Moneta di sangue

Il capitalismo come sistema sacro e sacrificale

Britton Johnston

britton@cybermesa.com

 

Traduzione dall'inglese di Fabio Brotto

 

brottof@libero.it  

 

www.bibliosofia.net

 

INTRODUZIONE: LA RELIGIONE DELL'ECONOMIA?

L'opera di René Girard ha rivelato come alla base della religione e della cultura umane stia la violenza. Ora noi sappiamo che l'intento della religione è quello di controllare la violenza utilizzandola in rituali ben circoscritti ed intensi che scaricano il potenziale di violenza che v'è nella comunità. Ora possiamo vedere più chiaramente che mai come la rivelazione biblica sia un appello a smettere di usare la violenza per controllare la nostra violenza, a vincere la violenza mediante la fede e l'amore. L'opera di Girard ha arricchito incommensurabilmente la nostra comprensione della Bibbia. Essa si è costituita come un nuovo potente paradigma per la comprensione della nostra psicologia e sociologia. Grazie a Girard, noi comprendiamo la religione, il "sacro", e la violenza umana molto più profondamente di prima. La sua opera fa balenare la promessa che con questa nuova comprensione della violenza l'umanità possa essere condotta verso un'era più giusta e pacifica.

Ma perché vi sia una qualche possibilità che questo accada, la teoria mimetica dovrà cominciare a dar conto delle varietà di violenza umana più pienamente di quanto abbia fatto finora. Mi riferisco specificamente alla violenza economica. Finora la teoria mimetica si è occupata di violenza religiosa e culturale nella Bibbia e nella storia. Ma la Bibbia si interessa anche di economia oltre che di religione: è possibile che la Bibbia veda una correlazione tra le due? E nella storia del mondo moderno molta della violenza di massa che vediamo è motivata o causata dalle condizioni economiche: la teoria mimetica può aiutarci a comprendere queste forme di violenza? Esplorare questa questione è importante per noi, perché se la teoria mimetica non fosse in grado di dar conto della violenza economica con la stessa efficacia con cui spiega la violenza religiosa, ci offrirebbe poca speranza di comprendere le radici della violenza nella nostra esperienza odierna. L'apparente promessa del paradigma girardiano risulterebbe essere soltanto quella - solo apparente.

Comincio con un semplice sillogismo: a) la violenza umana è insieme controllata e perpetuata dai sistemi religiosi sacrificali; b) le forme di violenza moderne, che sono altamente organizzate, tendono ad essere guidate dall'economia; pertanto c) i sistemi economici hanno le loro radici nella religione sacrificale. Se i sistemi economici non fossero radicati nella religione sacrificale, allora Girard avrebbe fallito nel tentativo di dar pienamente conto della violenza umana. Lascio l'argomentazione della premessa maggiore all'abbondante letteratura di Girard e dei girardiani, ma illustrerò brevemente la premessa minore.

La violenza dei sistemi economici moderni

Parlando di "sistemi economici moderni" intendo riferirmi al capitalismo moderno, che cominciò a prender piede nel mondo occidentale all'epoca delle crociate: la sua prima grande fase di crescita fu nel dodicesimo secolo. A quel tempo i papi invocarono sacrifici per le crociate contro l'Islam, e gigantesche somme di denaro affluirono in Italia, e così nei forzieri dei mercanti di Venezia, Firenze, Genova e Milano. Questi prestarono il denaro per le armate che dovevano essere dotate dell'equipaggiamento necessario prima di salpare da Venezia…[1]

Questo sistema di debito fu l'attore centrale nella conquista delle Americhe dopo il 1492. I re d'Europa erano in preda a una febbre dell'oro perché si trovavano pesantemente indebitati verso i banchieri internazionali. Ciò è spiegato chiaramente e con ricchezza di dettagli nel libro di Fernando Mires In the Name of the Cross. Genocide against the Indians during the Spanish Conquest: Theological and Political Discussions. Abbiamo sempre dato per scontato che i protagonisti siano stati i regni di Spagna e del Portogallo. Ma Mires mostra come essi furono soltanto "soci più giovani", e persino strumenti delle famiglie proprietarie di capitali, soprattutto dell'Italia del nord e della Germania del nord che con il loro aiuto si concentrarono sull'arricchimento (accumulazione del capitale) mediante l'espansione universale. Le ricchezze rapinate dall'America latina finirono quasi tutte nelle loro casse… [2]

I genocidi delle Americhe furono indotti dal debito e resi possibili dal potere delle armi da fuoco. Popolazioni che non avevano parte alcuna nel sistema furono conquistate e sfruttate per sostenere il sistema del debito; popolazioni che facevano resistenza furono distrutte. Le insaziabili richieste del debito non tolleravano la non-cooperazione:

  • …le missioni gesuite del Paraguay, in poco più di un secolo e mezzo (1603-1768)…, giustificarono pienamente gli intenti dei loro fondatori. I Gesuiti usavano la musica per attrarre gli indiani Guaraní che avevano cercato riparo nella foresta, e che erano rimasti là piuttosto che partecipare al "processo di civilizzazione" degli encomenderos e dei proprietari terrieri. In questo modo circa 150.000 Guaraní poterono tornare alla loro organizzazione comunitaria primitiva e far rivivere le proprie arti e attività tradizionali. Il sistema del latifondo nelle missioni era sconosciuto; la terra era coltivata in parte per soddisfare i bisogni dei singoli e in parte per sviluppare progetti di interesse comune e per acquisire gli strumenti di lavoro che servivano, i quali erano proprietà comune. La vita degli indiani era organizzata in modo intelligente: musicisti e artigiani, coltivatori, tessitori, attori, pittori e costruttori si riunivano in botteghe e scuole. La moneta era sconosciuta; ai mercanti era sbarrato l'accesso ed essi dovevano trattare qualsiasi affare da alberghi situati ad una distanza appropriata.

Alla fine la Corona si piegò sotto le pressioni degli encomenderos criollos e i Gesuiti furono espulsi dall'America latina. Proprietari terrieri e mercanti di schiavi andarono alla caccia degli indiani. Si videro cadaveri pendere dagli alberi nelle missioni; intere comunità furono vendute nei mercati degli schiavi del Brasile. Molti indiani si rifugiarono nuovamente nella foresta. Le biblioteche dei Gesuiti furono usate per fornire combustibile ai forni o per fare cartucce per i fucili.

