CRONICA  LI

Renato Lo Schiavo

Sillografo di complemento


LA  VERITA'  DEL  DIVERSO


Dovete sapere che qui dove mi trovo io, presso il Pensionato Eterno "L'Altro Mondo (Come Si Riposa Bene Qui)", per combattere la noia si è dato vita a due Circoli, il Virtuoso e quello Vizioso. Si fanno pressappoco le stesse cose, ma i soci di ciascuno sono convinti di fare roba incomparabilmente migliore rispetto alle scemenze dei concorrenti. I guai cominciano invariabilmente durante la ricreazione, quando i due gruppi vengono a contatto nel cortile comune.
L'altro giorno quel burlone di Bupalo, lo scultore, infastidito di uno dei rari momenti di quiete, s'è avvinghiato al filosofo Senofane di Colofone ed ha cominciato a sbraitare: "Lasciatemi! Voglio dare un pugno nell'occhio a chi so io!". Il poeta Ipponatte, vuoi sentendosi chiamato in causa, vuoi per difesa del copyright, dopo aver frugato nella valigetta ha estratto un libriccino e brandendolo ha cominciato a picchiare ripetutamente sulla testa del malcapitato scultore. "Ma io scherzavo!" "ed io no" e giù altri colpi.


Finita la disputa e rimasto a terra il libriccino, m'è sorta curiosità di leggerlo e l'ho raccattato. Le 160 pagine in brossura portano

 il titolo "Critica della Filosofia Italiana Contemporanea", sono edite da Marietti 1820 e scritte da Fabio Vander.
"Ma costui l'anno scorso non ha scritto un altro libro vertente più o meno su quest'argomento, "Contraddizione e Divenire"?" mi chiede uno sconosciuto vicino. "Esatto: libro alquanto pugnace, ma molto valido". "Insomma: - mi fa, scuotendo la testa - Ipponatte l'ha già usato per ampliare gli orizzonti della capoccia di Bupalo, ma il confronto è rimasto interrotto per squinternamento dell'arma dialettica. Nel '24 avevo suggerito di adoperare il manganello, le cui ragioni corroborative sono decisamente più solide". "Per la verità, quanto a solidità argomentativa neanche questo libro scherza:" afferma Bupalo, poggiando delicatamente una borsa del ghiaccio sul fiero bernoccolo troneggiante sull'osso frontale "la pagina 9, datami di taglio, mi ha convinto che l'unico oggetto del filosofare è l'incontrovertibile. Infatti io le ho incontrovertibilmente buscate di santa ragione".


"Caro il mio Bupalo - fa il Gentile e non più sconosciuto vicino - non posso che essere fiero dell'affermazione dell'autore che oggi la migliore filosofia del mondo si faccia in Italia e che criticarla significhi criticare i punti più alti del pensiero contemporaneo. Altro che 'perdite di tempo' quali filosofie analitiche, epistemologia, postmodernità e pensieri deboli!". "Sì, queste erano le pagine 9-14, direi molto incisive: ci son voluti quattro punti di sutura. Mi son fatto male, ma m'è finita bene".
Interviene un tizio col pizzetto e l'accento agrigentino: "Non le pare un'affermazione alquanto contraddittoria? Ho casualmente letto, a cavallo tra le pagine 102 e 103, che 'La contraddizione, contraddicendo la contraddizione, la riconferma in tutta la sua potenzialità'. Se mi prestate un lapis, vorrei annotarmi questa frase: ho in mente una commedia che pare fatta apposta".
"Vede, caro amico, - risponde cortesemente Bupalo - il fatto è che l'autore è convintissimo che la contraddizione sia il fondamento dell'essere: solo in quanto l'essere è duro e non duro, ad esempio, l'ente può essere incontraddittorio. Il libro di Vander e la mia testa credo ne abbiano offerto incontrovertibile dimostrazione". "Ma non è una cosa seria!" ridacchia l'agrigentino. "Ed invece sì - risponde piccato Bupalo - ho la testa dura, ma non tanto da essere rimasto insensibile alle argomentazioni del libro: è perché durezza e non durezza sono compresenti nel mio capo ab origine, come verità iniziale, che poi ho potuto sperimentare l'incontraddittorietà della finitezza di quel quarto d'ora di scoppole. Se la verità della dialettica fosse finale, avrei subito un trapianto, non una sutura".


Il piccolo gruppo di astanti va infoltendosi. Un piccoletto di nome Kraus passa oltre, lamentando che si formino capannelli, mentre un francese dalla lunga barba bianca si illumina in volto mentre profferisce queste parole: "Ho sentito dire ad un Sindaco che la verità del finito è miserabile: ci si potrebbe scrivere un bel romanzo sopra".
"Permette?" interviene un tipo dalla tipica aria da filosofo greco "Io mi occupo di infinito, ho pure inventato una parola per definirlo". Sarà stato il tono sussiegoso, ma Senofane ha cominciato a sbellicarsi dalle risate: "Bella questa! De-finire un in-finito! L'idea mi piace: in fondo ho sempre pensato che l'universo sia un tutto che concilia, nella sua vivente unità, le contraddizioni di cui solo vivono gli uomini".


