -, una sfera di crudeltà strutturale.

Più girardiano di così… E a pagina 32:

Edgar Wind può certo rassicurare il suo lettore sul carattere retorico di questo "smembramento", ma ciò non toglie che l'impurità e la lacerazione costituiscono, nella visione umanistica di Venere, due principî ontologici fondamentali. In termini di teologia neo-orfica si potrebbe dire: "Ogni volta infatti che l'Uno supremo discende nei Molti, questo atto di creazione viene immaginato come un'agonia sacrificale, in cui l'Uno è fatto a pezzi e disperso. La creazione è quindi concepita come una morte cosmogonica mediante la quale la potenza concentrata di una divinità viene offerta e sparsa". Edgar Wind chiamerà giustamente tutto questo, in linguaggio neoplatonico, il "ritmo dialettico dell'Uno e dei Molti".

Sapienza sacrificale di Sandro Botticelli. Le sue tavole illustranti la storia di Nastagio degli Onesti sono di una crudeltà stupefacente. Una crudeltà pari all'arte della composizione, che trasforma quello che è l'ordine degli alberi nelle scene di sacrificio e smembramento nell'ordine geometrico delle colonne della sala del banchetto nuziale.

 

 

La ragione in lotta è il titolo di una delle tre lezioni tenute nel 1950 all'università di Heidelberg da Karl Jaspers, riunite sotto il titolo comune di Ragione e antiragione nel nostro tempo (SE, Milano 1999). Ne traggo queste righe.

L'insegnamento della filosofia ha luogo sul fondamento e con il presupposto di uno studio scientifico specializzato, che conservi la tradizione filosofica e si ponga il compito di promuovere il sapere concernente le categorie e i metodi del pensiero, sapere che non è ancora di per sé filosofia ma lavoro artigianale, senza il quale la filosofia non giunge a chiarezza - inoltre ha il compito di scoprire, nell'immensa mole del pensato, il semplice, l'essenziale.

Una filosofia che si isolasse rinuncerebbe alla ragione. La filosofia come disciplina particolare resta problematica. In quanto insegnamento si limita a destare l'attenzione.

Lo studio della filosofia ha quindi luogo attraverso lo studio delle scienze e nella prassi della propria vita, risveglia mediante la grande filosofia della tradizione.

Colui che insegna filosofia trova il suo senso nella lotta per la ragione mediante la ragione. In questa lotta, che si combatte solo con armi spirituali e consegna sempre al suo avversario ogni altra arma, vale forse quanto sto per dire.

Affinché nel mondo del pensiero si instauri un disinteresse pieno, è necessario che coloro che pensano siano interiormente indipendenti. E tale l'uomo diviene solo quando è spenta in lui ogni volontà di potenza, e forse solo quando si trova di fatto nell'impotenza. L'impotenza sembra la condizione per operare effettivamente in modo libero e destare la libertà. Nell'accontentarsi senza voler imporre a tutti i costi la propria volontà, il singolo uomo ha la probabilità di contribuire per la sua piccolissima parte a far sì che si crei uno spazio in cui la verità possa prosperare. (83-84)

 

11 giugno 2002