  • Dagli anni novanta dell'Ottocento agli anni venti del Novecento re Leopoldo del Belgio si arricchì con la produzione di gomma del Congo. Le genti del Congo, i lavoratori di questa industria, furono sacrificate brutalmente per arricchire il re. Una punizione comune era quella del taglio delle mani dei lavoratori improduttivi. In questa congiuntura dieci milioni di uomini furono ammazzati, costretti a lavorare fino alla morte, fatti morire per denutrizione o mutilati.[3]
  • Nel 2000, l'epidemia di AIDS in certe regioni dell'Africa minaccia di spazzar via oltre il 10% della popolazione. Farmaci che consentono la sopravvivenza dei malati di AIDS vengono fabbricati a basso costo in Africa per salvare questi milioni di vite. Le case farmaceutiche statunitensi, che chiedono per questi farmaci il rispetto dei loro brevetti (molti dei quali sono stati sviluppati con denaro pubblico e ceduti alle multinazionali a fini di distribuzione e profitto) premono sull'amministrazione Clinton perché arresti la produzione e la vendita a basso costo di questi medicinali, che le case farmaceutiche sono state in grado di vendere ad un prezzo decuplo del costo di produzione. Migliaia - forse milioni - di persone muoiono perché queste compagnie possano mantenere i loro margini di profitto.

Si è sempre ritenuto che la violenza di queste attività economiche costituisca uno spiacevole effetto collaterale, che ad un certo punto sarà superato dalla maturazione del sistema economico. La tesi centrale espressa in questa relazione è che la violenza di questo sistema non sia un suo elemento accidentale ma stia invece al suo fondamento. Credo si possa dimostrare che le strutture economiche sono radicate nel sacro primitivo (la violenza del quale anch'essa si pensava che fosse accidentale e non fondamentale - prima dell'opera di Girard). A questo fine, nel presente saggio, introduco tre figure centrali sulle quali si può organizzare l'analisi. Le immagini sono quelle delle merci, della moneta circolante, e del cumulo (del debito).

MERCI

Che cosa è esattamente una merce? Karl Marx si è scervellato sul significato delle merci nel Capitale. Ha ragione nel definire il nostro atteggiamento verso le merci una forma di "feticismo", ma piuttosto che definire chiaramente il fenomeno, egli rileva il carattere magico del nostro modo di pensare le merci, e quindi passa ad altro. Una merce è…una cosa misteriosa, semplicemente perché in essa il carattere sociale del lavoro degli uomini appare loro come un carattere oggettivo impresso nel prodotto del loro lavoro, poiché la relazione dei produttori alla somma totale del proprio stesso lavoro è presentata loro come una relazione sociale, che non esiste tra di loro, ma tra i prodotti del loro lavoro… Al fine, pertanto, di trovare un'analogia, dobbiamo far ricorso alle regioni nebbiose del mondo religioso. In quel mondo le produzioni della mente umana appaiono come esseri indipendenti dotati di vita, i quali entrano in relazione sia tra di loro che con la razza umana. Così avviene dei prodotti umani nel mondo delle merci. Questo io lo chiamo il feticismo che aderisce ai prodotti del lavoro nello stesso momento in cui sono prodotti come merci, e che pertanto è inseparabile dalla produzione delle merci. [4]

Il valore di una merce è per definizione mimetico. Per esempio, se si cerca dell'aspirina in un emporio [drugstore: in America l'aspirina non si vende solo in farmacia - e tra l'altro, come del resto le automobili, costa meno che in Italia - F.B.], si troverà che il prezzo del farmaco col nome commerciale aspirina registrato è più alto di quello del corrispondente farmaco generico, e tuttavia si troverà che di solito quello col marchio si vende meglio, nonostante il prezzo più alto. Questo è largamente dovuto al potere della pubblicità, che conferisce al nome aspirina un maggior valore. Questo maggior valore è meramente il prodotto della mimesi, e non è dovuto ad alcuna qualità speciale dell'aspirina, che comunque si chiami è sempre acido acetilsalicidico.

Il valore di mercato delle merci ha solo parzialmente a che fare coi costi di produzione e distribuzione. Vi deve essere un valore di mercato che eccede questi costi, almeno di poco, il quale fornirà l'incentivo alla loro compensazione. Ma cosa crea questo valore di mercato o mimetico? Presumibilmente, ogni merce deve avere una qualche sorta di valore d'uso. L'aspirina, per esempio, aiuta a curare il mal di testa.

L'aspirina aiuta a curare il mal di testa, certamente. E tuttavia gli usi che creano questi valori sono di solito a loro volta mimetici. Molti mal di testa sono lievi, e potrebbero essere tollerati senza assunzione di farmaci, e tuttavia molti di noi al primo segno di mal di testa prendono un'aspirina per imitazione di una cultura che propone il modello dell'assunzione di aspirina per i mal di testa. D'altro canto, il cibo è davvero essenziale ed ha un valore d'uso non-mimetico. Tuttavia molto del valore di mercato dei generi alimentari si basa sul fatto che noi siamo disposti a pagare di più per il cibo che gli altri desiderano, spesso a prescindere dal suo valore nutrizionale. La merce ha un valore d'uso che è economicamente significativo, ma serve primariamente come punto di partenza o substrato per le dinamiche economiche del valore mimetico ovvero di mercato.

Senza dubbio il valore delle merci deriva dal desiderio mimetico. Preferiamo l'aspirina Bayer perché altra gente la preferisce. Vogliamo farina di un tipo piuttosto che di un altro per ragioni mimetiche e non per ragioni nutrizionali. Ma dove ha avuto inizio la cosa? Presumibilmente, qualcuno ha voluto per primo farina bianca, e poi tutti gli altri lo hanno imitato. Ma quella prima persona chi stava imitando? Dove ha imparato a volere la farina bianca?

A questo punto, la teoria mimetica può riuscire dove Marx fallisce. Quel che Marx riuscì quasi a vedere, ma non fu in grado di comprendere, è che la fonte del nostro desiderio di merci è il sacro. Per ricercare l'origine sacra del valore delle merci, ci rivolgiamo a tre fenomeni primitivi: il feticismo, il potlatch, e l'origine dell'agricoltura.

