CRONICA XV

Fabio Brotto

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SACRIFICIO. " La sottomissione dell'individuo alla società - al popolo - all'umanità - all'idea - è una continuazione del sacrificio umano... la crocifissione degli innocenti che pagano per i colpevoli... L'individuo, che è la vera, autentica monade della società, è sempre stato sacrificato a qualche concetto generale, a qualche nome collettivo, all'una o all'altra bandiera. Quanto allo scopo del... sacrificio... la domanda non è mai stata nemmeno posta ". È un passo da Dall'altra riva di Herzen, citato da Isaiah Berlin a pag. 171 de Il riccio e la volpe (un testo col quale la classe politica "liberale" che ci governa deve avere scarsa o nulla familiarità, temo).

Nell'Italia di oggi tutti si sentono sacrificati: gli insegnanti non meno dei postelegrafonici, dei bancari, dei medici ospedalieri, dei conducenti di autobus, dei controllori di volo, ecc. Chiunque sia in una posizione subordinata soffre e smania, vorrebbe essere libero, viaggiare, sognare, comandare, conficcare canettianamente la propria spina in altri. Ogni gruppo subordinato si avverte sacrificato, ogni singolo all'interno del gruppo patisce una crocifissione. Il flusso dei desideri, che è vitale per le società occidentali avanzate, e che viene indirizzato dai media, quel potente flusso dei desideri la cui funzione fondamentale è quella di canalizzare e differire la violenza, trova continuamente dei punti di ingorgo, di ostacolo, in cui si generano vortici pericolosi. Poiché il medium del desiderio è il denaro, la scarsa disponibilità di questo, a fronte dei desideri incalzanti, produce frustrazione e rabbia. L'astuzia intrinseca del sistema è legata alla sfera del desiderio, ed è la speranza: l'appagamento è possibile, purché vi sia fortuna. Di qui l'impegno dei media nel diffondere l'immagine della fortuna (dei vincitori della lotteria, ecc.), e del successo non legato alla virtù ma all'immagine e alla sorte. Può capitare a tutti, nessuno è escluso, coraggio, spendi in biglietti di questa e quella lotteria una parte della tua pensione sociale, partecipa a sistemoni e sistemini, e vedrai che prima o poi la fortuna sarà al tuo fianco, e con due milioni di euro sarai felice e contento per i quattro anni che ti restano da vivere.

Il problema fondamentale forse oggi per noi è in ciò che il sacrificio è comunque necessario di fatto, ci devono essere i sacrificati, gli esclusi dalla torta, quelli che sgobbano e tengono in piedi la baracca, ma nello stesso tempo l'ideologia imperante vuole che il sacrificio sia ingrato, sia male, sia da evitare a tutti i costi. E siccome ufficialmente il sistema è democratico ed egualitario, mentre non lo è nella sostanza, viviamo in una situazione di ipocrisia. La questione verte sul senso del sacrificio, per riprendere Herzen. E su questo punto nella scuola è il caos: da un lato si pretenderebbero rigore, studio, acquisizione di sapere reale (quindi sacrificio), dall'altro risultati facili, piacere, appagamento immediato, felicità. Vengo a sapere che due mie allieve che stanno preparandosi alla maturità hanno preso parte alle eliminatorie per un concorso di bellezza sponsorizzato da una TV veneta (miss pollastra o che so io). Non mi stupisco né mi scandalizzo, perché la va così: il successo arride molto più facilmente ad agglutinanti glutei e sinuosi seni che ai cervelli, ed il messaggio che la cultura dominante somministra ai giovani è questo: meglio velina che dottoressa, meglio calciatore che ingegnere. Eppure i miei allievi/e tutto sommato son gente studiosa. Quanto durerà?

