Guarda qua che roba!

Fabio Brotto

brottof@libero.it

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Oggi, 29 gennaio 2002, giorno fausto perché è apparsa sui media la notizia che, a cominciare dalla maturità del 2003, avremo un Quizzone (prova strutturata) in luogo della famigerata berlinguerian-demauriana Terza prova, segnandosi così la vittoria dei P.T. (Pedagogisti Trasversali: allo schieramento politico), oggi dunque, in cui si ricorda il martire S.Costanzo (parole non ci appulcro), mi pare opportuno riportare - massacrandolo con un commento mica tanto serio - un significativo articolo del laudabilissimo ed esimio Aldo Schiavone, comparso sul quotidiano La Repubblica dello scorso 24. Vi si trova il distillato dell'anti-scuola ammantato di progressivismo post-millenniale-telematico-pressapochista-anticulturale: è un mix da leccarsi i baffi. Che goduria!

AVVERTENZA: TOGLIENDO LE PARTI INTERPOLATE IN GRASSETTO SI AVRA' L'ARTICOLO NELLA SUA ORIGINARIA LINEARITA', PERSPICUITA' E PUREZZA.

Da La Repubblica del 24 gennaio 2002

Ma la scuola italiana va comunque cambiata

ALDO SCHIAVONE

La scuola, in Occidente, è un'istituzione che soffre. Poveretta! La vogliamo forse guarire? Oddio: si sta metamorfizzando. Non sarà che il Ministro è Jekill? E' una crisi da metamorfosi, come accade alle soglie di un salto evolutivo.Wonderful! Siamo alle soglie di un salto evolutivo! La forza della natura sta portando dunque la scuola verso un maggior grado di differenziazione e di complessità. Forse in altri paesi il salto è già cominciato, non è così che pensi, o Schiavone? Non sarà mica l'America che hai in mente? Nella sua struttura classica, essa è infatti una figura del passato, non del futuro. A noi piace il futuro, vero? Tanto bello anche se è duro? Questo Sol dell'Avvenire tanto duro è a morire. Appartiene al mondo che stiamo perdendo (Lo stiamo perdendo! Scarica ! Niente da fare, scrivi: anno del decesso 2002) : come la grande fabbrica, o le macchine da scrivere. Infatti ora ci sono solo fabbrichine, banchette, piccoli capitalini, videini con tastierine, e per scrivere mica occorre conoscere la lingua, soprattutto l'italiana. Almeno, la scuola che ci è familiare: le aule, i banchi, le classi, gli edifici inconfondibili, la concentrazione fisica di masse di studenti tenute insieme, corpi oltre che menti, di fronte ai loro insegnanti. Stupendo e mirabile: le aule non ci devono più essere, gli edifici, se ci saranno, saranno confondibili, non si starà più di fronte agli insegnanti, perché questi spariranno, e la corporeità andrà a farsi benedire. Ecco l'ideale: una mente di fronte ad un video. Videsne? Video. E' quasi ascetico, tutto questo.
Tutto di questo apparato sta diventando irrimediabilmente vecchio (e diventare vecchi è terribile, se non è rimediabile. Ma qui non c'è chirurgia che tenga, non c'è silicone, l'apparato è quel che è, gli apparatodipendenti, cioè noi insegnanti-insegnanti, miseri participi presenti, siamo pattume) e, nonostante i computer con cui cerchiamo di aggiornarlo, odora di gesso e di inchiostro (Odore orribile! Odore orribile! Col gesso e con l'inchiostro si scrive a mano, c'è bisogno, per farlo, di una certa dose di manualità intelligente, di un cervello biologico operativo, tutto vecchiume) : la comunicazione cui si affida (diretta, da bocca parlante ad orecchio ascoltante, un qualcosa di assolutamente primitivo, soprattutto se infetto da sentimenti e personalità), la pedagogia che lo giustifica (è pazzesco, questo vecchiume pretende di essere giustificato da una pedagogia, certo non sarà quella del duo Vertecchi-Maragliano), le forme di disciplinamento e di controllo su cui si regge (reazionarie, fascistoidi, o addirittura prepostmoderne), il tipo di socializzazione che impone (poveri allievi, nelle classi come nei vagoni piombati, con prof aguzzini, costretti a stare ore su un banco magari a fianco di compagni sgradevoli!). Cosa prenderà il suo posto cominciamo appena a intravederlo (avendo occhi d'aquila, intelletto acuto e spirito anticonformista come Schiavone, ad onta del cognome): un sistema più leggero (kunderiano, addirittura, magari proprio per questo insostenibile) e composito (tutto mischiato, tutto confuso, tutto sregolato, a vostro uso), meno "separato" (interattivo, con le aziende, eh, mi raccomando, che si sviluppano, crecono e fanno crescere, e rendono tutti felici e contenti), espressivo di interessi e conflitti nuovi (non certo in senso bertinottiano, Star Wars, forse…), un apprendimento più flessibile e multiverso (flessibile e multiverso, oh, molto diverso, dice lo Schiavone, da quel mal perverso dell'inflessibile e universo), fatto di "home schooling" — scuola modulare e domestica, a misura di bambino, che in America coinvolge già centinaia di migliaia di famiglie (e noi sappiamo che tutto il Bene viene dall'America, anche se là è un ripiego e la decadenza della scuola spinge le famiglie ad insegnare ai figli a casa, con un bel salto indietro che sembra in avanti) — e architetture virtuali, senza confini, costruite in rete, modulate sulle differenze e sui bisogni effettivi degli utenti, materializzate solo nelle biblioteche e nei laboratori. Qui Schiavone trascende e si fa lirico, le espressioni standardizzate sono, in effetti, inebrianti, lo potrei fare bene anch'io un articolo come il suo, che è modulare esso stesso, fatto di tanti modulini vibranti come violini organizzati in petrarchini (virtuale-in rete-modulato sulle differenze-sui bisogni degli utenti: che saranno deficienti, ma l'importante è che sian contenti).