IL FETICCIO. Un feticcio è un oggetto sacro. Spesso si crede che esso contenga lo spirito di un essere umano, di solito un morto. I bambolotti katsina che si danno ai bambini Hopi nel Sud Ovest degli Stati Uniti si dice che contengano gli spiriti degli antenati defunti. Ai bambini vien detto di comportarsi bene perché lo spirito dell'antenato è lì che li tiene d'occhio [5]. E' un segno di morte sacrificale. Qui abbiamo l'essenza della merce: un manufatto che contiene uno spirito sacro.

IL POTLATCH. Il Saggio sul dono di Marcel Mauss esamina attentamente il potlatch degli indiani della costa nordoccidentale d'America. Egli fa due osservazioni centrali: anzitutto che quando un bene è elargito in un potlatch, esso non deve essere considerato un libero dono. Piuttosto, esso costituisce un'obbligazione per colui che lo riceve, perché il donatore ora è giustificato per il suo eventuale risentimento nei confronti del beneficiario se questo non lo ricambia con un altro dono di valore eguale o maggiore. Il darsi dei doni (merci) è in realtà uno scambio obbligato, con la funzione religiosa di controllare la violenza. La seconda osservazione di Mauss è che si pensa che il dono porti con sé lo spirito del donatore. [6] In altre parole, il dono è un feticcio.

Il potlatch è una cerimonia peculiare ove il religioso e l'economico si fondono. Per noi moderni costituisce un rompicapo perché noi intendiamo la religione e l'economia come radicalmente separate e la nostra comprensione vien meno quando esse diventano indistinguibili come nel potlatch. (Il nostro smarrimento naturalmente nasce dalla nostra mitologia, con la quale nascondiamo ai nostri stessi occhi la violenza sacra del nostro sistema economico). Nel potlatch sono stabilite delle obbligazioni (come in un'impresa bancaria), e si fanno sacrifici (come in un tempio). I Tlingit e altre tribù del Nord-Ovest investivano immense energie nella produzione di merci - scatole di legno intagliate, coperte ricamate, cesti, scudi di rame, ecc. - ma nessuna di queste merci era destinata ad una funzione strettamente pratica; esse erano oggetto di scambio (fino alla costa nord della California), erano donate, o erano distrutte. Quello che questi oggetti devono aver rappresentato era il lavoro umano usato per crearli. Le molte ore di lavoro impiegate per produrre la merce diventa lo "spirito" che inabita la merce come un feticcio. Spesso i beni del potlatch non sono dati via, ma semplicemente distrutti. Questa è una forma di sacrificio, ove ciò che "contiene" spiriti umani (nella forma del lavoro umano o come "spirito" del donatore) è "ucciso". A questo proposito si dovrebbe notare che, prima dell'influenza occidentale che ne cambiò la tradizione, accadeva comunemente che l'uccisione di uno o più schiavi fosse parte integrante della festa, insieme con la distruzione di merci. La distruzione della merce diviene un sostituto del sacrificio umano.

AGRICOLTURA. Nessun esame delle merci può essere completo se non si prende in considerazione la più grande di tutte le fonti di merci - l'agricoltura. L'agricoltura si è sviluppata indipendentemente in quattro o cinque punti del pianeta. Vicino Oriente, Cina, Est degli Stati Uniti, Messico Centrale, regione media delle Ande e regione del Sahara del Sud videro sorgere l'agricoltura in modo indipendente. [7] Ciò che queste regioni avevano in comune era dato da specie di piante domesticabili, di solito graminacee (grano, mais, riso); disponibilità di acqua; buon terreno; abbondanza di selvaggina e di piante commestibili, ed una popolazione relativamente densa, isolata e ben nutrita. [8] Molto si conosce sulle realtà materiali sottostanti al sorgere dell'agricoltura, ma gli archeologi ammettono di non aver elaborato alcuna teoria adeguata circa il perché l'agricoltura sorse. Ragioni puramente materiali non sono in grado di spiegare l'evidenza. Occorrono molti anni perché le prime pratiche di agricoltura possano raggiungere un livello di perizia tale che le calorie consumate dal lavoro produttivo possano ritornare nella forma di calorie derivanti dal cibo prodotto. [9] Molti antropologi sostengono che la qualità e varietà del cibo mangiato dai cacciatori-raccoglitori sono superiori a quelli della dieta delle culture agricole primitive. Per produrre il cibo di cui hanno bisogno per sopravvivere, i cacciatori-raccoglitori mediamente impiegano molte meno ore di lavoro a settimana rispetto alle popolazioni agricole. [10] Se essi dunque avevano cibo in abbondanza (e sembra che lo avessero), perché avrebbero dovuto dedicare fatica a produrne di più? Ma se invece ne avevano scarsità, perché avrebbero sacrificato quella poca energia residua di cui disponevano per creare un sistema di produzione di cibo che non avrebbe reso benefici materiali prima di centinaia di anni? Noi sappiamo come è emersa l'agricoltura, ma non possiamo immaginarne il perché. Tutte le spiegazioni materialistiche non reggono. Gli archeologi sono sconcertati. [11] In un altro rompicapo che ha tormentato gli antropologi, l'associazione tra morte e fertilità si trova ovunque in tutte le società agricole primitive. [12] Il culto della fertilità più significativo del Vicino Oriente antico era il culto di Baal, il dio della tempesta e della fertilità della terra portata dalla pioggia. Baal era anche il dio a cui gli antichi Israeliti furono tentati di sacrificare i loro figli (II Cronache 28, 1-4; Geremia 19,1-6). I Greci veneravano la dea della fertilità Cibele, le cui adoratrici femminili facevano a brani le loro vittime maschili per rinnovare la fertilità della terra. I Celti ogni cinque anni sacrificavano criminali condannati, nella credenza che quante più vittime fossero sacrificate, tanto maggiormente sarebbe stata rinnovata la fertilità della terra. Gli Aztechi praticavano rituali della fertilità implicanti il sacrificio umano, che comprendevano il sollevamento del cuore della vittima verso il cielo che aiutava il nuovo mais a crescere sempre più alto. Gli Aztechi avevano anche un rituale della fertilità in cui sacrificavano una bella ragazza alla dea della fertilità Chicomecohuatl. Dopo che il sangue della ragazza aveva bagnato un altare coperto di mais, verdure e semi, il suo corpo veniva scuoiato e la sua pelle era indossata come una veste da un sacerdote danzante.[13] Il problema che l'antropologia incontra a spiegare la nascita dell'agricoltura sorge perché gli uomini moderni partono dal presupposto che per la sua nascita vi deve essere una spiegazione strettamente materiale. Io propongo una spiegazione religiosa, secondo la quale l'agricoltura deve essere nata più o meno così: Una popolazione isolata si sforza di mantenere la pace al suo interno tramite la religione sacrificale; ma trattandosi di un gruppo piccolo ed isolato i suoi membri trovano che la loro disponibilità di vittime sacrificali è insufficiente per i loro bisogni. Essi devono trovare un modo per estendere l'efficacia del loro altare o periranno. Essi creano allora dei rituali per arricchire il sacrificio, particolarmente riti di sepoltura in cui col cadavere seppelliscono doni: feticci, ricchezze, cibo. Il cibo viene posto alla sommità del tumulo come offerta allo spirito della vittima. Sul terreno smosso della tomba vengono sparsi i semi che solitamente si raccolgono per cibarsene. L'autunno seguente, i membri della comunità scoprono che i semi hanno originato una messe di cibo proprio sopra il luogo in cui la vittima è stata sepolta. Quegli uomini sono certi che questo sia un dono da parte del dio, e sanno che mangiando questo grano sacro essi parteciperanno di nuovo al sacrificio. [14] Al tempo del sacrificio seguente, essi spargono più grano, forse smuovendo più ampiamente il terreno intorno alla sepoltura per dare allo spirito una maggiore possibilità di espandersi. Alla fine essi si trovano a rivoltare interi campi e a piantare come se ciò fosse parte del rituale sacrificale. Quando raccolgono il grano sacro sperimentano il favore del dio e sentono che avranno la pace. Nel condividere il grano, rinnovano l'esperienza della morte della vittima e della pace e vita che il sacrificio garantisce. Dopo diverse generazioni in cui ha corso questa pratica religiosa, si scopre che per suo mezzo può essere generato un grande surplus di cibo. Il surplus rende possibile l'elaborazione della cultura. Sorge la civiltà.