Evocato da tali parole, spunta Giovanni Semerano: "Allora Vander fa bene a darmi ragione quando metto d'accordo gli atomisti con Platone ed Aristotele tramite Anassimandro, togliendo all'apeiron tutte le differenze assolute: la grande filosofia occidentale ha un cuore dialettico". "Buona interpretazione del mio pensiero - chiosa il presocratico ionico - ma mi tolga una curiosità: lei faceva il bibliotecario o il notaio?"

 
"Quale lepida argutezza! - ringrazia Semerano - In verità non ho capito bene perché l'autore, bontà sua, abbia voluto attribuirmi un ruolo che non mi sarei aspettato". "Glielo dico io: - sibila alquanto truce il Gentile vicino - l'autore di quel libro ha criticato pesantemente alcuni mostri sacri della filosofia italiana e vuole coprirsi le spalle. Al Sindaco Barbuto ha detto papale papale che non condivide nulla della sua dimostrazione (p. 113); del taccuinomane Emo ha detto che è un filosofo fallito, tale e quale quel tedescaccio filonazista di Heidegger (p. 150); di Emanuele Severino rileva "un modo invero ben strano di ragionare" (p. 18)... E se Gennaro Sasso è un po' meno severamente maltrattato, ciò forse si deve al fatto che questi è stato maestro dell'autore, che non avrà voluto procedere ad un parricidio parmenideo coram populo".


"Ma davvero ha detto questo?" "Questo e peggio di questo: si figuri che del Sindaco ha detto che ha "una percezione distorta, rovesciata, del problema della politica" ("Era la pagina 119 - interloquisce Bupalo - tra tutte l'ho notata") e proprio a ciò si deve la rivalutazione del ruolo della profezia, la quale ultima è la madre di tutti i totalitarismi: tutto il contrario della dialettica, che Vander definisce splendidamente con l'espressione 'la verità del diverso'. Che ne pensa?".


"Però! - sussurra il vicino, sempre più Gentile ed interessato - E di me, dice niente?"


"Di lei l'autore ha già parlato parecchio in altri libri; qui le ha riconosciuto il merito di avere dato una lezione di politica al Sindaco". "Ma davvero?" "Guardi, sta scritto qui, a pagina 114".


Mentre il Gentile annuisce sempre più compiaciuto, l'agrigentino afferra carta e penna e comincia a scrivere ad alta voce: "Vediamo un po' se ho capito. Secondo l'autore di questo libro, Aristotele ha  stabilito, come guardiano primario della filosofia, il 'principio di contraddizione': nell'essere convivono, potenzialmente, tutte le predicazioni ed i loro opposti; quando però dall'essere si passa al singolo oggetto, all'ente, cioè, la percezione è incontrovertibilmente una, perché interviene il 'principio di non contraddizione'. Severino, Sasso, Cacciari e quanti altri non condividono quest'interpretazione, prendono una cantonata colossale, che viene raddoppiata con l'incomprensione di ciò che lo Stagirita definisce 'elenchos', una sorta di confutazione della confutazione che ha quindi il compito di affermare qualcosa di positivo. Come dire che il non essere è una modalità dialettica dell'essere".


"Esatto". "Ed io che credevo cervellotiche le mie opere!"


Visto che ormai la borsa di ghiaccio aveva finito di adempiere al proprio dovere, Bupalo se la sfila delicatamente dal capo e conclude la discussione con molta pacatezza: "Credo che l'insistenza con cui Ipponatte ha provveduto alla parcellizzazione del testo, me ne abbia reso buon conoscitore. Perdonate allora se concludo dicendo che si tratta di un bel libro, la cui tesi mi ha assolutamente convinto. La polemica contro i grandi nomi della filosofia italiana contemporanea ha un senso preciso e non è gratuita; se poi certi passi possono sembrare forzature del testo contestato, ricordiamoci che nessuna polemica potrebbe fare a meno degli strattoni. Se posso permettermi un consiglio, lo legga".


I soci del Circolo Virtuoso si riconoscono subito per la loro caramellosa ipergentilezza, che fa inevitabilmente scattare nei rivali del Circolo Vizioso la molla del sarcasmo: "Mi levi una curiosità: per una perfetta intellezione del volumetto è necessaria l'opera di supporto di Ipponatte?"


"Non obbligatoriamente: certe teste ipocapellute sono più lestamente permeabili di quelle fortemente peripilifere, né d'altronde l'autore pratica la tetratricotomia in serie".


Alla fine Bupalo ed Ipponatte fecero pace e si abbracciarono, consentendo così finalmente al poeta di Efeso di rubare il mantello del suo rivale.

 

8 novembre 2007 A.D.


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