RIVELAZIONE ARTEMIDEA

 

Nell’ultima ora della notte tu senti l’avvento della dea. Lo sente l’animale vivo che ti è compagno, il cane, l’Argo, l’erede di infinite generazioni, la guida dell’uomo sui sentieri divini. Lo sente l’animale che tra poco sarà morto, la preda, quella che non può sapere il suo vivere l’ultima ora in una terra dell’Occidente postmoderno, donde la dea sarà tra poco inesorabilmente bandita.

Ben poco resta, in verità, del culto puro di Artemide. Da un lato l’ha investito la massificazione, e la volgarità del denaro l’ha svilito. Dall’altro, il sentimento animalista ed ecologista dei nostri tempi, rivestimento irrazionale di una razionalità contraddittoria, l’ha diffamato e condannato.

I cacciatori rimasti sono per lo più gente incolta e profana. Non sanno quello che fanno. Praticano riti che danno loro piacere, in quanto danno loro piacere, ma questo li allontana dalla conoscenza. A qualsiasi classe sociale appartengano, per loro ciò che conta è la quantità: dei giorni di caccia, degli animali uccisi. Sono sportivi, secondo la loro opinione, massacratori secondo il sentimentalismo diffuso e l’opinione dei politicamente corretti. Con lo stesso animus essi possono andare ad ammazzare beccacce in Crimea o a gridare in uno stadio. Non sono sacerdoti di Artemide.

Il movimento che subitamente si arresta: irruzione dell’eterno nel tempo. E’ per questo che la forma suprema di caccia è quella col cane da ferma. Il suo oggetto è un uccello che sta sul terreno. Il cane lo cerca correndo nei prati e nei boschi, e quando ne avverte l’odore si avvicina ad esso e lo punta. Dopo qualche istante di immobilità assoluta (il cane che correva ecco è simile a statua di marmo) l’uccello spicca il volo. Allora tu punti il fucile, ne segui il volo, calcoli velocità e traiettoria, e spari. Se lo colpisci, l’uccello volante si ferma nell’aria, le piume spargendosi, nuvola intorno. In questi due istanti l’eterno per due volte irrompe. Questo è il duplice momento di Artemide, la sua epifania. Questa è la rivelazione del Desiderio al suo stato assolutamente puro.

 

DICTUM CONTRA

 

Il sacer-dote rende sacro l’atto concreto facendolo accadere secondo una forma rituale, che ripete cioè un modello che il mito tramanda. Il sacro è sempre legato alla violenza, ma il sacro di Artemide non lo è. Quella del lupo sulla preda non è violenza, e neppure quella del leone maschio che uccide i figli piccoli di un altro leone maschio. La violenza è quella dell’uomo sull’uomo. Perciò la caccia e la guerra hanno la stessa origine, ma non si amano. I loro sentieri sono lontani, e sempre più lontani. Mentre due orde di tifosi del calcio che si confrontano sono già guerra. Atena ed Ares sono molto più vicini tra loro di quanto entrambi non siano rispetto ad Artemide.

L’atto artemideo che avviene nel bosco non prevede una vittima consenziente al proprio sacrificio.

Trovare ciò che è nascosto. Ciò che si nasconde. Ciò che, essendo nascosto, può tuttavia volare. Ciò che nel volo ti può sfuggire. L’inafferrabile con le sole mani. Ciò che il fuoco può fermare, per un immensurabile istante, il fuoco che esce dal ferro che impugni. Mira! Il volo fermato e l’essente alato nelle tue mani. Il dileguante calore dell’uccello stato-vivo trapassa in te.

Qual è la tua città, Eraclito? In quale città il tuo santuario, Artemide?