Quando gli archeologi moderni vedono i santuari dedicati agli dèi della fertilità, essi presuppongono che il sacrificio sia una superstizione volta ad incrementare il raccolto. E' vero l'opposto: il raccolto è nato per incrementare il sacrificio.

Ripeto: le merci hanno valore d'uso e hanno valore mimetico; ma in molte culture hanno anche un valore sacro/sacrificale. E' la presenza del valore sacrificale che ha sconcertato Marx, e che oggi determina la violenza del nostro attaccamento ai beni di consumo.

Bisogna notare che le merci non sono necessariamente sacrificali. Quando la gente contribuisce col proprio lavoro a produrre merci che sono in favore della vita, essa pratica una forma di autodonazione amorevole. I prodotti del lavoro umano sono puramente in favore della vita se rispettano tre criterî: primo, essi non debbono essere ritualmente distrutti (nella religione o nella guerra); secondo, non debbono essere posti in commercio per ragioni di debito; infine, terzo, non debbono essere prodotti in condizioni che distruggono la vita umana. Nella Bibbia, il Sabato - e l'anno sabbatico in cui si rimettono i debiti - sono mezzi per evitare che l'ordinaria attività di sostentamento della vita diventi un sistema sacrificale centrato sulla morte.

MONETA CORRENTE

La moneta, il denaro, è un tipo speciale di merce. La moneta è una merce che non ha alcun valore d'uso, nel senso che non può essere consumata. Essa ha un valore sacro, e ovviamente ha un valore mimetico, ma non ha alcun valore in quanto bene di consumo. Il valore d'uso di una merce precede il suo valore mimetico. - il valore mimetico si fonda sul valore d'uso della merce, sul suo valore in quanto bene di consumo. Ma d'altro canto il valore mimetico della moneta precede il suo valore d'uso. Il suo grande valore mimetico la rende utile per il commercio. Non ha assolutamente alcun valore come bene di consumo; ma ha un grandissimo valore come dono, come "medium di scambio". Il valore d'uso della moneta non sta nel suo consumo, ma nella sua circolazione. E' per questo che si chiama "circolante". Una merce è desiderata perché è utile; la moneta è utile perché è desiderata.

Si può pensare un'unità monetaria come un'unità di desiderio mimetico. Il valore di mercato di un oggetto è, ad esempio, il numero di dollari che uno è disponibile a sborsare per averlo. Il prezzo di una merce è la misura di quanto essa è desiderata. Naturalmente anche il valore stesso del denaro può oscillare, riflettendo il limite entro il quale il suo valore è sostenuto dal desiderio mimetico. Io accetto dollari in pagamento per i servizi da me resi solo nella misura in cui ho fiducia che un altro a sua volta accetterà i miei dollari a compenso dei servizi resimi. Ma se l'altro non dà valore ai dollari, allora è meno probabile che io stesso gradisca i dollari. L'impegno della banca centrale è di gestire questo desiderio mimetico in modo tale che il valore del dollaro rimanga stabile. Ma se il dollaro si sta deprezzando, come si può rigenerare il desiderio mimetico per ripristinarne il valore? Nello stesso modo in cui si rigenera comunemente il desiderio mimetico - mediante il sacrificio.

Il valore mimetico del denaro deriva dal sacrificio. Le più antiche forme di circolante sono vittime sacrificali effettive - bestiame o schiavi. In seguito, (nelle regioni mediterranee orientali)pelli di bue sostituiscono i buoi stessi, e dopo questo troviamo rappresentazioni metalliche di pelli (alcune delle quali piuttosto grandi, pesanti diverse libbre). Questi oggetti si evolvono in monete a forma di X che ricordano le quattro zampe di una pelle di bue.[15] La monetazione greca e romana è direttamente associata ai templi. La moneta greca primitiva era in forma di barre d'oro o d'argento depositate nel tempio. [16] Quando iniziarono a circolare come moneta, esse per la loro associazione al tempio rappresentavano il culto sacrificale. La dea romana della fertilità chiamata Moneta, una delle manifestazioni di Giunone, era responsabile della produzione di grano e di denaro. Nel suo tempio si coniavano le monete romane; era lei che generava sia le monete che i frutti della terra. Le parole inglesi money (soldi, denaro), mint (zecca), mind (mente) derivano dal nome della dea Moneta. [17]

Il denaro sembra abbia conosciuto il suo uso iniziale in veste di riscatto. Viene usato come sostituto della vendetta di sangue; chi ha arrecato un'offesa evita la rappresaglia pagando una somma di denaro alla famiglia dell'offeso. In realtà il denaro rappresenta il sangue che dovrebbe essere versato per pareggiare il conto. Il denaro riduce la violenza entro la comunità operando l'interruzione del ciclo della vendetta. [18] Come "intermediario" tra offensore e vendicatore, il denaro funziona come una forma di differenziazione tra di loro, procrastinando la violenza mimetica. Questa è forse la ragione per cui, come è detto sopra, money è associato a mind.