VITTIMISMO. "Mi imbatto in persone, uomini e donne, che sembrano prenderci gusto a farsi maltrattare dagli altri. Per loro è un lusso emotivo soffermarsi sulle proprie sofferenze e crogiolarsi nell'autocommiserazione. Per Àquel tipo di persone conversare significa raccontare quanto debbano patire per mano di superiori o inferiori, di parenti prossimi o lontani". Sono parole di Nirad Chaudhuri, uno scrittore bengalese, dal libro To Live or Not to Live, che V.S. Naipaul cita a pag. 206 di Una civiltà ferita: l'India (Adelphi, ne scriverò in Due libri). Molti colleghi potrebbero vedersi riflessi in queste righe. Purtroppo il vittimismo, una piaga del mondo, è in Italia un aspetto fondamentale del carattere nazionale. Tutti ne sono in qualche misura affetti, quindi ne sono affetto anch'io. Il vittimismo è assai diffuso tra gli insegnanti, categoria tanto inerte quanto piagnona. Come per ogni tendenza negativa, il riconoscerla in sé è parte della guarigione. Riconoscere in sé una tendenza al lamento e all'autocommiserazione è cosa buona, giusta e sana. Ne segue il combattimento contro questa corruzione dello spirito. E però alla domanda "sei tu forse un vittimista?" difficilmente si troverà uno che risponda "sì", poi che ciascuno si sente come una reale vittima ingiustamente sacrificata. Anche i Dirigenti. Degli studenti è meglio non parlare.

STUPORE. Quanta cialtroneria vi sia in giro è fonte di inesauribile stupore. Anche il mondo della scuola ne è pieno, che già trabocca il sacco. Ne dirò qui qualcosa. Ultimi giorni di scuola, fine di maggio. Sto interrogando alcuni allievi di terza su Pirandello e Svevo quando bussano (per l'ennesima volta, ogni mattina è un turbinare di circolari, libretti delle giustificazioni che arrivano dalla segreteria, avvisi portati da messaggeri-atamen, bandi di concorso, rappresentanti degli studenti in consiglio d'istituto che chiamano fuori i rappresentanti di classe, ecc. ecc.): è un ataman che sbatte sulla cattedra un fascio di giornali e rapido com'è venuto si dilegua. Non sono giornali, anche se per l'aspetto possono sembrarlo, si tratta di una pubblicazione del gruppo maber (boh?!): la Guida (Esame di Stato, Orientamento post-Diploma, Lavoro) che si autoproclama distribuita gratuitamente in tutte le scuole d'Italia. Ciò può avvenire, ritengo, solo con l'autorizzazione del Ministro dell'Istruzione, Letizia Brichetto, di cui compare infatti un intervento che occupa l'intera pagina terza. Sorgono spontanee alcune domande: perché questa distribuzione nazionale di fascicoli di venti pagine di carta di qualità miseranda, con contenuti ancor più miserandi? Non hanno al Ministero il senso dell'immagine? Quante copie sono state distribuite? Quanto è costata l'intera operazione, e a chi? Perché raccontare agli studenti cose che sanno già benissimo, visto il proliferare di orientamenti di ogni tipo e misura durante l'anno scolastico, spesso anche nefastamente interferenti nelle lezioni del mattino? E tuttavia questa infausta domanda non è ancora l'ultima, per echeggiare il Vasja Zotov di Aleksandr Solženicyn, il quale credeva nell'onniscienza del Potere Sovietico, e "considerava un delitto anche il solo affacciarsi di questi trepidi pensieri", mentre io non credo all'onniscienza di alcun potere, e meno che mai alla scienza dei nostri Ministeri. (Alla stazione, pag 231 del libro einaudiano che contiene anche due altri racconti del grande - e in Italia trascurato - scrittore russo).

Esaminiamo il fascicolo nella parte che mi interessa, quella Maturandia felix di cui parla la copertina. Nella sesta pagina spiegano agli studenti come è fatto l'esame di maturità nella parte scritta, che gli studenti ormai conoscono perfettamente: c'è la prima prova, la seconda, ecc. Il titolo della pagina è significativo di ciò che nelle alte sfere intendono come rapporto con gli studenti, ovvero un qualcosa che potremmo definire atteggiamento di complicità furbesca e ammiccante (sappiamo come stanno le cose con quei grulli dei tuoi insegnanti, eh? Adesso di diamo qualche consigliuccio per farla franca in barba a loro): Tre scritti per… farti assolvere. Lo diciamo per ischerzo, per carità, lo sanno tutti che parlando coi giovani bisogna scherzare… Ma intanto il messaggio passa, ed è questo: gli insegnanti ti vorrebbero incastrare, ma tu puoi essere più furbo di loro. Ed è tutto sull'esser furbi che è impostato il discorso, e non c'è da meravigliarsene, se i mabers son riusciti nella loro operazione distributiva, furbi a modo loro lo saranno stati anch'essi. O no?