Coloro che, in questi anni, stanno cercando di riformare la scuola italiana farebbero bene ad aver presente questo destino: il loro lavoro incide sulla sabbia, non sulla pietra. Granitico! Mi sovviene Bonnefoy: La sfinge che tace permane/Nelle sabbie dell'Idea. Tocca un sistema i cui equilibri si stanno decomponendo dovunque, a vista d'occhio. Quali saranno gli agenti di questa decomposizione. Fattori oggettivi o anche soggetti come Schiavone stesso? Non è più tempo di riforme Gentile; e le grandi questioni di principio — eguaglianza nell'accesso, garanzie nella determinazione dei contenuti formativi — vanno interamente riformulate tenendo conto dei nuovi scenari. Magari apocalittici. Pensiamo ad un Liceo Mad Max. Persino l'alternativa fra "pubblico" e "privato" — oggetto di tante battaglie — acquista oggi un senso inesplorato. Espressione meravigliosa, già mi sento Livingston.
Si tratta dunque di saper favorire e orientare un radicale mutamento, in larga parte indipendente dalle nostre decisioni (infatti, non c'è forza se non in Allah), e qui da noi di correggere alcune distorsioni profonde, esiti di una storia ben nota. Ma ovviamente soggetta ad interpretazioni e reinterpretazioni, a stento distinguibili dalle manipolazioni. Ci vuole intelligenza, duttilità, buon senso. Qui mi cade la tastiera, ma la recupero prontamente. L'inatteso blocco del progetto Moratti ha provocato in troppi un sospiro di sollievo, perché la generale soddisfazione non insospettisca. Ora il nostro si fa detective, vediamo cosa riesce a scovare. La scuola italiana non si sarebbe ridotta com'è, se non agisse, dentro e fuori di essa, un blocco burocraticoclientelare, potente e trasversale, ferocemente antimeritocratico e contrario a ogni cambiamento, di qualunque segno. Questo Blocco (temo di farne parte in qualche modo… temo di essere oggettivamente colluso coi nemici di classe… temo di essere un agente dell'imperialismo. Solo, non so di quale) è fatto di gente feroce che odia il Merito, che ama dunque il Demerito: andrebbe leninianamente liquidata. E' lui, il primo avversario da battere. Ce ne sono altri, ma li stima un fil di paglia. La pausa può essere opportuna solo se si sa approfittarne per utili correzioni, e se aiuta a liberare il campo da dannosi fumi ideologici. Volute di fumo all'orizzonte. Rosso? Nero? Rossonero? Nerazzurro? Abbattiamo i fumi. Adottiamo i doverosi Filtri.
Innanzitutto bisogna ripetere (come già dicemmo per la proposta Berlinguer De Mauro) che vi sono due punti essenziali non toccati dal provvedimento: essi riguardano la selezione e le carriere degli insegnanti, e la formazione dei programmi. Se non si interviene su questi aspetti in modo contestuale rispetto alla revisione dei cicli e degli indirizzi, tutto rischia di ridursi a un'ingegneria astratta, a un incastro di scatole vuote. Di quelle rotte ce n'è in abbondanza, nella scuola. Le mie tengono solo perché sono metafisiche. Di entrambi, l'opposizione dovrebbe fare la propria bandiera. Eehh!! La Sinistra si è sempre data da fare, vi ricordate il Concorsone-quiz per dare soldi agli insegnanti compiacenti? E' indispensabile e urgente un piano globale di riqualificazione della docenza (attualmente inqualificabile: pensino signori, pensino, che gli allievi dei Licei finora all'Università se la cavavano neanche male, ma il D'Onofrio prima e il Berlinguer dopo i Licei li hanno legnati per bene)— un vero e proprio "statuto degli insegnanti" (imposto dall'alto a costoro, va da sé)— con tempi e scadenze precise: retribuzioni progressivamente (prima della fine di questo Eone) portate a livello europeo; ingressi per concorsi rigorosamente selettivi (come nei concorsi universitari, capito?); verifiche periodiche (condotte da team di superesperti che non hanno mai insegnato, e sono perciò esenti da qualunque impurità)collegate alla carriera; incentivi motivanti (con una palanca in più io ti insegno meglio e di più); possibilità di formazione permanente. Propongo un termine che sa di Siberia: Permaform. Accanto, una seria modernizzazione dei programmi (dunque ne deve esistere una poco seria: qui il pensiero dello Schiavone si fa oscuro, rasenta la problematicità) (ma senza inseguire mode provinciali) (ah, ecco), sulla base di chiari indirizzi nazionali, con possibilità di intervento (e di sperimentazione) da parte di ciascun istituto sulle modalità dell'insegnamento, ma non sui contenuti generali, e con un pacchetto (il pacco, il pacco)comune di materie di base, prioritarie in tutti gli indirizzi della scuola dell'obbligo: l'italiano, la matematica, le lingue moderne, la storia. Se non erro, qui siamo alla copiatura della scuola statunitense, come era da attendersi: là inglese, matematica, storia americana, qua italiano (lingua della provincia), inglese, matematica e storia (multiversale, per far piacere a S.).