La moneta primitiva è spesso associata al culto sacrificale della fecondità o all'agricoltura. La forma primitiva di moneta più diffusa nella Cina aveva la forma di un coltello cerimoniale (sacrificale?), con un anello nel manico per poter essere legato ad una corda. Gradualmente, le monete a forma di coltello si sono evolute in monete rotonde con un foro nel mezzo. Altre monete cinesi avevano forme che ricordavano attrezzi agricoli - badili o zappe. [19]

Avviene comunemente che il denaro primitivo sia associato all'oceano. Alcune delle più antiche monete mediterranee nel loro disegno rappresentavano pesci o delfini. [20] Tra le culture antiche e primitive era frequente l'uso di conchiglie come circolante. La conchiglia-moneta più ampiamente diffusa fu il cauri (Cypreae monetas). Agli Europei la parte superiore arrotondata di questo tipo di conchiglie ricordava i maiali, così furono conosciute come porceae. La "porcellana" deriva il proprio nome dalla sua somiglianza a queste conchiglie.

Perché le conchiglie sono state delle forme importanti di moneta circolante? Perché esse rappresentano il sacrificio. Per esempio, gli indiani della costa nord-occidentale dell'America del Nord avevano una forma di moneta che era ampiamente diffusa nella loro regione del mondo: essi usavano le conchiglie di Dentalium, un mollusco il cui guscio, lungo circa tre pollici, assomiglia ad un grande dente canino. Questi molluschi dovevano essere raccolti con trappole calate in mare, innescate con carne. Spesso questa esca doveva essere la carne di uno schiavo appena ucciso! [21] E' possibile, sebbene non ve ne siano prove dirette, che il cauri avesse un simile ruolo sacrificale.

Ma anche se all'uso monetario del cauri non fosse direttamente collegato alcun sacrificio, potrebbe darsi che le conchiglie fossero attraenti come moneta perché sono tratte dal mare, che è un simbolo universale della crisi mimetica (Genesi 1,1-10; Marco 4, 35-41). Simbolicamente, esse sono direttamente in correlazione col sacrificio: come il sacrificio è una dose simbolica di violenza che serve a tenere sotto controllo la violenza, una conchiglia è un pezzo simbolico di mare che serve a mantenere entro i limiti la crisi mimetica simboleggiata dal mare.

La moneta è nata come un mezzo per estendere o moltiplicare i benefici sacri del sistema sacrificale. Essa rappresenta il sangue, e scorre e circola come sangue, dando vita alla cultura. E tuttavia non viene "prodotta" senza il sacrificio. Qualsiasi tentativo di produrre moneta senza sacrificio a "sostenerla" finirà per causare inflazione. Il "regime aureo" è un eufemismo per il vero parametro di valore della moneta - il valore del sangue. Come circolante il cauri cadde vittima dell'inflazione a tal punto da non poter più essere usato. Secondo me, la ragione della sua perdita di valore sta nella dimenticanza delle sue origini sacrificali.

IL CUMULO DEL DEBITO

Nel diciassettesimo secolo gli Olandesi furono tra i banchieri di maggior successo in tutto il mondo. Uno degli strumenti della loro prosperità era la banconota. I banchieri tenevano nei loro caveau un mucchio d'argento, e rilasciavano delle note cartacee che rappresentavano porzioni di quell'argento; la nota poteva essere cambiata in banca nella quantità d'argento che in essa era rappresentata. Una volta emesse, queste note erano commerciate come circolante: esse generarono una potente dinamica economica. Ma i banchieri avevano un segreto: il totale delle note emesse eccedeva di gran lunga l'ammontare dell'argento da loro effettivamente posseduto. Ma ciò non aveva importanza; fin tanto che la gente credeva che le note rappresentassero una reale quantità d'argento, i banchieri erano in grado di generare un'immensa ricchezza per sé. [22]

Il meccanismo che usavano era essenzialmente lo stesso che produsse l'agricoltura: moltiplicare l'effetto del sacrificio tramite la produzione di segni che lo rappresentano. Un sacrificio produce un desiderio sacro, che poi viene manipolato e moltiplicato mediante la mimesi, usando simboli del sacrificio per concentrare la mimesi.

Ogni cultura (al di fuori del Regno di Dio) ha il suo Centro sacro, il suo tempio, il suo altare maggiore. Questo centro spirituale è il punto di riunione di tutta la cultura, ed ogni mente si fissa su di esso. Anche l'economia capitalistica in quanto sistema sacro ha questo centro sacro, ma esso non è localizzato geograficamente. Io lo chiamo "il cumulo". Prendo il termine da Elias Canetti, che lo usa nel suo libro Massa e potere come metafora per la massa. Io qui lo uso in modo simile, ma direi che, più che rappresentare la massa in sé, il "Cumulo" rappresenta il centro sacro della massa, la Presenza che esercita il suo incanto su di essa.

I cumuli sono antichi mezzi per riunire gente intorno al centro sacro. Dai mucchi di crani intorno ai santuarî druidici dell'Europa antica ai cumuli di pietre ammucchiate sopra la vittima di una lapidazione, agli elaborati cumuli di pietra che formano le piramidi direttamente sopra i corpi dei faraoni, ai complessi templi costruiti con pietre in tutto il mondo antico, al cumulo di argento nel tesoro della Banca di Amsterdam, cumuli che contrassegnano il luogo del sacrificio sono un carattere universale della civiltà sacrale. Nell'Occidente moderno, ove la rivelazione biblica ha reso particolarmente difficile il sacrificio, il cumulo al centro della cultura è in qualche modo occulto; esso è un Cumulo di Capitale [ la parola capitale rimanda al latino caput (testa) e Capitolium (Campidoglio), che hanno la stessa radice e sono legate al tempio di Giove a Roma, suggerendo anch'esse l'origine sacrificale del capitalismo].