La pagina successiva reca il titolo Sopravvivere all'esame. Che quindi deve essere proprio tremendo. Ma la propaganda ministeriale dell'anno scorso non ve la ricordate? Il tuo esame, con i tuoi docenti! Non devi temere più quella commissione in cui c'erano gli estranei, magari psicopatici vogliosi di bocciature, adesso i tuoi insegnanti, con cui hai passato tante meravigliose giornate di vita scolastica, loro, che ti amano, loro ti faranno sentire a tuo agio, l'esame sarà tutto tranquillità, serenità e pace dello spirito. Così dicevano i sostenitori della commissione tutta interna, non certo concepita per risparmiar denari, ma per far dell'esame una cosa insieme più seria e più serena, coniugando insieme rigore (!!) e serenità, equità e longanimità. E invece era tutto sbagliato, l'esame continua a porre la questione della sopravvivenza. Quindi i mabers intervengono coi loro consigli (che non hanno nulla a che fare con le "classiche frasi da prof noioso") del tipo "il vero trucco è saper improvvisare, e mantenere la calma nella fase preparatoria" (ottimo consiglio, davvero, poiché qualche trucco è necessario, suvvia, con la veridicità e la trasparenza, con l'onestà intellettuale non si va mica lontano).

Nel riquadro alla stessa pagina, v'è un'intervista ad una certa Camilla (in questi casi non usa fornire il cognome, ufficialmente per giovanilismo, in realtà per mascherare la non realtà dei personaggi), la quale avrebbe ottenuto la maturità linguistica a Roma l'anno scorso (in quale scuola non è detto, per ragioni di opportunità evidenti). Col misero punteggio di 71/100. Ora uno sprovveduto come me si chiede: perché riportare come fonte di consigli un'intervista ad una studentessa che dall'esame non è uscita molto bene? Forse perché la pubblicazione è rivolta ai furbi cialtroni, e quindi deve convincerli che anche loro ce la possono fare? Il consiglio fondamentale di "Camilla" riguarda l'orale: mai bloccarsi e "andare nel pallone", ma eventualmente "aggirare la domanda". Ottimo consiglio, davvero.

Alla pagina undicesima troviamo Dieci segreti per superare il colloquio e godersi la maturità. Qui emergono, magicamente, alcune perle di grande bellezza. Contempliamole con animo sereno, per goderle fino in fondo. All'inizio si parla della durata del colloquio (quaranta minuti, secondo i mabers - ma "se siete fortunati a beccare la commissione stanca anche dieci minuti in meno, se vi va male si può anche superare l'ora…"). Imparo qui, finalmente, dopo aver partecipato a una ventina di esami di stato, che una commissione stanca è vantaggiosa per i candidati. Avevo sempre pensato il contrario, devo aver bisogno di aggiornamento. Si enunciano quindi i dieci segreti:

1) Siate originali ("la sorpresa in guerra è fondamentale": come al solito il linguaggio è furbesco, ma il concetto serio traspare: con gli insegnanti il rapporto è di conflitto).

2) Curate la coreografia (e infatti il riquadro che presenta le interviste a due maturate ci offre due foto di indossatrici o veline). "L'aspetto scenico conta sempre, visto (sic) l'impressionabilità dei nostri docenti". Qui emerge un dato interessante di antropologia. Secondo i mabers noi saremmo impressionabili. I docenti in generale, anche quelli cinesi o australiani? No, "i nostri", ovvero gli italiani. Quindi "una presentazione multimediale" ci incanta, e anche se l'alunno è uno scansafatiche, in quanto candidato con effetti speciali lo rivaluteremo, e se poi ci porterà "una pila di libri da cui estrarre con nonchalance citazioni colte", seguendo l'indicazione di "piantarli ben in pila sulla cattedra della commissione" conquisterà "un attimo di notorietà". Fantastici questi mabers, sono quasi travolto.