Diversamente da quanto si dice, credo che la biennalizzazione dei cicli proposta nel disegno Moratti, che collega il quinto anno delle elementari al primo delle medie, sia abbastanza vicina alla proposta BerlinguerDe Mauro che fondeva i due segmenti, e vada sostanzialmente accolta. Ed egualmente mi sembra da condividere l'idea di anticipare di qualche mese la possibilità di prima iscrizione: i dissensi sono francamente sorprendenti.
Mi appare invece difficile da mandar giù una scelta fra indirizzo liceale e formazione professionale subito dopo le medie. Pur accettando l'ipotesi dei percorsi distinti, mi chiedo se non sia possibile prevedere ancora uno o due anni comuni, prima della biforcazione. La Y pitagorica è l'unica biforcazione di cui il saggio ritiene opportuno parlare (ci sarebbero anche quelle delle linee evolutive, ma lasciamole perdere). E definirei comunque meglio le possibilità di passaggio da un percorso all'altro.
Anche la competenza delle Regioni andrebbe chiarita in modo più definito (secondo le giuste osservazioni di Galli della Loggia). Mentre mi sembra eccessiva la logica aziendalistica con cui si regola l'autonomia degli istituti. Sarebbero preferibili soluzioni più caute e flessibili. Non nego che in qualche caso quel modello possa dare buoni risultati. Lui non nega, ma… Io nego, ma… Ma l'Italia è un paese complesso. E anche col plesso (scolastico), mentre l'insegnante è a dir poco perplesso. Fare scuola a Milano, non è lo stesso che farla a Secondigliano. Il mio limitato intelletto non mi consente di sondare le abissali profondità (pur nella trasparentissima chiarezza) delle conclusioni. Ho fatto due volte il commissario di maturità in due disastrosi licei privati di Milano, e non sono mai stato a Secondigliano.