E' difficile dire dove sia esattamente collocato questo cumulo. Noi conosciamo la sua esistenza anzitutto dai simboli (il circolante) che lo rappresentano. E' vero che ci sono caveau che contengono metalli preziosi, ma questi sono solo una piccola parte del Cumulo totale. Vi è qualche indicazione di dove sia situato il cumulo se si guarda all'architettura monumentale più impressionante della nostra cultura, i grattacieli urbani; ma essi non contengono il cumulo. Nella società capitalistica, il Cumulo è una rete di debito, estesa e strettamente intrecciata. Essa è una struttura imponente e complessa di risentimento e di desiderio.

Non è una pura coincidenza il fatto che la Bibbia, che tanto si impegna nella lotta contro gli dèi delle religioni sacrificali, si misuri anche col tema del debito. Il debito è un meccanismo sacrificale. Quando firmiamo un contratto ipotecario diciamo che stiamo "cedendo la nostra vita" per ragioni assai reali ed antiche. Ricevere un prestito significa conferire al prestatore il diritto di fare di qualcuno la vittima di una vendetta. Significa esser d'accordo di non reagire e non permettere alla propria famiglia di reagire qualora il prestatore ci riduca in servitù nel caso di un non pagamento. Il debitore porta su di sé una maledizione. Egli "vende la sua anima". Il cumulo di capitale nel nucleo della cultura è un cumulo di debito, un cumulo di maledizioni, un cumulo di rappresentazioni di vittime potenziali.

Nella cultura ciascuno è paralizzato da questo cumulo di capitale. Quelli che non vi partecipano tendono ad essere privati dei mezzi di sussistenza; quelli che resistono spesso sono assassinati. [23] Molti di noi ripongono le loro speranze per il futuro nell'idea di una partecipazione al cumulo, e cresciamo i nostri figli e li educhiamo in modo che sia assicurata la loro posizione rispetto al cumulo. E' il mondo reale; avervi parte significa vivere.

Questo cumulo non si può dire che abbia una sostanza. E' un cumulo di debito, di contratti e obbligazioni a comprare e vendere merci. Questi debiti sono promesse di fornire al sistema forza vitale umana. La forza vitale è nella forma di merci che i lavoratori producono immettendo la forza vitale dentro di esse. Il cumulo è una sorta di buco nero, una Grande Negazione, che deve essere soddisfatta mediante l'assorbimento di vita umana. Il capitale è fatto della stessa materia dei feticci; è l'astratta entità sacra che attira a sé forza vitale umana, rappresentata nella forma di numeri e merci.[24]

Vi sono molte regole e tabù che riguardano il cumulo di capitale, ad es. su come condurre un'impresa commerciale, sui limiti dell'inganno, ecc., ma la regola suprema è questa: tutti i partecipanti debbono mettere nel cumulo più di quanto ne tolgono.

Nel processo di scambio può essere tratto dal cumulo un quantum di valore sacro, ma il risultato finale dello scambio dev'essere un netto guadagno in termini di accrescimento del cumulo. Così si può fare un investimento in una linea di produzione nell'isola di Haiti, ma alla fine la linea di produzione deve rendere al cumulo più di quanto ne ha tolto. Un lavoratore può ricevere un salario per il lavoro realizzato, ma il valore in quanto merce del prodotto del lavoro deve eccedere il salario pagato.

I RICCHI. Un individuo è in grado di apportare al cumulo solo un quantitativo limitato di forza vitale. Pertanto, se uno estrae dal cumulo un notevole ammontare di questa sacra sostanza, egli deve essere un agente che preleva una porzione di quanto moltissime altre persone hanno apportato col loro lavoro.

I POVERI. Quanto più lontano dal Centro uno si trova, tanto maggiore è la sua perdita netta di forza vitale. I poveri sono coloro che partecipano al sistema ricevendone meno forza vitale di quanta ne apportano. Essi sono una categoria di vittime sacrificali del sistema capitalistico sacro, perché sono i più portati a fare esperienza del proprio lavoro come forma di auto-sacrificio piuttosto che come forma di auto-donazione.

I NON PARTECIPI. Anche i non partecipi sono vittime sacrificali del sistema. Poiché non vi partecipano, essi non sono in grado di rivalersi nell'unico modo concesso dal sistema - mediante pretese sul debito. E' per questo che essi attraggono fortemente l'interesse di coloro che partecipano al sistema, i quali sono costantemente alla ricerca di modi per contribuire maggiormente al sistema al fine di ricavarne di più. Popolazioni colonizzate, gruppi dissidenti che tentano di resistere al sistema, e l'ambiente, in quanto non partecipi, vengono forzati ad entrare nel sistema, o annientati.

LA RELIGIONE SACRIFICALE DEL CAPITALISMO

Si paragoni il moderno capitalismo globale all'impero azteco. L'impero azteco si raccoglieva intorno al sacrificio di vittime effettuato su un altare a piramide. Le vittime erano spartite mediante il rituale pubblico del sacrificio, la distribuzione dei cadaveri delle vittime stesse come cibo per la plebe, e la rappresentazione artistica. Le vittime venivano tratte copiosamente dai regni confinanti, sia che fossero guerrieri catturati o persone qualsiasi prese a quel fine. Chiunque si opponesse alle operazioni militari di cattura di vittime sacrificali veniva ucciso, di fatto alimentando di sacrifici addizionali il sistema. Una classe di sacerdoti traeva profitto dalla direzione di un'impresa così prestigiosa.

Nel capitalismo globale, l'altare è rappresentato dalla fabbrica (mezzi di produzione), in cui materiali e lavoro umano vengono trasformati attraverso una sorta di alchimia[25] in merci, che sono rappresentazioni della forza vitale umana sotto forma di lavoro. Le vittime sacrificali sono tratte dalle classi lavoratrici o dai paesi colonizzati, ove la scelta è di conferire il loro lavoro al sistema o di soffrire la fame. Le nazioni che resistono al sistema sono messe in riga mediante la forza militare. In luogo di una piramide, al centro della cultura vi sono alti edifici in cui il cumulo della ricchezza è depositato e governato. Il cumulo non è sotto forma di merci, ma di debito - contratti per produrre e vendere merci. In questi alti edifici risiede un alto clero che si appropria di una smisurata parte della sostanza sacra, in ragione della sua prossimità ad essa; come la classe sacerdotale degli Aztechi, esso si avvantaggia del prestigio derivante dall'impresa sacrificale. Il "cadavere" è rappresentato e distribuito in forma di denaro e merci, da cui l'intera popolazione è strettamente dipendente. La cultura si raccoglie in soggezione intorno al grande cumulo di ricchezza formato dal sistema, ma l'unico mezzo per guadagnarsi una parte del cumulo è quello di contribuirvi con un ammontare maggiore di quello che se ne toglie. Così il cumulo continua a crescere alchemicamente, diffondendo una sempre maggior soggezione di sé, e la gente diventa sempre più dipendente da esso.