3) Non limitatevi. Infatti bastano un paio di approfondimenti "leggeri" "ma ben piazzati" per far ricredere la commissione "E già, si vede che questo ragazzo ama lo studio" concludono i babbei, che lo pensavano ignorante, ingannati da un paio di astute citazioni capiscono che in tre anni non avevano capito quanto egli amasse studiare.

4) Misurate le vostre forze. "Una sana faccia di bronzo aiuta nel dar l'impressione di sapere tutto, ma attenzione a non esagerare". Wonderful! In un paese come il nostro, in cui ciò che conta è la sostanza, e l'apparenza non seduce nessuno, occorre promuovere l'efficacia e il valore della capacità di impressionare, al di là della realtà e della verità, la sanità della faccia di bronzo.

5) Studiate la commissione. "Per la serie conosci il tuo nemico" (ancora!). Il candidato deve rendersi conto della "cattiveria delle domande", ecc. Naturalmente la commissione non cerca di fare domande serie, ma cattive. E il candidato deve cercare di sfuggire alla condizione di vittima.

6) Preparatevi le vie di fuga. "Mai rischiare di rimanere allo scoperto sotto il fuoco nemico". Ma è un'ossessione! I mabers hanno una visione conflittuale-complottistica del rapporto tra studenti e docenti. E il Ministero che dice? Tace, ovviamente, tanto è tutto uno scherzo.

7) Prova allo specchio. Perla tra le perle è il consiglio settimo, forse per la nota magia del numero sette. "Sguardo magnetico, sorriso sicuro, movimenti rilassati ed esplicativi (sic), ecco la vostra immagine durante il colloquio". Ma questi devono dimostrare di sapere o farsi assumere come promoter da qualche ditta? Temo che i mabers non sappiano che la scuola non si è ancora del tutto adeguata a certi cliché circolanti.

8) Tutto, ma senza forzature. "Pensate anche ad amministrare il tempo tra le varie materie, evitate cioè di parlare per dieci minuti solo di italiano prima di essere atterrati". Mah, qui devo confessare che le mie facoltà ermeneutiche sono messe a dura prova dalle sovrumane capacità metaforiche dei mabers. "Atterrati" deriva forse dal wrestling?

9) Profondità del percorso. Occorre che il candidato dia "l'impressione (almeno quella)" tanto si sa che i babbei docenti non riescono a superare il livello della mera impressione "di uno studio approfondito e appassionato". Ma questi sanno ciò che scrivono? Sanno che fingere la passione per lo studio è impresa, non dirò impossibile, ma ardua ed improba?

10) Il più altamente etico e aggiornato dei consigli: Complottate con i docenti. "se possibile cercate di discutere con i vostri membri interni (sic!) del vostro colloquio. Accogliete i loro suggerimenti e cercate (ma evitando le mazzette) di strappargli la promessa di un argomento concordato. Gli infiltrati nelle linee del nemico sono spesso decisivi per vincere le battaglie". Di nuovo il nemico, idea fissa dei mabers. Che qui rivelano di ignorare che non esistono più, dall'anno scorso, i membri interni, poiché tutta la commissione è interna. E suggeriscono un comportamento disonesto e illecito, poiché concordare con i docenti anche la parte di colloquio successiva all'esposizione iniziale liberamente gestita dal candidato è una pratica non consentita dalla normativa, ed evidentemente cialtronesca. Da quell'accenno alle mazzette si potrebbe perfino indurre che per i mabers la corruzione sia da evitarsi solo perché rischiosa, non per la sua immoralità.

Le conclusioni generali le traggano i venti lettori di questa pagina.

 

 12 giugno 2003 A.D.

SCUOLA E NON SCUOLA