Il parallelo tra capitalismo globale e un impero sacrificale pagano è molto preciso, con l'eccezione che nel capitalismo globale manca lo spettacolo del sacrificio cruento. Mediante un pesante ricorso alla rappresentazione, si fa in modo che il sacrificio abbia luogo fuori scena, lontano dallo sguardo, ma i benefici che ne derivano sono resi utilizzabili mediante le merci e il circolante che lo rappresenta. Merci e circolante prendono il posto che negli antichi sistemi pagani aveva il mito - nascondendo e rivelando simultaneamente l'assassinio su cui è fondata la cultura. Il vantaggio addizionale del capitalismo globale sulla religione arcaica è che, perfino se è rivelato, l'assassinio non è manifesto; il profeta raramente può indicare una vittima particolare di un evento sacrificale specifico per smascherare la violenza del sistema. La violenza è estesa nel tempo e tra una popolazione grande e distante, così che per rivelare la violenza si possono usare soltanto statistiche astratte sulla mortalità infantile, la nutrizione e la durata media della vita. E un sistema risoluto a camminare al buio può facilmente ignorare questi dati astratti. Quel che consente al capitalismo di resistere all'effetto corrosivo della rivelazione biblica è dato dalle sue funzioni mitiche di sviamento e diluizione.

Il capitalismo globale è stato il sistema religioso più assassino di tutta la storia umana. E tuttavia noi lo accettiamo sconsideratamente come se si trattasse di una forza della natura. La chiesa gli ha resistito soltanto debolmente, [26] ed ora il capitalismo globale ha soppiantato la chiesa come prima forza religiosa della nostra cultura. Il capitalismo globale è una religione globale, e tuttavia non lo riconosciamo come tale. Mentre le "grandi religioni" discutono su quale di esse abbia il titolo più valido alla verità religiosa, tutte quante si sono inchinate davanti a questa Bestia.

POSTSCRIPTUM: L'EUCARESTIA

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto perché fosse tentato dal demonio. Egli digiunò per quaranta giorni e quaranta notti, e poi ebbe fame. Venne il tentatore e gli disse: "Se tu sei il Figlio di Dio, comanda che queste pietre diventino pane." Ma egli rispose: "Sta scritto: non si vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". [Matteo 4, 1-4]

Facendo la parodia dell'Esodo, il demonio tenta Gesù di trasformare le pietre in pane. Se si interpretano le pietre come rappresentazioni dei corpi delle vittime sacrificali, allora dovrebbe essere chiaro ai mimetologi che si tratta di una tentazione alla quale il mondo intero, tranne Gesù e i profeti, ha ceduto. E' la tentazione economica.

Gesù resiste al demonio, affermando che l'unico modo in cui si deve fare il pane è secondo la parola di Dio. In seguito, egli ci mostra come si fa. All'Ultima Cena ci mostra come il suo corpo crocifisso diventa pane; ad Emmaus, ci mostra come il pane ci solleva al suo corpo risorto; e nutrendo i cinquemila ci mostra come fare il pane non dalle pietre, ma dal pane - guidando la gente ad imitare la sua generosità. [27]

L'Eucarestia non riguarda strettamente la religione. E' anche economica. La tavola originaria del Signore era una tavola di ricchezza condivisa, donata liberamente a coloro che venivano per condividere. [28] L'Eucarestia prefigura un sistema di produzione economica basato sulla generosità invece che sul debito. Questo potenzialmente è un sistema produttivo straordinario, che più di ogni sistema basato sul debito sarebbe sensibile all'ambiente e ai non partecipi. "Ognuno fu nutrito e saziato". [Marco 6,42]. E' una visione economica del regno di Dio.

La trasformazione del mondo comincia con la liturgia. Come una liturgia ha posto fine alla religione sacrificale, così anche (possiamo sperarlo) gli aspetti micidiali della nostra cultura saranno gradualmente rimpiazzati, mediante il potere dell'Eucarestia, con un banchetto celeste esteso a tutto il mondo.

[Relazione tenuta al convegno girardiano di Antwerp - maggio 2001]

 

NOTE

1. Duchrow, Ulrich. 1992. Europe in the World System 1492-1992: Is Justice Possible? Geneva. WCC Publications. P. 5.

2. Ibid. Pp. 4-5.

3. Hoschild, Adam. 1998. King Leopold's Ghost: A Story of Greed, Terror, and Heroism in Colonial Africa. Mariner Books. New York.

4. Marx, Karl. From "The Fetishism of Commodities and the Secret Thereof" in Das Kapital. Ch. I, Section 4.

5. Heard Museum, Phoenix, Arizona. Native Peoples of the Southwest: The Permanent Collection of the Heard Museum.

6. Mauss, Marcel. 1990. The Gift. Tr. W.D. Halls. Norton. New York. Pp. 44-46.

7. Smith, Bruce D. 1994. The Emergence of Agriculture. Scientific American Library. New York. P.13.

8. Smith, Bruce D. 1994. The Emergence of Agriculture. Scientific American Library. New York. Pp.211-214.

9. Hayden, Brian. 1995. "A New Overview of Domestication." In Last Hunters-First Farmers. School of American Research. P. 276.

10. Hayden,, op. cit. Pp. 276, 282. "... dei cacciatori-raccoglitori come gli Hadza… invidiano i loro vicini dediti all'agricoltura per i loro saporiti cibi, ma non considerano che questi valgano tanto da meritare la fatica che la loro produzione richiede ...."

11. Goldberg, Jake. 1999. Food: The Struggle to Sustain Human Community. Grolier. New York. Pp. 39-40. Also see Bar-Yosef, Ofer & Richard H. Meadow. 1995. "The Origins of Agriculture in the Near East" in Last Hunters-First Farmers, P. 67. "Ora siamo in grado di affrontare il tema di quando e dove nacque l'attività di coltivazione intenzionale e sistematica. Quelle che continuano a sfuggirci sono le ragioni sottostanti a questa transizione critica. Nessun modello semplice pare adeguato alla domanda sul perché."

12. Goldberg. 1999. P. 40.

13. Crawford. 1994. Pp. 49-53.

14. "…nel diciannovesimo secolo ogni clan dell'isola indiana di Buru concludeva il raccolto del riso con una festa. Tutti i membri del clan dovevano contribuire con una piccola quantità del proprio riso a questo pasto condiviso, ed una porzione di riso veniva offerta agli spiriti. Chiamato mangiare l'anima del riso, questo pasto alimentava il clan con la vitalità della natura". - Crawford, Tad. 1994. The Secret Life of Money: Teaching Tales of Spending, Receiving, Saving, and Owing. Putnam. New York. P.26. (rilievo mio).

15. Quiggin, A. Hingston. 1949. A Survey of Primitive Money, The Beginning of Currency. Barnes & Noble. New York. P.189.

16. Angell, Norman. 1929. The Story of Money. Frederick A. Stokes. New York. Pp. 93-94

17. Crawford, Tad. 1994. The Secret Life of Money: Teaching Tales of Spending, Receiving, Saving, and Owing. G.P. Putnam's Sons. New York. Pp. 15-16, 47-54.

18. Quiggen, op. cit. Pp. 8-9. "Il prezzo della fidanzata e il prezzo del sangue hanno molto in comune - il pagamento rappresenta un risarcimento."

19. Angell. P. 80.

20. Angell. Op. cit. P.77.

21. Angell P. 75.

22. Buchan, James. 1997. Frozen Desire: The Meaning of Money. Farrar, Straus, Giraux. P. 80.

23. La letteratura è troppo vasta perché sia possibile citarla. Esempi storici di questo fenomeno sono l'assassinio di Allende e dei suoi seguaci dopo la nazionalizzazione dell'industria di proprietà nordamericana; l'assassinio di Jacobo Arbenz in Guatemala dopo che aveva fatto la stessa cosa; gli assassinii di nicaraguensi da parte di contras sostenuti dagli U.S.A. dopo la rivoluzione in Nicaragua. Altri esempi sono facili da trovare: il Vietnam; i movimenti dei lavoratori in Indonesia negli anni Sessanta; gli omicidii di leader operai in Honduras negli anni Ottanta, ecc.. Sarebbe monotono se non fosse così mostruoso.

24. Mauss mostra bene come il feticismo delle merci tenda a far crescere il cumulo. "Ogni pezzo di rame importante nelle famiglie dei capiclan ha il proprio nome, la sua individualità, il suo valore, nel senso pieno del termine - magico, economico, permanente e perpetuo… In aggiunta, essi hanno un potere di attrazione che è avvertito da altri oggetti di rame, così come la ricchezza attrae la ricchezza, o le dignità portano di conseguenza onori… Tra i Kwakiutl uno di essi è chiamato quello che attira gli oggetti di rame, e la storia narra come gli oggetti di rame gli si raggruppano intorno"(P.45)

25. Duchrow, Ulrich. 1992. Europe in the World System 1492-1992: Is Justice Possible? WCC Publications. Geneva. Pp. 17-23. "Binswanger interpreta questo come alchimia - la mutazione di elementi in oro - proseguita con altri mezzi, proprio come Mefistofele propone nel Faust di Goethe." Forse non è affatto una coincidenza che lo strumento cercato dagli alchimisti medievali, tramite il quale essi avrebbero realizzato l'equivalente della mutazione delle pietre in pane, era chiamato pietra filosofale. Se la filosofia, come suggerisce l'interpretazione di Eraclito fornita da Girard, è radicata nel sacrificio; e se una pietra è un archetipo della presenza del morto, allora si può vedere l'alchimia medievale come un'antesignana del capitalismo.

26. Seppur debolmente, la Chiesa è stata il primo centro di resistenza al capitalismo globale, opponendosi all'usura, stabilendo leggi sociali e protestando contro le ingiustizie, come ad esempio fecero Bartolomeo de las Casas nell'America Latina e i Gesuiti nel Paraguay.

27. Bailie, Gil. 1995. Violence Unveiled. Crossroads, New York, pagine 212-215. "…Ormai il lettore avrà capito quel che io penso sia stato il miracolo. Gesù aprì i loro cuori, ed essi a loro volta aprirono le loro borse, ed avvenne il più grande di tutti i miracoli. Seguendo uno schema che ancor oggi è radicato nella messa cattolica, Gesù predicò un Dio di amore e di perdono e poi invitò coloro che avevano udito il suo messaggio a sedersi insieme e a vivere per un momento nel "regno" che egli predicava. Cambiare il cuore umano e liberare coloro che sono intrappolati nella superstizione religiosa è un miracolo assai più grande che tirar fuori pagnotte e pesce secco da un canestro. Il nutrimento della moltitudine fu un miracolo reale. Il miracolo consisté in un nuovo genere di comunità, una comunità generata dalla preghiera e dall'inclusione, una "nuova generazione". Per quanto transitoria, essa rimane un modello per una comunità nuova, una a cui tutta la comunità umana un giorno si dovrà conformare. Il legame sociale che dette alla comunità ispirata da Gesù la sua coerenza aveva un manifesto carattere distintivo: la rottura del pregiudizio religioso".

28. Crossan, John Dominic. 1998. The Birth of Christianity: Discovering What Happened in the Years Immediately After the Execution of Jesus. Harper. San Francisco. Pp. 423-480. Crossan presenta un meraviglioso quadro della primitiva eucarestia come pratica di un'economia alternativa, basata sul perdono e l'aperta condivisione. Vedi anche Meeks, M. Douglas. 1989. God the Economist: The Doctrine of God and Political Economy. Augsburg Fortress. Minneapolis. Meeks analizza l'idolatria dell'economia moderna in quanto basata su un assunto di scarsità in contrasto con la promessa divina dell'abbondanza. Vedi anche l'importante articolo di Walter Brueggemann, "The Liturgy of Abundance, the Myth of Scarcity" in Christian Century, March 24-31, 1999, o all'URL http://www.religion-online.org/cgi-bin/relsearchd.dll?action=showitem&id=540

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